L'indagine

Assalti ai bancomat, trovati esplosivo e kalashnikov della banda che terrorizzava mezza Italia: colpi anche in Molise

I Carabinieri di Fano hanno arrestato due persone, accusate di custodire le armi da guerra di una batteria probabilmente pugliese, capace di far saltare in aria gli sportelli Atm nelle Marche, in Lombardia e nella nostra regione

Un vero arsenale da guerra, utilizzato però per assaltare i bancomat di mezza Italia e fare furti da decine di migliaia di euro. Come quelli avvenuti nei mesi scorsi in Molise, ma non solo. Scorribande anche dalle nostre parti, o almeno questo emerge dalle indagini dei carabinieri di Fano che danno la caccia a una banda presumibilmente pugliese. Per ora i militari hanno arrestato due persone ritenute i custodi dell’arsenale.

Si tratta di G.B., 36enne, muratore incensurato, residente ad Orta Nova in provincia di Foggia. Grazie al fiuto del pastore tedesco dei carabinieri Cinofili di Modugno di Bari, nella cantina dell’uomo sono stati trovati centocinquanta candelotti con una carica pirotecnica micidiale, cinquantaquattro metri di miccia a rapida combustione e cinque manufatti in metallo, a forma di paletta allungata con manico, ancora da assemblare.

È quella che in gergo viene definita la ‘marmotta’, l’attrezzo utilizzato dalle bande armate per assaltare gli sportelli Atm facendoli deflagrare. È stato necessario l’intervento degli artificieri del Comando Provinciale di Bari che li hanno fatti brillare quasi tutti in un’area non abitata di Orta Nova.

G.B. è stato arrestato in flagranza di reato e trasferito nella casa circondariale di Foggia. Ma le indagini dei carabinieri di Fano hanno condotto a un’altra perquisizione in un’estesa masseria di Cassano delle Murge di Bari, occupata abusivamente dall’allevatore 64enne D.C., personaggio ampiamente noto ai carabinieri della locale Stazione per i numerosi precedenti penali.

Sul posto due squadre del neoistituito Squadrone Eliportato Cacciatori Carabinieri “Puglia” di stanza a Vico del Gargano, coadiuvati da unità cinofile anti-esplosivo, dopo una accurata perquisizione hanno dissotterrato alcuni tubi in pvc dove erano stati occultati sei fucili, perfettamente funzionati, tra cui un kalashnikov ed un MGV di fabbricazione cecoslovacca, una grossa smerigliatrice a scoppio utilizzata per il taglio di lamiere blindate, ricetrasmittenti sintonizzate sulle frequenze di lavoro dell’Arma dei Carabinieri, grosse mazze, asce, un innesco a batteria e diversi ordigni esplosivi di fattura artigianale.

Il 64enne non è stato in grado di giustificare la detenzione delle micidiali armi da guerra, ritrovate in perfette condizioni di utilizzo, nonché il possesso di tutto l’equipaggiamento, solitamente utilizzato per gli assalti ai furgoni portavalori come quelli avvenuti lungo le vicine arterie stradali dalla locale criminalità organizzata. L’uomo ed è stato arrestato in flagranza di reato e condotto nel carcere di Bari. Le perizie balistiche, in particolare dei due fucili mitragliatori, che a breve la Procura Distrettuale di Bari affiderà ai carabinieri del R.I.S. di Roma, potranno svelare se le armi siano state usate in azioni criminali.

Per il momento l’indagine denominata Piedi di Corvo (dal nome dei chiodi a quattro punte che questi banditi lanciano al loro passaggio sulle strade percorse per scappare indisturbati fermando così gli inseguitori) non ha portato all’arresto dei ladri, cioè coloro che materialmente hanno assalito gli Atm di mezza Italia. Le indagini sono nelle fasi iniziali ma i carabinieri sono già in grado di ricostruire alcuni dei colpi e hanno messo sotto indagine sette persone.

Di fatti la Compagnia Carabinieri di Fano, coadiuvata dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Pesaro, mercoledì scorso 17 aprile ha operato nelle province di Bari, Foggia, Milano e Pesaro Urbino, sette decreti di perquisizione locale emessi dal Pubblico Ministero della Procura della Repubblica di Pesaro, Giovanni Fabrizio Narbone, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili degli assalti ad almeno sette postazioni bancomat sparse nella giurisdizione della Compagnia Carabinieri di Fano tra giugno e dicembre 2017.

Gli assalti sono stati tutti compiuti con l’ormai nota tecnica della marmotta che aveva permesso ai malviventi di portare via migliaia e migliaia di euro ogni volta. I sistemi di videosorveglianza delle varie filiali colpite nelle Marche hanno permesso di documentare che la banda era solitamente composta da quattro-cinque ladri e agiva in maniera sinergica e rapida riuscendo a compiere l’assalto in meno di tre minuti, per poi fuggire con il bottino a bordo di auto rubate.

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Fano sono scattate all’inizio dell’estate 2018 dopo il ritrovamento in un’auto-rivendita di Lucrezia di Cartoceto (Pu) gestita da un giovane di origini bulgare e da L.L., 45enne pugliese di Orta Nova, residente da diversi anni a Fano. Qui, grazie ad una segnalazione, i Carabinieri della Stazione di Colli al Metauro hanno trovato una marmotta svuotata della miscela esplosiva, un ariete artigianale e numerosi arnesi da scasso.

Le indagini hanno consentito di documentare che L.L. era di fatto il basista dei corregionali D.G.R. e F.V., personaggi con specifici precedenti, che a gennaio 2018 erano stati arrestati dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Macerata mentre, in un Comune di quella provincia, stavano per assaltare l’ennesima postazione bancomat.

Le successive indagini tecniche e le numerose trasferte in Puglia, Molise e Lombardia della batteria di criminali hanno permesso ai carabinieri di identificare i restanti componenti e di seguirli nei loro sopralluoghi alla ricerca di bancomat da aggredire. Tuttavia la banda è stata costretta a fermarsi per qualche mese, come si evince dall’assenza di colpi in Molise da diverso tempo. Secondo i militari infatti, i nuovi sistemi di sicurezza degli Atm hanno mandato a vuoto i tentativi dei malviventi in quanto, pur facendo deflagrare lo sportello, il denaro rimane al sicuro nella cassaforte separata dall’erogatore.

Ma i carabinieri hanno capito che la batteria di banditi si stava riorganizzando e avendo individuato la possibile cantina dove aveva nascosto l’esplosivo e gli arnesi da scasso, hanno fatto scattare il blitz che ha portato ai due arresti e alle denunce, oltre che al ritrovamento dell’arsenale.

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