La riorganizzazione della sanità

Covid Hospital, Toma scommette su Campobasso: “Scettico sul Vietri, rischia di diventare cattedrale nel deserto”

Almeno due i progetti che il 17 giugno arriveranno a Roma: oltre alla riconversione in centro Covid dell’ospedale di Larino, sostenuta dai sindaci e dallo stesso commissario Giustini, ci sarà anche il progetto di adeguamento di un’ala del Cardarelli che trova il favore della direzione generale Asrem. Oggi il presidente della Regione Donato Toma ha illustrato il suo piano, "economicamente più sostenibile": "Il nuovo presidio frentano costerà 34 milioni di euro, mentre per la riconversione dell'ospedale di Campobasso occorrerà un investimento da 2,5 milioni. Rischiamo di indebitare i molisani".

Esiste un ‘piano B’, alternativo rispetto alla realizzazione di un ospedale covid di Larino: la riconversione di un padiglione dell’ospedale Cardarelli di Campobasso in una struttura autonoma dedicata alla cura e al ricovero delle persone che contraggono il temibile virus.

E’ il progetto a cui sta lavorando l’Azienda sanitaria regionale con il sostegno del governatore Donato Toma, “scettico” rispetto alla soluzione del commissario Angelo Giustini di spostare tutto nella città frentana. E’ lo stesso presidente della Regione a dirlo chiarendo la sua posizione in un incontro in videoconferenza con i giornalisti, svolto sei giorni prima il termine massimo in cui sarà possibile presentare i progetti. E l’adeguamento del nosocomio di Campobasso è il secondo piano che arriverà sul tavolo nazionale, unico competente a decidere in materia sanitaria in una regione commissariata come la nostra.

Donato Toma

Toma non è convinto del progetto relativo al ‘Vietri’ dedicato alle cure per il coronavirus sul quale invece stanno spingendo fortemente 118 sindaci (che hanno firmato un documento inviato nei giorni scorsi), i comitati civici, il Consiglio regionale (che già si è espresso in tal senso e che il 15 giugno tornerà ad approfondire la vicenda).

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“L’ospedale covid a Larino potrebbe trasformarsi in una cattedrale nel deserto e sarebbe un duplicato del San Timoteo”: è la prima motivazione fornita dal capo della Giunta regionale. “Rischieremo poi di potenziare il Vietri e di depotenziare l’ospedale di Termoli“. Quest’ultimo, annuncia Toma, “dovrà tornare ad essere un presidio sanitario di primo livello, così come quello di Isernia. Il Cardarelli invece dovrà essere un Dea di secondo livello, tornare ad avere una serie di specialistiche come la Neurochirurgia, la Cardiochirurgia e la Chirurgia vascolare”. L’obiettivo è far valere la deroga al decreto Balduzzi inserita nel Patto per la salute approvata lo scorso dicembre, prima dell’emergenza legata alla pandemia. Ad Agnone invece è previsto un ospedale di area disagiata con 14 posti letto di Medicina generale, con un adeguato organico sanitario, una chirurgia per il day surgery e il week surgery, il pronto soccorso “ma per questo è necessario un accordo di confine per ampliare il bacino di utenza”.

Infine Larino e Venafro saranno centri dedicati alla riabilitazione e case della salute. Inoltre “potrebbero ospitare i pazienti covid asintomatici o pauci sintomatici“. Il Santissimo Rosario è stato già impiegato da questo punto di vista: qui durante l’emergenza sono stati ricoverati gli anziani della Tavola Osca di Agnone che avevano contratto il virus.

E’ questo il piano ospedaliero che Toma invierà a Roma (“pur non avendo poteri programmatori perchè la sanità molisana è commissariata”) e al cui interno occorrerà pianificare le cure per le persone che hanno contratto l’infezione da coronavirus.

Il governatore è scettico sull’ospedale covid anche per motivi di sostenibilità economica: “Non sono contrario ad un altro ospedale – precisa – ma una struttura nuova costerebbe oltre 34 milioni di euro. Anche se inizialmente i costi sono sostenuti dal Governo, ma poi graveranno sul sistema sanitario regionale”. In parole povere, saranno i molisani a dover pagare in seguito per mantenere in vita l’ospedale covid a Larino. E, la riflessione di Toma, “la nostra sanità è già molto indebitata e non possiamo aumentare i debiti”. 

Quindi l’idea è concentrare le cure per i malati di coronavirus al Cardarelli, come avvenuto ora. Questa volta però al posto della ‘torre covid’ interna all’edificio, si punta a spostare i reparti covid in quello che tecnicamente viene definito ex hospice, ossia il padiglione nel quale attualmente sono dislocati Oncologia e gli altri ambulatori, poco distante dall’ingresso della Facoltà di Medicina in contrada Tappino. Sarà dotato anche di 14 posti letto di Terapia Intensiva, il reparto salvavita nel supporto – fra le altre cose – alla respirazione dei pazienti i cui polmoni sono stati ‘aggrediti’ dal Sars-cov-2.

L’investimento in questo caso si dovrebbe aggirare sui 2,5 milioni di euro. “La nostra direzione regionale della Salute sta studiando i costi per trasformare questa struttura che non è stata mai utilizzata, ci consentirebbe di avere spazi autonomi e ampi per i malati covid. Inoltre – aggiunge Toma – è vicina all’eliporto”.

Una decisione sugli ospedali covid sarà presa tra pochi giorni. “Entro il 17 giugno il commissario dovrà scegliere”, scandisce il capo di palazzo Vitale. Poi si inizierà a organizzare la sanità per fronteggiare la seconda ondata della pandemia. Arriverà in autunno, forse tra novembre e dicembre le previsioni di alcuni medici. E il Molise, come tutta l’Italia si sta organizzando, non può farsi trovare impreparato.

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