La secessione dei ricchi

“Nostro futuro a rischio”: tutti contro il Regionalismo differenziato. Fuoco amico sull’assessore della Lega

Approvata la mozione rivista e corretta di Micaela Fanelli col contributo di M5S e centrodestra. Tutti a favore della richiesta di modifiche al processo che potrebbe dare più autonomia ad alcune regioni: “Il Sud non deve essere lasciato indietro”. Ma dalla Lega gli unici No: Aida Romagnuolo vota contro, l’assessore Luigi Mazzuto fa un intervento pro Regionalismo differenziato e si becca le accuse e i rimproveri di Popolari e Pd.

Il Consiglio regionale molisano dice No al Regionalismo differenziato, almeno per come è previsto finora, e lo fa quasi in toto, con l’esclusione della sola Aida Romagnuolo, salviniana doc. Ed è proprio la Lega a finire sotto attacco, non solo da parte degli avversari politici ma anche e soprattutto dagli alleati al governo regionale.

Chi pensava a una discussione in tono minore è rimasto sorpreso. Non solo quasi tutta l’aula ha avuto qualcosa da dire sul Regionalismo differenziato, ma addirittura si è assistito ad attacchi mirati, senza giri di parole, agli unici che difendono la volontà del governo di concedere maggiore autonomia a tre regioni del Centro Nord, vale a dire proprio i rappresentanti della Lega.

Così nel mirino è finito l’assessore al Lavoro e al Sociale Luigi Mazzuto. “Basito dalle sue dichiarazioni” ha detto moderatamente Tedeschi (Popolari). Al vetriolo le frasi di Di Lucente (Popolari): “Non puoi darci lezioni di buona politica”. Più moderata la stilettata di Facciolla (Pd): “Facevi meglio a stare zitto”.

A far divampare il fuoco delle polemiche proprio l’intervento di Mazzuto, a spada tratta in difesa della sua Lega che si prepara a varare un provvedimento che darebbe maggiore autonomia a Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Un processo iniziato con la riforma del Titolo V della Costituzione e, su richiesta delle tre Regioni, avviato nel febbraio di un anno fa dal governo Gentiloni.

Oggi il governo Conte pare disposto a dire sì alle richieste delle tre regioni che rappresentano circa la metà della ricchezza economica italiana. Tre regioni che, per dirla pane e salame, vogliono avere più margine di manovra coi soldi che incassano e quindi che spendono. Il che significherebbe, tanto per fare un esempio, differenziare l’offerta sanitaria pubblica o quella scolastica, farle dipendere esclusivamente dalle regioni, con tutti i rischi che questo comporterebbe per territori più poveri ed emarginati.

E il Molise, in tutto questo? Semplice, per molti verrebbe meno il principio di sussidiarietà, cardine imprescindibile della Repubblica e dell’unità nazionale. In pratica si rischia di vedere Regioni che corrono ancora più forte e che distanziano ancora di più quelle del Sud, la cui atavica arretratezza economica, infrastrutturale e occupazione è una specie di segreto di Pulcinella.

Per questo molti chiamano il Regionalismo differenziato col nome di ‘Secessione dei ricchi’. Un futuro che il Molise vuole scongiurare a tutti i costi, a sentire gli interventi in Consiglio regionale di martedì 19 febbraio.

Si è partiti dall’ordine del giorno del consigliere di maggioranza Nico Romagnuolo, passando poi per le mozioni di Micaela Fanelli e Patrizia Manzo, dall’opposizione, e quella di Michele Iorio, anche lui in maggioranza. Con distinguo e differenze, tutte accomunati dalla volontà di opporsi al regionalismo e di dare mandato al governatore Toma di dire chiaro al presidente Conte che così com’è stato annunciato, questo Regionalismo proprio non va.

Fanelli ha riconosciuto “l’errore del governo precedente” ma ha puntato il dito contro la possibilità che si faccia “un enorme drammatico errore che porterebbe all’allargamento della forbice nel Paese. Tutto questo si scontra con la Costituzione e sarebbe il più grande errore storico di tutti i tempi”.

Secondo Iorio “il problema vero del Molise sta nelle sue dimensioni. Dobbiamo difendere la nostra autonomia”. La Manzo ha invece messo in guardia: “Si arriva a una disparità di trattamento fra cittadini delle Regioni già oggi visibile. Sarebbe il caso prima di stabilire per legge i livelli assistenziali delle prestazioni”.

Quindi una raffica di interventi, fra cui quello dell’esponente pentastellato Angelo Primiani, il quale ha letto lunghi tratti di un articolo di Sergio Marotta sul sito di economiaepolitica.it come fosse il suo pensiero, senza peraltro preoccuparsi minimamente di citare la fonte.

Soltanto dalla Lega parole in difesa del Regionalismo. “Non c’è ancora un provvedimento del governo, ma sicuramente non andrà contro i molisani” ha detto Filomena Calenda. Aida Romagnuolo invece ha toccato il tasto delle consulenze, come se fossero quelle il motivo del contendere fra le regioni, arrivando a citare le eccellenze da difendere in Molise come “frutteti, vigneti e tartufi”. Ma è stato il discorso dell’assessore Luigi Mazzuto a far alzare il sopracciglio a molti.

“Siamo fuori da ogni logica, con le nostre risorse il Molise e il Centro Sud non possono andare avanti. Non scandalizziamoci se qualcuno dice che i fondi vengono sprecati al Sud” le parole del numero uno dei salviniani in Molise. Apriti cielo. Il popolare Di Lucente gli ha risposto per le rime. “Tu non sei uno di quelli che può dare lezioni di buona politica, fino a poco tempo fa eri in Forza Italia. L’assessore al lavoro dovrebbe essere il primo a protestare”.

Come al solito sarcastico Facciolla. “Se l’assessore stava zitto e continuava a sonnecchiare come fa sempre era meglio per il molisani. Questo provvedimento danneggia le piccole regioni del Sud e noi diremo al prossimo segretario del Pd di opporsi. E Mazzuto invece lo difende per via della casacca di partito che indossa”.

Prima ancora anche Niro, Scarabeo, Pallante, Tedeschi, Matteo, Nola e infine Cefaratti e Cotugno hanno fatto luce sui rischi di dare più poteri alle regioni ricche. Andrea Greco invece ha criticato i colleghi difendendo l’operato dell’esecutivo di marca Lega-M5S. “Stiamo perdendo tempo, è impensabile che il governo avvalli provvedimenti contro il Sud. La riforma terrà conto delle esigenze del Sud Italia. Gli interessi dei molisani saranno garantiti dal M5S che è socio di maggioranza del governo”.

La conclusione è spettata a Toma, il cui intervento ha incredibilmente spaziato dai briganti a Cavour, dalle origini della sua famiglia ai grandi pensatori e politici del Dopoguerra.

Sul tema del giorno tuttavia il governatore è stato netto. “Il governo ha troppa fretta. Il processo in atto è costituzionale, quindi legittimo. Ma non si può votare un provvedimento senza che prima ci siano i pre-requisiti. Dobbiamo sapere quali sono i livelli assistenziali di prestazione o i costi standard previsti per legge per ogni regione”.

Toma ha provato a spegnere ‘l’incendio’ divampato per le parole di Mazzuto: “Ricordo al Pd che è il governo Gentiloni ad aver avviato il processo”, ma al tempo stesso ha mostrato di non essere d’accordo con Iorio. “La dimensione non è il vero problema. Lo sono le infrastrutture, per questo io parlo di investimenti di cittadinanza. Il Regionalismo funziona se le Regioni hanno un livello infrastrutturale simile”.

È servita però un’interruzione di quasi tre ore per trovare la quadra sulla mozione di Micaela Fanelli, rivista e limata di alcuni punti, coi contributi sia del centrodestra che del Movimento Cinque Stelle. Tutti d’accordo, tranne la Romagnuolo. La mozione chiede, in sostanza, che prima del Regionalismo differenziato il governo stabilisca i livelli essenziali di prestazione e che trovi accordi con le Regioni che vadano a tutelare i diritti civili e sociali, i servizi, la collaborazione fra le stesse Regioni.

“Il nostro non è un voto contro, ma un voto a favore di Conte, di Di Maio, di Salvini, per dare loro degli spunti” ha dichiarato il governatore. “Ma badate bene che il provvedimento del governo non è emendabile. Per questo dobbiamo chiedere delle modifiche ora e votiamo per questa mozione”.

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