La sanità nel monotematico

Larino centro Covid, la mozione delle minoranze passa. Toma battuto in Aula, si definisce la sfiducia

La mozione per il centro Covid al Vietri di Larino passa a maggioranza: 11 favorevoli (Pd, 5 Stelle, Aida Romagnuolo, Filomena Calenda e naturalmente Michele Iorio). In Aula si consuma uno scontro forte, con parole e critiche durissime alla gestione Toma da parte di esponenti della sua maggioranza, pericolosamente in bilico. Nelle prossime ore sarà protocollata la mozione di sfiducia sottoscritta da 5 Stelle e Partito Democratico.

Fuori ci sono i comitati nati a difesa della sanità pubblica. Nell’Aula del Consiglio regionale va in scena lo scontro politico sull’ospedale covid: al Vietri o al Cardarelli? Il commissario per la sanità vorrebbe realizzarlo a Larino, il presidente della Regione – in sintonia con l’Asrem – preferirebbe l’ipotesi legata all’ospedale di Campobasso. Ma una proposta concreta sul Cardarelli centro Covid non c’è: in Aula non viene portato nulla, e questo fa la differenza. Il resto è politica. Il Governatore va sotto: con 11 voti favorevoli, 8 astensioni e 2 assenze, la mozione che impegna la Regione ad attivarsi per mettere il centro Covid al Vietri di Larino passa a maggioranza.

Consiglio regionale ospedale covid

All’interno dell’assemblea legislativa, che lo scorso 6 aprile si era espressa già a favore della realizzazione di una struttura dedicata alla cura dei pazienti affetti dal virus nella città frentana, tornano a scontrarsi visioni diverse. E alla fine, dopo un dibattito piuttosto velenoso e durante il quale esponenti della maggioranza (su tutti Andrea di Lucente) lanciano diversi siluri contro il governatore, passa proprio la mozione proposta dalle opposizioni appoggiata da un pezzo del centrodestra.

Partito democratico e Movimento 5 Stelle firmano un testo unico, sottoscritto anche dai dissidenti Michele Iorio, Filomena Calenda e Aida Romagnuolo. Undici voti favorevoli che prevalgono sulle astensioni espresse dallo stesso Toma, seguito dagli assessori Cavaliere, Cotugno, Niro e Di Baggio, dal sottosegretario Pallante e dai consiglieri Cefaratti e d’Egidio (due rappresentanti del nuovo gruppo di dissidenti).

Al momento del voto non rispondono alla chiamata Andrea di Lucente e Salvatore Micone, quest’ultimo presidente dell’assemblea legislativa.

MOZIONE RETE COVID – VERSIONE D’AULA 15-06-2020 – IL DOCUMENTO APPROVATO

La mozione viene approvata intorno alle 15.30. Prima l’Aula di palazzo D’Aimmo, ‘assediato’ dai comitati, si trasforma in un ring. Durissimo ad esempio l’intervento dell’esponente dei Popolari Di Lucente che, parlando a nome degli altri dissidenti del ‘polo civico’, accusa il capo dell’Esecutivo: “Ci aspettavamo un confronto sulla scelta dell’ospedale covid, se Larino o l’implementazione del Cardarelli. Maggioranza significa tutto questo. Invece lei si è chiuso in una torre d’avorio: non è essere leader, ma significa avere paura della propria squadra. C’è stato un silenzio assordante”.

Poi Di Lucente, che stuzzica Pallante (“due settimane fa aveva proposto lei l’ospedale covid a Larino”), avverte: “Voteremo secondo coscienza, ma ricordi che noi stiamo facendo davvero la maggioranza, non lei o gli assessori. Lotteremo ancora più fortemente per i molisani, oggi per Larino, domani per tutto il Molise”.

Il mancato coinvolgimento della maggioranza viene messo in evidenza pure da Gianluca Cefaratti.

Mentre in maggioranza volano gli stracci, le opposizioni gettano benzina sul fuoco. “Toma dovrebbe dimettersi dopo questa discussione”, sottolinea Micaela Fanelli, capogruppo del Pd in Consiglio regionale. “Presidente – rimarca ancora – non ha portato nessuna argomentazione sull’ospedale covid a Campobasso”.

Vittorino Facciolla invece ricorda al presidente Toma che “lo scorso 6 aprile si era pronunciato (lui e la sua maggioranza) in favore della realizzazione di un centro Covid a Larino mentre oggi lui stesso ha sostenuto che questo non è fattibile per problemi tecnici. A questo punto due sono le cose: o il 6 aprile il presidente ha approvato un atto irricevibile poiché non realizzabile dimostrando quindi di essere un avventuriero della politica, oppure lo scorso 6 aprile il presidente, se sapeva già che il centro covid a Larino era irrealizzabile, ha preso in giro la sua maggioranza e tutti i molisani”.

I 5 Stelle sottolineano la necessità di “individuare il Vietri quale centro covid: è una scelta di buon senso, perché significa dedicare una struttura interamente al virus, quindi recepire le indicazioni ministeriali. Ma vuol dire anche alleggerire il principale ospedale regionale, il Cardarelli di Campobasso, ridando anche fiducia ai tanti molisani che hanno evitato di curarsi nella struttura campobassana per paura del contagio. Il modello misto voluto da Regione Molise e Asrem è risultato infatti fallimentare per bocca di addetti ai lavori e utenti: non si possono costringere i cittadini ad attendere per servizi spesso erogati in un solo ospedale, parliamo di patologie tempo dipendenti, del trauma e oncologiche”.

Michele Iorio è uno dei promotori del centro covid di Larino perchè, sostiene, è “una opportunità per il Molise intero in un’area del nostro territorio che è stata fortemente penalizzata. Oggi abbiamo tutti la possibilità di migliorare le potenzialità di quella parte del territorio. Anzi, parlando di sanità, dovremo muoverci il prima possibile anche su Termoli dove rischiamo di essere assorbiti dalle città abruzzesi San Salvo e Vasto.

Con questo progetto si realizza ciò che doveva essere dall’inizio: il Molise potrebbe avere un centro dove non sono i pazienti Covid, se affetti da altre patologie, ad essere spostati ad altri i reparti. Ma dovranno essere i medici, gli specialisti, ad andare a Larino per curare la patologia che può presentare un paziente affetto da coronavirus. Senza coinvolgere il resto della sanità pubblica bloccandola, come avvenuto in tutti questi mesi e come sta avvenendo ancora oggi al Cardarelli di Campobasso dove la ripresa delle attività ordinarie appare piuttosto lenta”.

Non è un mistero che, invece, il governatore Toma (che alla fine della discussione si astiene al momento del voto) sia scettico sull’ospedale covid di Larino nonostante il progetto sia sostenuto pure da 120 sindaci, oltre che dal commissario Giustini. E lo ripete all’assise regionale illustrando il piano già esposto qualche giorno fa in una conferenza stampa: a suo dire, meglio ‘riconvertire’ l’ex hospice dell’ospedale Cardarelli, realizzare dunque una ala autonoma ma adiacente all’ospedale del capoluogo per curare le persone che contraggono il virus.

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La sua idea non passa. L’ago della bilancia del Consiglio regionale alla fine si ferma sul ‘piatto’ del Vietri. Uno dei primi ad esultare per il ‘verdetto’  dell’Aula è il sindaco di Larino Pino Puchetti: “Questo voto ci fa enormemente piacere e ci ripaga di tutti gli sforzi compiuti in questi giorni per poter ottenere questo risultato. Sono stati sforzi di natura politica, per cui ringrazio i miei colleghi sindaci, tutto il consiglio regionale, anche gli assenti e quelli che si sono astenuti, naturalmente ringrazio maggiormente coloro che hanno votato a favore di questa proposta. Voglio ringraziare il mio consiglio comunale, i parlamentari molisani che hanno sposato e sostenuto la proposta. I miei ringraziamenti, quelli della comunità di Larino, vanno ai comitati, alle associazioni, ai tanti cittadini che hanno sostenuto la nostra azione scendendo nelle piazze per ribadire l’importanza del progetto”.

Il progetto sarà presentato al Ministero della Salute entro un paio di giorni. “Voglio ricordare – aggiunge Puchetti – che questa è solo un’ipotesi per cui ci rimettiamo al Ministero per eventuali correttivi”.

Invece a livello politico il voto sull’ospedale covid a Larino è destinato a lasciare strascichi.

Domani (16 giugno) in Consiglio regionale M5S e Pd annunceranno una mozione di sfiducia. Dopo il voto di oggi, con la maggioranza di nuovo sotto con i numeri, per le minoranze la strada è già segnata. “Lei – scandisce Micaela Fanelli – è stato messo in minoranza di nuovo. Ne tragga le conseguenze, si conferma la sfiducia dei consiglieri di minoranza, di alcuni di maggioranza e dei molisani”.

Le fa eco Andrea Greco (M5S): “Lei è presidente della Regione e si astiene, mentre i suoi consiglieri la sfiduciano. Anzi, presidente Toma, lei si sfiducia da solo. I suoi consiglieri dicono che lei non ha fiducia in loro. Non avete una visione, il vostro fallimento è costante”.

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