La sentenza

Operazione “White beach”, non era narcotraffico ma associazione ‘di lieve entità’: dimezzate le pene

Poco dopo le 14 il verdetto del giudice del tribunale di Campobasso per gli arrestati con la pesante accusa di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico di cocaina. Si tratta dei dieci imputati che hanno scelto il rito abbrevviato. Il Pm aveva chiesto pene che andavano da un minimo di due anni fino ad un massimo di quasi 17 anni di reclusione. Gli avvocati difensori hanno ottenuto la dequalificazione del reato e quindi un rilevante sconto di pena per tutti. Condannato a sette e 10 giorni il 'capo' dell'organizzazione che rischiava la condanna più alta

Si chiude la prima parte del fascicolo giudiziario di “White beach”, l’inchiesta antidroga condotta dai carabinieri che all’alba del 5 dicembre 2022 portò all’esecuzione di 18 misure cautelari di cui 14 in carcere, e all’iscrizione nel registro degli indagati di 41 persone.

Dieci delle persone arrestate hanno poi scelto di comparire davanti al gip con il rito abbreviato. Gli altri, che hanno optato per il rito ordinario, sono stati rinviati a giudizio con il processo che è in corso a Larino.

Oggi – 3 aprile – al tribunale di Campobasso, poco dopo le 14, sono state emesse le condanne a carico dei primi. Il Gip, Veronica D’Agnone, ha proceduto con la dequalificazione del reato di associazione finalizzata al narcotraffico. Ha accolto la tesi difensiva degli avvocati Silvio Tolesino, Massimo Sabusco, Nicolino Cristofaro e Luigi Marinelli (di Torremaggiore) esprimendo condanne relative ad un’associazione a delinquere di lieve entità. Quindi c’è stato un dimezzamento delle pene richieste dal Pm Anna Rita Carollo.

Il magistrato, in fase di requisitoria, aveva chiesto condanne pesanti, consolidando il reato di associazione finalizzata al traffico. Richieste che andavano da un anno fino a quasi diciassette anni per colui che è considerato il ‘capo’ dell’organizzazione criminale, un pugliese residente da anni sulla costa molisana. Lorenzo Russi, arrestato a Campomarino.

Gli avvocati, invece, hanno rappresentato l’insussistenza delle accuse: “Tuttalpiù – hanno riferito in aula i legali – si può parlare di un micro-spaccio probabilmente anche organizzato ma nulla che abbia a che fare con grossi quantitativi di stupefacenti”.

In linea con quanto espresso in occasione delle arringhe difensive, il gip oggi ha dequalificato il reato iniziale condannando i dieci imputati a pene che vanno da un anno e otto mesi, fino a 7 anni e dieci giorni per il principale indiziato.

“Siamo soddisfatti – hanno detto all’uscita dall’aula i difensori Tolesino, Sabusco e Cristofaro – c’era una richiesta pesante da parte della pubblica accusa, siamo riusciti a scardinare in parte l’impianto accusatorio ottenendo pene di gran lunga inferiori”.

L’inchiesta, condotta dai carabinieri a dicembre di due anni fa, aveva permesso di smantellare una organizzazione che con la collaborazione di personaggi della criminalità foggiana e in particolare sanseverese, riforniva di cocaina la provincia di Campobasso.  Campomarino Lido come sede logistica, dove – fra l’altro – abitava Lorenzo Russi, un incensurato di San Severo da molti anni residente in Molise. Secondo l’accusa, proprio quest’ultimo, con la collaborazione di alcuni familiari, confezionava dosi per lo spaccio al dettaglio destinato a Termoli, Guglionesi, Sant’Elia a Pianisi e nella stessa Campomarino. Ma episodi di smercio sono stati registrati anche a Portocannone e in alcuni quartieri di Campobasso.

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