Il caso

Sospette irregolarità negli allevamenti di cavalli, associazione animalista va in Procura

Gli esponenti molisani di Stop animal crimes Italia presenteranno oggi una denuncia-querela al Tribunale di Isernia dopo l'ultimo sopralluogo a Montenero Val Cocchiara, piccolo centro dell'Alto Molise, per il mancato rispetto della normativa in vigore. "Ogni allevatore - sottolinea Giancarlo Calvanese - riceve 500 euro per ogni cavallo pentro, specie tutelata da una legge regionale. Questi soldi come vengono utilizzati? E la Regione controlla?".

Per chi non lo sapesse, Montenero Val Cocchiara è un piccolo centro dell’Alto Molise famoso per i suoi allevamenti di cavalli. Non parliamo di una ‘semplice’ razza di equini: gli animali sono tutelati da una specifica legge regionale, la numero 26 del 2005 (Interventi della Regione per la tutela e la valorizzazione del “cavallo pentro”) con cui la Regione Molise ha riconosciuto “un interesse generale” nella salvaguardia di questi equini originari proprio della zona del ‘Pantano della Fittola’, un’area pianeggiante di oltre 400 ettari in cui i cavalli pascolano allo stato brado. Uno spettacolo della natura suggestivo che ha reso Montenero Val Cocchiara famoso anche al di fuori dei confini regionali.

Peccato che i cavalli non sarebbero tutelati come la legge prevede: invece di trovare riparo e fieno nelle stalle, vagano sotto la neve e con le temperature vicine allo zero in cerca di cibo, rischiando di essere sbranati dai lupi, come sostiene una associazione e come dimostrano le immagini inviate alla redazione di Primonumero dagli animalisti della sezione molisana dell’associazione Stop animal crimes Italia, che oggi formalizzeranno una denuncia-querela in Procura a Isernia, competente territorialmente per Montenero Val Cocchiara.

cavalli Montenero Val cocchiara neve

Tutto è nato dopo tre sopralluoghi svolti dai rappresentanti dell’associazione giunti nell’area di Pantano della Fittola in seguito alle segnalazioni su sospette irregolarità commesse da alcuni allevatori del posto. Irregolarità riscontrate anche dagli animalisti che oggi si rivolgeranno agli inquirenti per chiedere loro di fare chiarezza sulla vicenda nella quale è in ballo anche l’impiego di soldi pubblici. “Ogni allevatore di Montenero Val Cocchiara – spiega Giancarlo Calvanese – percepisce 500 euro di finanziamenti europei che vengono erogati tramite la Regione Molise”.

A cosa servono i soldi? “Le normative prevedono che i cavalli vadano tutelati, che abbiano un ricovero nelle stalle e che vengano nutriti. Tali obblighi sono stati introdotti anche per salvaguardare l’ambiente circostante: se si lascia i cavalli pascolare tutto l’anno nel pianoro, aumenta la presenza di nitrati (rilasciato tramite gli escrementi) che inquinano le falde acquifere, come è stato rilevato tempo fa anche dall’Arpa”.

Quindi a novembre i cavalli devono essere ricondotti nelle stalle. A marzo, con l’arrivo della primavera, possono essere lasciati di nuovo liberi allo stato brado sul pianoro. Ma questo non avviene, come appurato dagli animalisti.

“Alcuni allevatori lasciano i cavalli all’aperto, con la neve e con le temperature che scendono sotto lo zero sia per risparmiare sul fieno sia per evitare, ad esempio, di effettuare lavori per adeguare le stalle“, le osservazioni del rappresentante dell’associazione. Ma “se non vengono ricoverati nelle stalle, i cavalli rischiano di essere sbranati dai lupi, com’è già successo”.

Per gli animalisti insomma i cavalli non vengono salvaguardati come prevede la legge regionale che, tra le altre cose, ha istituto una Consulta regionale per la tutela del ‘cavallo pentro’ e di un registro anagrafico, oltre a promuovere una serie di iniziative (rassegne equestri, rodei o corsi di addestramento equestri o a scopo terapeutico). La stessa normativa regionale prevede anche dei contributi concessi agli allevatori e agli imprenditori agricoli per la costruzione o ristrutturazione di ricoveri destinati ai cavalli di razza pentra oppure per realizzare staccionate, recinti ed abbeveratoi per gli stessi animali, ma anche per acquistare attrezzare tecnologiche.

I finanziamenti pubblici vengono erogati? E come vengono spesi? C’è un controllo della stessa Regione sull’impiego dei fondi? Sono aspetti tutti da chiarire per l’associazione animalista, secondo la quale è possibile ipotizzare una serie di reati su cui ovviamente dovrà fare luce la Procura di Isernia. 

“Questa situazione – conclude Calvanese – va avanti da dieci anni: alcuni allevatori già erano stati richiamati dalle autorità competenti (sono intervenuti i Forestali e l’Asrem ad esempio) perchè non erano a norma. Dunque, la nostra denuncia-querela nasce non solo a tutela degli animali ma anche della biodiversità di quel territorio. Abbiamo raccolto una serie di prove che dimostrano i reati commessi“.

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