Rigore addio

Carte di credito e missioni con soldi pubblici, è scontro. Greco: “Ho chiesto trasparenza e mi denunciano”

Mentre la magistratura continua a far luce sull'utilizzo dei bancomat in dotazione alla Giunta e ai dirigenti, sale il livello della tensione nei palazzi della politica regionale. Andrea Greco (M5S) torna a lanciare accuse al vetriolo contro il presidente Toma e il consigliere Di Lucente: "Non vedo l'ora di raccontare tutto ai giudici".

“Nelle spese fatte per le carte di credito non troverete night e mutande“. A Palazzo Vitale c’è chi è pronto a mettere la mano sul fuoco: i ‘famosi’ bancomat in dotazione alla Giunta regionale e ai dirigenti non sono stati utilizzati per spese ‘a luci rosse’ che tanto hanno fatto parlare (e chiacchierare) qualche anno fa. Sotto la lente della Procura e in particolare di Nicola D’Angelo finì la nona legislatura del Consiglio regionale, quella terminata prima del previsto perchè i giudici amministrativi annullarono le elezioni del 2011 vinte per un soffio da Michele Iorio contro Paolo di Laura Frattura.

Non ci saranno night e slip, ma pare che invece ci siano alberghi e ristoranti extra lusso. La magistratura sta esaminando fatture ed estratti conto, sta incrociando dati per capire – ad esempio – se sono stati legittimamente utilizzati i 45mila euro all’anno che vengono accreditati sui bancomat che utilizzano il governatore Donato Toma, i suoi assessori e i capi dipartimento. Soldi che vengono impiegati durante le missioni istituzionali in Italia e all’estero in una regione piena di debiti (l’ultimo ‘buco’ da coprire è di 86 milioni per la sanità).

E’ stato un esposto di Andrea Greco, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, a mettere in moto la ‘macchina’ della magistratura, ad avviare le indagini della polizia giudiziaria che ha acquisito atti e documenti. Infine, le ipotesi di reato – truffa, peculato, falso  – e persone iscritte nel registro degli indagati.

Il capogruppo pentastellato è tornato ‘a bomba’ sulla vicenda con un video denuncia pubblicato ieri (12 febbraio) sui social. E oggi – il giorno dopo il video – Greco rincara la dose contro il governatore Toma che ha giustificato la ‘censura’ sugli atti chiesti proprio dall’esponente di opposizione e dai suoi colleghi facendo riferimento ad una sentenza del Tar.

“E’ strumentale e non ha nulla a che vedere con questa vicenda”, calca la mano Greco. “La nostra richiesta di fare luce sull’utilizzo delle carte di credito da parte del Presidente e delle figure apicali della Regione non era un’azione per intasare e paralizzare gli uffici regionali. Parliamoci chiaro, per fare un estratto conto delle carte di credito, con gli attuali mezzi telematici, occorrono 5 minuti. La trasparenza non è un orpello della democrazia e non dovrebbe far paura, almeno se si pensa di agire da buoni padri di famiglia”.

Nella nota inviata alla nostra redazione Greco non si ferma qui. Anzi spara a zero anche contro il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone e il consigliere Andrea di Lucente che ieri hanno rilasciato delle dichiarazioni alla nostra testata per giustificare i 1700 euro a testa spesi a Bruxelles dall’8 al 10 ottobre, quando hanno partecipato alla Settimana europea delle Regioni.

Le prenotazioni last minute avrebbero fatto lievitare il costo di albergo e aereo. E questo, insiste il capogruppo di M5S, “non fa che sottolineare la leggerezza con la quale parte dei politici regionali dispongano del denaro pubblico. Il nostro ordinamento, mi piace ricordarlo, chiede agli amministratori della Cosa pubblica un atteggiamento da ‘buon padre di famiglia’. E in una regione in dissesto, su stessa ammissione del Governo di centrodestra, con i conti in rosso su diversi comparti strategici, fa specie che il ‘padre di famiglia’ non sia quantomeno oculato nelle spese”.

L’esponente di minoranza ricorda pure che, in una trasferta a Bruxelles, lui e il collega Primiani, accompagnati da un addetto stampa, hhano speso 900 euro, tutto compreso per tre giorni. “Nonostante ciò – aggiunge – non abbiamo mai chiesto alcun tipo di rimborso”. Invece, “Di Lucente e Micone, in due soli giorni sono riusciti a spendere 3400 euro: uno schiaffo in faccia ai molisani che tirano la cinghia, soffrono per la carenza di servizi (sanità e trasporti su tutti) e pagano con le loro tasse i conti salati delle missioni. Era proprio necessario usare i soldi dei molisani per ordinare una cascata di pesce crudo in uno dei ristoranti più esclusivi di Bruxelles?”.

La tensione dunque è altissima e lo scontro dai palazzi della politica rischia di finire in quelli della giustizia. Di Lucente ad esempio ha annunciato a Primonumero.it che denuncerà Greco. “Spero che lo faccia, che mi quereli. Se le aule di tribunale sono l’ultima spiaggia per fare chiarezza sull’utilizzo per lo meno ‘disinvolto’ del denaro dei cittadini, non vedo l’ora che mi ci trascini”.

Al di là delle polemiche politiche, forse i molisani possono dire addio alla politica del rigore.

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