Il rogo di campobasso

Una ciabatta elettrica e il pc in carica su quel divano altamente infiammabile: le cause del disastro di Colle Calcare

Conferenza stampa del capo della procura Nicola D'Angelo al Comando provinciale dei Vigili del fuoco per spiegare cosa (in attesa del riscontro ufficiale) sarebbe accaduto la notte fra domenica e lunedì 18 dicembre nell'abitazione dove ha perso la vita il piccolo Alessandro. "Sarebbe potuto accadere a chiunque - ha detto il magistrato - Prestate attenzione a quello che avete in casa e utilizzate ogni genere di precauzione"

Dopo poco più di 48 ore trascorse fra accertamenti, sopralluoghi e verifiche, il quadro di quanto accaduto la notte fra domenica e lunedì nell’abitazione di contrada Colle Calcare, a Campobasso, si fa via via più nitido.

Una certezza: quella che – grazie ai vigili del fuoco – un bambino di 12 anni e la sua mamma sono salvi. Perchè loro, come il piccolo Alessandro, sono stati trovati esanimi nell’abitazione. Il papà e la bambina più piccola, di 4 anni, erano riusciti ad arrivare sul balcone. Gli altri tre, invece, sono stati trasportati all’esterno dai vigili del fuoco e sono “stati ripresi per i capelli” grazie alle maschere di ossigeno utilizzate durante l’intervento di spegnimento. Nulla da fare, invece, per il piccolo Alessandro. A nulla è servita la maschera, nè il massaggio cardiaco che, sempre i vigili, gli hanno praticato per lunghi, interminabili, minuti. E’ uno dei passaggi chiave che il Capo della Procura, Nicola D’Angelo espone nella conferenza stampa che è stata convocata oggi pomeriggio proprio presso il Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Campobasso. Insieme al comandante Marcello Lombardini e al capo della squadra mobile, Marco Graziano.

Incendio cda colle calcare cb
Incendio cda colle calcare cb
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Poi c’è l’ipotesi (che si sta concretizzando col passare delle ore e che attende soltanto l’esito degli ultimi riscontri tecnici): il rogo è stato causato da una ciabatta elettrica alla quale era attaccato un normalissimo personal computer lasciato sul divano (altamente infiammabile e senza alcuna etichetta a ricordarlo). Tutto è partito da lì. E l’obiettivo dell’incontro voluto dal procuratore Nicola D’Angelo assume tutto il sapore di un altolà. Che significa: conoscenza e prevenzione dei rischi che corriamo anche in casa. Perchè “quello che è accaduto in quella abitazione poteve succedere nell’abitazione di chiunque”. E poi, ragionare per lanciare un appello alle autorità chiamate a legiferare: su quel divano doveva esserci scritto “altamente infiammabile”. Seguendo la stessa prassi che si legge sui pacchetti di sigarette. I rischi andrebbero, infatti, sempre comunicati per consentire all’utente le normali pratiche di attenzione.

Nell’aula didattica del Comando di via Sant’Antonio dei Lazzari, sul grande schermo compare l’immagine del salotto di contrada Colle Calcare, da dove è partito l’incendio e il dottor D’Angelo spiega:  “La stanza è bianca come potete notare e lo è perché l’incendio è stato fortissimo. Nel fumo che si è sprigionato non c’era ossigeno ma soltanto gas velenosi che hanno colorato di nero le pareti. Il bianco che invece vedete è venuto fuori perchè la combustione è stata di un livelo tale che ha bruciato i prodotti della combustione iniziale. Il termosifone si è parzialmente fuso. E si vedono finanche le pignatte dal tetto. Quale è stata la causa? Un divano, e un computer su quel divano. Una ciabatta. Ma qualunque persone ha un pc attaccato ad una presa da cui parte una ciabatta in cui si inseriscono più spine”.

E ha aggiunto: “Questo è quello che ha provocato un normalissimo divano di quelli che abbiamo a casa: un incendio tragico che ha ucciso un bambino di 9 anni e che per questione di secondi non ha sterminato altre due vite, quella della mamma e del fratellino di 12 anni oggi ancora sottoposto a terapia con camera iperbarica dunque questo vi dà ulteriormente il senso di cosa è avvenuto all’interno di quella mansarda”. A questo punto la voce del Capo della procura si spezza. E‘ commosso nel raccontare del bambino e della tragedia vissuta dalla famiglia Mignogna. Prende la parola il comandante provinciale dei vigili del fuoco Marcello Lombardini che insieme ad un collega ingegnere spiega quindi tutte le condotte a cui prestare attenzione per evitare che altre sciagure simili accadano a chiunque: “Voi, in quanto mezzi di comunicazione, siete capaci di alimentare un certo tipo di sensbilibità rispetto a certe tematiche e – perchè no – finanche essere il motore della modifica di alcune norme di prevenzione rispetto alle quali ci si adegua di conseguenza impedendo dolore e disperazione come Campobasso sta vivendo in queste ore”.

 

 

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