Cronache

Assalti ai bancomat, nella banda uomo dei clan. Cane dell’Arma trova banconote bruciate

Uno dei tre uomini arrestati stanotte dai carabinieri di Larino è ritenuto vicino a uno dei clan della mala foggiana. È quanto emerso nella conferenza stampa organizzata in Procura questo pomeriggio, a poche ore dal blitz con cui sono stati assicurati alla giustizia gli autori di un furto con esplosivo e altri due tentati assalti ai bancomat nel gennaio scorso fra San Giuliano di Puglia, Bonefro e Porto Potenza Picena, nelle Marche.

Fra i tre uomini finiti in manette la scorsa notte e ora rinchiusi nel carcere di Foggia ce n’è uno che è ritenuto vicino a un clan della criminalità organizzata foggiana. Tre malviventi, già conosciuti dalle forze dell’ordine e ritenuti particolarmente esperti negli assalti ai bancomat, nonché pericolosi per l’incolumità pubblica. G.G. classe 1973, S.G. 36 anni e L.S., di 35 anni, sono ritenuti gli autori del furto con esplosivo alla Bcc di San Giuliano di Puglia e di altri due assalti andati a monte, uno in Molise e l’altro nelle Marche.

Tre colpi in tre settimane, dal 7 al 27 gennaio scorsi. «Per ora non abbiamo elementi riconducibili agli altri eventi simili avvenuti in Molise» hanno riferito in Procura a Larino, oggi pomeriggio 7 giugno, il procuratore capo facente funzioni Antonio La Rana e il sostituto procuratore Marianna Meo. Per ora, visto che «le indagini vanno avanti». In Molise sono stati diversi i casi simili in meno di un anno: due volte a Santa Croce di Magliano, una a Campomarino, Portocannone, Petacciato, Montenero di Bisaccia. Più recente il furto di San Martino in Pensilis.

Ma l’operazione “Crazy marmot”, vale a dire “marmotta pazza” per il momento si concentra su quei tre episodi. Nel primo caso, i malviventi portarono via 6mila euro, negli altri nulla. Decisivo l’ultimo, quello di Bonefro. Un furto sventato proprio dai carabinieri che intervennero all’istante, proprio mentre i tre agivano con la fiamma ossidrica all’Ufficio postale, catturando in flagrante il basista 45enne di Santa Croce di Magliano. L’uomo venne arrestato e attualmente sta scontando gli arresti domiciliari. «Ha fornito la collaborazione su fatti che non poteva evitare» le parole degli inquirenti.

Durante quell’episodio i carabinieri inseguirono l’auto dei fuggiaschi, una Lancia Delta poi recuperata, e furono protagonisti di un conflitto a fuoco e di un’uscita fuori strada a causa dei chiodi che la banda gettò sull’asfalto. Ma i soldi rimasero al loro posto. E anche una settimana prima, all’Ubi banca di Porto Potenza Picena, in provincia di Macerata, la banda restò a mani vuote. «Le banconote si macchiarono dell’inchiostro dell’esplosivo e preferirono lasciarle lì» ha riferito il Maggiore della compagnia di Larino Raffaele Iacuzio.

«È stata un’indagine particolarmente complessa – ha detto il procuratore La Rana -. Non c’è stata una persona che prende e parla, ma il grosso sacrificio e la professionalità dei carabinieri con un lavoro di intelligence». Da parte di La Rana anche un plauso «alla collaborazione del cittadino che nota delle anomalie e le segnala. Questo ha consentito alle forze dell’ordine di lavorare su quelle presenze e arrivare con tecniche investigative ai risultati».

Nella scorsa notte il blitz eseguito a Foggia. «Abbiamo effettuato delle perquisizioni – il particolare riferito da Iacuzio – a casa dei tre arrestati. Il cane Keiko in dotazione ai Carabinieri di Chieti, portato con noi sul posto, ha fiutato delle banconote bruciate e con pezzetti mancanti che potrebbero essere riconducibili ai furti ai bancomat. Inoltre è stato trovato e sequestrato anche altro materiale utile per le indagini».

Furti eseguiti «con una tecnica particolarmente pericolosa» le parole del procuratore capo. Quella della marmotta, vale a dire un attrezzo di metallo pieno di esplosivo infilato nel bocchettone del bancomat. «Prima però facevano un sopralluogo, poi passavano all’azione» ha affermato Iacuzio. Il luogotenente Romeo Ruggiero, del Nucleo operativo di Larino, ha precisato che il tutto «durava non più di 6-7 minuti».

«Procediamo per concorso in tentata rapina aggravata, concorso in furti aggravati, detenzione di materiale esplodente e riciclaggio, oltre che per i danni ingenti provocati agli istituti di credito» ha dichiarato la pm Meo. «Gli arrestati sono persone molto esperte e ad alcuni di loro abbiamo contestato la recidiva. C’è in loro una spiccata capacità delinquenziale per reati contro il patrimonio». La stessa Meo ha aggiunto che «prima di agire individuavano una base d’appoggio. Altri basisti? Non possiamo dirlo adesso, sono in corso ulteriori indagini».

Indagini che il Maggiore ha definito «molto laboriose, realizzate con tecniche tradizionali. Controlli, pedinamenti, approfondimenti tecnici». Gli inquirenti potranno utilizzare anche delle immagini delle telecamere di sorveglianza di alcuni degli istituti di credito finiti nel mirino della banda. Un trio evidentemente pericoloso, come dimostra anche il legame di uno dei tre con la mala foggiana. «Al momento non c’è però una situazione significativa di criminalità organizzata in Molise. Lo testimonia il fatto che i tre andavano anche nelle Marche e magari in Campania o altrove».

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