Non solo ad atessa

La carenza di chip si abbatte sulla Sevel, subito 900 lavoratori in meno. Ma la crisi rischia di esplodere

Da 18 a 15 turni e personale fortemente ridotto a causa della carenza di semiconduttori che sta mettendo in difficoltà l'intero settore dell'automotive. I sindacati chiedono l'intervento di Draghi mentre Stellantis parla di "normale gestione della forza lavoro in un momento di instabilità"

Da 18 a 15 turni settimanali, 900 lavoratori in meno, dei quali 600 verso la cassa integrazione e 300 a cui non verrà rinnovato il contratto. La mancanza di chip di una centralina in arrivo dall’Estremo Oriente (Cina e non solo) mette in crisi la Sevel, fabbrica a poche decine di chilometri dal Molise in cui trovano lavoro tantissimi molisani, soprattutto dall’area costiera e trignina.

Per molti di loro non è un periodo facile dopo che Stellantis, gruppo del quale fa parte la fabbrica di Atessa, ha comunicato una forte riduzione della produzione, l’esatto contrario rispetto a quanto era stato annunciato nell’aprile scorso per uno stabilimento che produce il Fiat Ducato, un veicolo commerciale che viene esportato in tutto il mondo.

La novità principale è che da lunedì 27 settembre i turni di lavoro che oggi sono 18 diventeranno 15. Questo comporterà una drastica riduzione del personale richiesto e che oggi è stimato in circa 5.650 dipendenti. Di questi, 900 saranno accantonati da subito. Secondo i sindacati “la riduzione nell’intenzioni dell’azienda verrà compensata con l’interruzione dell’attività di trasferta di circa 600 cassintegrati provenienti dagli altri stabilimenti del gruppo, con la possibilità che tornino in cassa, e con l’interruzione del rapporto di somministrazione di circa 300 lavoratori, degli attuali 750 presenti in azienda”.

Pietro de Biasi, responsabile delle relazioni industriali di Stellantis, ha fornito altri dettagli. “La gravità congiunturale della crisi dei semiconduttori fa sì che lo stabilimento di Sevel non sia in grado di sopportare l’aumento della produzione deciso lo scorso aprile. Non è un ridimensionamento del percorso storico dello stabilimento ma la necessità di fronteggiare la situazione. La grande maggioranza delle eccedenze è un prestito da altri stabilimenti dove, quindi, faranno ritorno e l’impatto in termini sociali di questa situazione, che spero sia temporanea, è molto limitato”.

Preoccupati e critici i sindacati. “La crisi di approvvigionamento dei microchip rende oramai inaccettabile l’atteggiamento di inerzia del Ministero dello Sviluppo economico, che nonostante le ripetute sollecitazioni non si decide a riconvocare il tavolo di confronto con Stellantis insediato a giugno” dichiarano Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile del settore auto.

“Non senza fatica a giugno – affermano Palombella e Ficco – eravamo riusciti ad aprire un confronto sul futuro piano industriale con il nuovo management di Stellantis, oggettivamente a trazione già francese. Nel mese di luglio abbiamo poi raggiunto un accordo importantissimo per Melfi, con missioni produttive sul lungo periodo, e infine abbiamo ottenuto l’impegno a fare in Italia la nuova Gigafactory, precisamente a Termoli. Ma resta da discutere il futuro di tutti gli altri stabilimenti italiani e l’aggravarsi della crisi di approvvigionamento dei microchip rende tutto più complicato”.

I due sindacalisti fanno sapere di aver “scritto al Ministro Giorgetti per chiedere la ripresa immediata del confronto e per segnalare che la crisi di approvvigionamento dei microchip sta colpendo molto duramente le fabbriche italiane, da ultimo la fabbrica abruzzese Sevel per cui oggi è stato annunciato un passaggio da 18 a 15 turni settimanali. Ciò provoca nell’immediato un problema salariale e in prospettiva può comportare pesanti rischi occupazionali e industriali, giacché la situazione di difficoltà delle forniture dovrebbe durare probabilmente fino a primavera secondo le stesse stime aziendali. L’Italia non può permettersi di arrivare in ritardo rispetto alle alte potenze industriali nel ripristino delle forniture, come purtroppo in troppi casi è avvenuto in passato”

Va detto che la crisi dei semiconduttori tocca il mondo dell’automotive a livello globale e sta interessando diversi grandi gruppi automobilistici. Anche alla Fiat di Termoli, dove per altro la produzione già non è a pieno regime, si inizia a risentire questo inconveniente.

La Uilm ha chiesto inoltre che sia il premier Mario Draghi ad affrontare una questione che rischia di deflagrare, trovando la sponda di altre single sindacali che ritengono opportuno l’intervento del Presidente del Consiglio.

Ancora più dure per le parole della Fiom, secondo cui i numeri forniti adesso si aggiungono ai 150 dipendenti che già erano stati mandati via di recente e che portano il titola a oltre 1.000 lavoratori che Sevel ha messo alla porta.

“Il problema di approvvigionamento di componenti deve essere chiarito perché riguarda tutto il settore dell’automotive, ma sembra ormai chiaro che lo stabilimento che si sta realizzando a Gliwice, in Polonia, stia determinando anche nuove strategie da parte di Stellantis e che l’azienda riorganizzando le produzioni mette a rischio la crescita produttiva e occupazionale dello stabilimento Sevel e dell’indotto”, sono le parole Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil, e Michele De Palma, segretario Fiom-Cgil e responsabile auto.

E dire che solo la settimana scorsa l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è stato presente in fabbrica, ad Atessa, sottolineandone il ruolo strategico per il gruppo, senza però dare garanzie sui lavoratori interinali a rischio. Un segnale difficile da interpretare, considerando che invece non è stato a Termoli ma ha delegato i suoi più stretti collaboratori prima di decidere per la Gigafactory in Molise.

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Così, mentre lo sciopero annunciato in estate dai sindacati è per ora in sospeso, il destino di queste persone appare segnato, in un’ottica di rinnovamento che Stellantis sta portando avanti dal momento della fusione fra Fca e Peugeot-Citroen. “Le fluttuazioni dei mercati nazionali e internazionali generate dalla pandemia e dalla carenza di chip sono fonte di un crescente senso di incertezza e l’azienda sta attuando le migliori soluzioni logistiche per difendere i propri lavoratori e l’intera organizzazione” è quanto reso noto da Stellantis nelle scorse ore. “La conclusione di una parte dei contratti di somministrazione in Sevel rientra nelle normali attività di gestione della forza lavoro di Stellantis in tutti gli stabilimenti europei nell’ambito di questi momenti di instabilità che riguardano tutto il settore automotive mondiale”.

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