La maxi truffa

False Naspi, chiuse le indagini. Chiesto il processo per 15 imprenditori e consulenti del lavoro

Devono rispondere di 17 capi di imputazione che vanno dalla truffa in concorso ai danni dello Stato all’appropriazione fraudolenta di erogazioni pubbliche. Il raggiro, ai danni dell’Inps, scoperto dai carabinieri nelle province di Campobasso e Isernia. Sottratti alle casse dell’ente previdenziale oltre 300mila euro

Chiuse le indagini su quella che è stata denominata “Operazione Naspi” condotta lo scorso anno dai carabinieri di Campobasso su disposizione della Procura del capoluogo. Gli indagati, comparsi davanti al Giudice per le Udienze Preliminari, sono stati rinviati a giudizio. In quindici dovranno sostenere il processo che li vede imputati, a vario titolo, di diciassette capi di imputazione che vanno dalla truffa ai danni dello stato all’appropriazione fraudolenta di erogazioni pubbliche.

Avrebbero intascato oltre 300mila euro ai danni dell’Inps. E davanti al tribunale di Campobasso compariranno imprenditori, commercialisti, consulenti fiscali e del lavoro oltre ad alcuni lavoratori. La prima udienza è stata fissata per il prossimo 17 ottobre. In aula diversi avvocati, pronti a scagionare dalle accuse i loro assistiti: Pino Sciarretta, Fabio Albino, Basso Tilli, Domenico Porfido, Alessandra Rossi, Loreto Vasile.

All’osso dei fatti: le persone indagate avrebbero fatto risultare assunti decine di lavoratori per poi, in breve tempo, licenziarli tutti, creando così il presupposto normativo per permettere loro di ottenere l’indennità mensile di disoccupazione.

I lavoratori assunti erano tutti dell’Europa dell’Est o del Sud America, molti dei quali ignari di quanto avessero firmato (il contratto) e quindi delle conseguenze.

I riscontri dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro che ha lavorato gomito a gomito con l’Inps hanno permesso infatti di accertare, in tutti i casi esaminati, la fittizietà delle imprese e dei rapporti di lavoro dichiarati. Sarebbe emerso un modus operandi caratterizzato da una condotta criminale che vedeva il contributo anche degli studi commerciali. In concorso, tutti gli indagati, avrebbero creato degli schermi societari, solo cartolari, da sfruttare quali veicoli giuridici poi per ottenere indebitamente il sussidio pubblico della disoccupazione, la cosiddetta Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego).

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Quindi è stata rilevata l’inesistenza di sedi operative, la mancanza di qualsiasi contabilità e l’insussistenza delle attività dichiarate: praticamente le società che risultavano datori di lavoro erano in realtà scatole vuote appositamente create al solo scopo di assumere (ovviamente solo sulla carta) una serie di asseriti lavoratori, che poi venivano formalmente licenziati.

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