La carenza di personale

Ospedali senza medici ma i concorsi vanno deserti. E anche chi accetta poi ‘scappa’

Continuano a non trovare candidati i bandi dell’Asrem per rimpinguare l’organico di medici che è sempre più all’osso soprattutto per Pediatria, Ortopedia, Anestesia e Pronto soccorso. “Colpa del numero chiuso delle scuole di specializzazione, il problema è comune in tutta Italia” ha rivelato il direttore generale dell’azienda sanitaria Gennaro Sosto. “Per questo quasi nessuno sceglie il Molise e chi può si trasferisce altrove”

Operazioni rinviate per settimane, visite non prenotabili per mesi, lunghe code in ambulatori e pronto soccorso. Alzi la mano il molisano a cui negli ultimi anni non è capitato almeno una volta di trovarsi di fronte a disagi di questo tipo negli ospedali pubblici. E troppe volte la colpa viene data ai medici. Ma il problema è un altro ed è che mancano i medici, nonostante il famoso blocco del turn over sia stato superato da tempo. I bandi di concorso ci sono, ma spesso restano deserti o quasi. In sostanza sono pochi dottori che scelgono di prendere servizio al Cardarelli, al San Timoteo o al Veneziale. Perché? Secondo il direttore generale Asrem, Gennaro Sosto, “per colpa del numero chiuso delle scuole di specializzazione in medicina. Non è un problema molisano, ma di tutta Italia. Ed è drammatico”.

Per dirla in termini economici, la domanda è molto superiore all’offerta. “Proprio oggi la Regione Piemonte denunciava una carenza di questo tipo – riferisce il direttore generale dell’azienda sanitaria regionale -. In Italia non si trovano più medici specializzati ed è così da quindici anni ormai. È qualcosa che sta devastando l’intero sistema e che il servizio sanitario nazionale sta affrontando”.

Ma il Molise ne soffre di più rispetto ad altre realtà, pare evidente. “Questo perché se un medico si laurea fuori e poi fa la scuola di specializzazione fuori, difficilmente dopo dieci anni in un’altra città decide di rientrare in Molise”.

Quindi si spiega fondamentalmente così perché ogni tre per due si sente di bandi di concorso che vanno a vuoto. Proprio ieri l’Ansa segnalava che il concorso per assumere due pediatri con competenze in Neonatologia a tempo indeterminato al Cardarelli è andato a vuoto. Hanno risposto in tre e nessuno si è presentato davanti alla commissione esaminatrice dell’Asrem. Ma è solo uno dei tanti casi. “Abbiamo fatto un bando per otto medici per rinforzare i Pronto Soccorso. Hanno risposto in tre e una sola persona ha accettato l’incarico. E spero che lo faccia” afferma Sosto.

In che senso? “Nel senso che per Pediatria due persone che erano state appena assunte all’ospedale San Timoteo si sono licenziate dopo una settimana. Entrambi avevano trovato un altro posto in Abruzzo, più vicini a casa”.

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Ecco perché andare al Pronto soccorso oggi è diventato un terno al lotto. Se da una parte il cittadino si lamenta per “otto ore di attesa per fare dei raggi”, dall’altra c’è una equipe di medici e infermieri che si trova a far fronte con una moltitudine, spesso arrivate per traumi o malanni di poco conto che andrebbero risolti negli ambulatori di base. “Non ce la facciamo di più, arriva tantissima gente e siamo pochi” confermano praticamente tutti i giorni i medici del Pronto soccorso di Termoli, dove d’estate diventa una odissea fronteggiare le emergenze quando la città accoglie decine di migliaia di turisti.

Turni massacranti, ferie saltate, riposi che non sono mai tali. I medici sono i primi a subire la carenza di personale, ancora prima degli stessi pazienti. Degli anestesisti, merce rara da trovare, si era già detto. La loro mancanza si ripercuote sulle operazioni che vengono di volta in volta procrastinate. Quando qualcuno si lamenta per l’operazione al femore della nonna che viene rinviata di settimana in settimana, può capire facilmente che non c’è di certo la poca volontà di chi opera.

Ma oltre ad Anestesia nei tre nosocomi regionali mancano figure di riferimento in Pediatria, Ortopedia, Pronto soccorso per l’appunto. E poi c’è il caso di Ostetricia e Neonatologia. Il crollo di nascite al San Timoteo di Termoli si spiega anche così. Pochi medici, appena tre ginecologi sulla carta e due effettivi, non possono certo accogliere quelle famose 500 nascite, obiettivo minimo annuale per mantenere il Punto Nascite di Termoli oltre la deroga finora concessa dal Ministero per la Salute.

Posti di lavoro vacanti proprio dove c’è più bisogno. Un cane che si morde la coda quindi, in un Paese come l’Italia e ancor di più in una regione come il Molise, dove i giovani scappano in cerca di lavoro, molte volte proprio verso l’estero.

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