Consorzio industriale campobasso-bojano

Se il controllato nomina il controllore. Lo strano caso del socio Regione nel carrozzone che indebita i Comuni

La nomina dei commissari del Consorzio industriale è da sempre appannaggio della politica. La Regione Molise, però, è anche socia dell'ente consortile quindi è sia controllato che controllore.

Da sempre il governo regionale in carica ha nominato il vertice del Consorzio industriale di Campobasso-Bojano. L’ente, oberato di debiti per milioni di euro, commissariato da cinque anni e in attesa di un riforma solo annunciata, è guidato da qualche mese dall’avvocato Claudia Angiolini, commissario e dipendente della Regione Molise in servizio presso l’Avvocatura regionale.

Non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che la Regione Molise è anche uno dei soci del Consorzio. E dunque si trova nella doppia veste di controllato e controllore visto che, di fatto, è sempre la Regione a nominare il commissario.

Si potrebbe dire che da quando questo carrozzone è nato, erano i primi anni Ottanta, sia stata ogni volta la politica a decidere chi doveva guidarlo. E anche in regime di commissariamento le cose non sono cambiate: gli ultimi tre presidenti, Michele Iorio, Paolo Di Laura Frattura e Donato Toma hanno scelto uomini (e donne) per risanare i disastrati conti dell’ente consortile.

Con risultati a dir poco discutibili visto che, come vi abbiamo raccontato qualche settimana fa, il Cosindcb ha maturato un buco per oltre 11 milioni di euro che ora sta spalmando sui suoi consociati, dalla stessa Regione Molise ai Comuni.

Ledendo, e di questo è convinto l’avvocato, nonché ex consigliere regionale, Massimo Romano, il principio sancito dalla Corte dei Conti sul cosiddetto divieto di soccorso finanziario.

“Se un ente ha autonomia finanziaria ed è pieno di debiti – ed è il caso del Consorzio industriale – i soci non possono essere chiamati a ripianarlo se non nei limiti della propria quota associativa. In caso contrario – ed è esattamente quello che sta avvenendo – i Comuni (o soci) risponderebbero per debiti causati da altri e potrebbero essere costretti a scaricarli, a loro volta, sui cittadini con aumento di tasse o taglio dei servizi”.

Il caso di Trivento è particolarmente rappresentativo di quanto descritto da Romano: il sindaco Pasquale Corallo ha, suo malgrado, dovuto aumentare le tasse e tagliarsi l’indennità (sua e di tutta la giunta comunale) per accantonare la somma richiesta dal Consorzio con un decreto ingiuntivo per più di un milione. Che, capite bene tutti, per un piccolo comune significa finire gambe all’aria.

Troppi debiti al Consorzio industriale: i Comuni devono ripianarli. A Trivento più tasse e la giunta rinuncia allo stipendio

Le cose sono andate diversamente a Guardiaregia. “Il decreto . come riferisce il sindaco Iuliano, appena rieletto in paese per il terzo mandato da sindaco – per 582 mila euro, è congelato”.

Opponendosi alla richiesta (tramite l’avvocato Romano) il primo cittadino, che è stato anche commissario del Consorzio durante il governo Frattura e che dal Consorzio è uscito quando gli hanno chiesto i soldi, ha ottenuto una sorta di sospensiva (o, come spiega il suo legale “la provvisoria esecuzione richiesta dal Consorzio non è stata concessa”) che gli ha permesso di non pagare. Per ora.

Stessa sorte, potremmo dire fortunata, è toccata al Comune di Cantalupo nel Sannio a cui venivano richiesti circa 150 mila euro (parliamo di un territorio popolato da appena 750 anime e dunque anche per loro sarebbe stato un bel problema dover sborsare quanto preteso dall’ente consortile).

Cosa c’entra la fortuna, direte voi. Beh, c’entra, perché se alcuni giudici hanno congelato il pagamento, altri non l’hanno fatto. E ora i Comuni devono pagare.

Trivento, dicevamo poco fa, ma anche Baranello. E poi Spinete, Cercepiccola, Sant’Elena Sannita (75mila la richiesta del Consorzio), Campochiaro e Colle d’Anchise (meno di 100mila euro di richiesta). In tempi meno recenti anche il capoluogo di regione che ha negoziato il debito e poi è uscito.

L’elenco è lungo e in linea di massima si tende a dar ragione al Consorzio che piano piano ripiana le perdite senza riuscire davvero a placare la fame di quella gigantesca voragine finanziaria che si rigenera ogni giorno manco fosse l’Idra di Lerna, il mitologico serpente con le nove teste in grado di ricrescere anche dopo il taglio di spada.

E nell’elenco di chi ha pagato c’è anche la Regione Molise che negli anni scorsi è stata chiamata a sborsare parecchi quattrini a fronte di una quota annuale (attualmente ancora versata) di circa 190 mila euro.

Pari trattamento coi Comuni, insomma, e nessun riguardo particolare al controllore-controllato.

Ma il conflitto resta. Anche se potenziale. Perché l’avvocato Angiolini ha in questo momento un’alta responsabilità decisionale nel Consorzio essendone il commissario. E contestualmente è funzionario del servizio Avvocatura regionale che è quello che rende pareri legali alla Giunta, compreso quello preordinato al commissariamento dell’ente consortile. Incarico, è bene ribadirlo, retribuito con soldi pubblici.

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