M5s a un bivio

Divorzio da Casaleggio e litigi, M5S in crisi d’identità. I grillini molisani: “Sbagliato dividerci”

Rifondazione con o senza Giuseppe Conte? Come sarà il futuro del Movimento 5 Stelle dopo lo strappo con Davide Casaleggio e l'associazione Rousseau? I pentastellati sono ad un bivio mentre all'orizzonte potrebbe profilarsi una nuova diaspora. Lo abbiamo chiesto al parlamentare Antonio Federico, alla consigliera regionale Patrizia Manzo e al sindaco di Campobasso Roberto Gravina.

La data non è stata fissata, ma il d-day del Movimento 5 Stelle ci sarà fra pochi giorni. L’annuncio lo ha dato ieri pomeriggio (24 aprile) Giuseppe Conte, l’ex premier che per gran parte dei grillini è l’unico timoniere che può guidare la barca ad uscire dalla tempesta in cui rischia di naufragare dopo il divorzio da Davide Casaleggio e dall’associazione Rousseau (la piattaforma di partecipazione democratica) e ancora prima dopo le polemiche nate per il video di Beppe Grillo sul figlio accusato di aver violentato una ragazza.

“Conto di poter presentare all’Assemblea degli iscritti il nuovo Statuto e la Carta dei principi e dei valori all’inizio di maggio nel corso di un grande evento on-line, aperto e partecipato, e di procedere subito dopo alle votazioni dei nuovi documenti fondativi e dei nuovi organi, così da poter concentrare il nostro lavoro, con forza, sui problemi del Paese. Rifondare il Movimento 5 Stelle è una grande sfida”.

Il percorso di rifondazione del Movimento 5 Stelle è avviato. Un passaggio determinante per evitare di continuare a litigare (come nella migliore tradizione del Pd ad esempio), pur con il rischio di una nuova diaspora che farebbe seguito all’uscita di uno dei big – Alessandro Di Battista – e all’espulsione dei parlamentari pentastellati che non hanno sostenuto il Governo Draghi. Ma forse questa è l’unica strada, per stessa ammissione degli stessi ‘grillini’ (a proposito, si possono ancora definire tali?), per recuperare un’identità messa in crisi nel corso del tempo dagli insuccessi elettorali degli ultimi due anni, da litigi e veleni anche per le recenti alleanze (col Pd in particolare).

M5S insomma è a un bivio. Cosa succederà? Lo abbiamo chiesto a tre autorevoli esponenti del Movimento molisano: il parlamentare Antonio Federico, la consigliera regionale Patrizia Manzo e il sindaco di Campobasso Roberto Gravina. 

“Con l’Associazione Rousseau i problemi si trascinavano da tempo”, spiega il deputato, unico superstite della delegazione che nel 2018 alle Politiche aveva eletto anche Luigi Di Marzio (che ha lasciato M5S), Fabrizio Ortis e Rosa Alba Testamento (questi ultimi espulsi per il mancato sostegno al Governo Draghi).

I rapporti con Davide Casaleggio – fa intuire Federico – si sono iniziati a incrinare quando alcune indicazioni politiche sono state viste come ingerenze. “Utilizzare gli strumenti della piattaforma anche in maniera un po’ surrettizia per indirizzare l’attività dei parlamentari non è il massimo”, osserva Antonio Federico. “Nel tempo si sono ripetute una serie di cose, non c’era neutralità da parte della piattaforma (Rousseau, ndr) e questo ha provocato delle incomprensioni. Fino a quando negli Stati generali, agli inizi di dicembre, gli iscritti hanno deciso di instaurare un rapporto di partnership con una piattaforma informatica. Cosa che non si è riuscito a trovare”.

Per il parlamentare il divorzio da Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto nonchè fondatore con Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle, potrebbe provocare delle ripercussioni: “Ci sono persone più affezionate a questo strumento e potrebbero fare scelte diverse. In che senso? Non escluderei degli abbandoni. Credo che se ci sono dei problemi che non si riescono a risolvere, potrebbe essere un bene per entrambi evitando di lacerarsi di volta in volta per trovare un punto di accordo. Certo, mi auguro che tutti restino su questa barca ma bisogna rispettare gli impegni elettorali, incluso quello di pagare la quota alla piattaforma o a votare sì per un governo sostenuto dal Movimento 5 Stelle”.

Sulla rifondazione del Movimento inoltre “è necessaria una legittimazione tramite la votazione degli iscritti, se affidarsi a un organo collegiale o una figura unica come Giuseppe Conte. E bisogna capire con quale strumento farlo”, conclude Federico.

“Io credo che ci sarà un rafforzamento – è convinta la consigliera regionale Patrizia Manzo – ci riuniremo attorno a dei valori e principi che definiranno la nostra identità. E’ probabile che ci siano delle uscite, ma credo che andrà via chi non condividerà la nostra carta dei valori. Si potrebbe rafforzare di più il nostro spirito identitario”.

manzo federico

Anche perchè, ricorda l’esponente pentastellata bassomolisana, “quando il Movimento 5 Stelle è nato, è stato molto aggregante: ha messo insieme anime diverse che poi su alcune questioni si sono trovate lontane”. Anche a suo dire Giuseppe Conte può essere l’unico timoniere in grado di guidare la truppa pentastellata per la sua capacità di ascolto e di sintesi: “E’ riuscito a coniugare bene anche i principi dettati dalle 5 Stelle e di cui adesso non si parla più. Principi che si ritrovano nel Recovery che lui ha portato avanti all’inizio”.

Per il sindaco di Campobasso Roberto Gravina,una scissione sarebbe la replica di quanto avvenuto in altre realtà partitiche e sappiamo quali risultati hanno prodotto. A mio avviso è un errore di fondo. Le scissioni per quanto sinonimo di democrazia e di una vivacità di pensiero e di idee sono un grosso errore che non fanno altro che indebolire quello che già c’è”.

Il futuro è con Giuseppe Conte? “E’ inevitabile – l’opinione del primo cittadino del capoluogo – Conte continua ad essere una grande risorsa non solo in termini di esperienza, è anche una guida autorevole. Poi è chiaro che un movimento che ha quella genesi e che è nato in rottura (rispetto al sistema ndr), ha un futuro se però massimizza le esperienze di governo che ha maturato anche sui territori. Mi sembra di capire che la gran parte del Movimento (pur essendo eterogeneo) si riconosce in Giuseppe Conte, anche se poi ci saranno sempre i puristi o coloro che – la punzecchiatura finale di Gravina – sono affezionati a fare perenne opposizione”.

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