Operazione naspi

Assunti e licenziati per avere la “disoccupazione” dall’Inps, sei professionisti accusati di associazione a delinquere

Si tratta di 3 commercialisti (consulenti del lavoro), un consulente legale e 2 imprenditori. Scoperte sette società fittizie (4 a Campobasso 3 a Isernia). Indagini su 43 lavoratori indagati. Ma tre di loro non sapevano neanche di essere stati assunti. La truffa si è consumata fra il 2018 e il 2020 per un totale di 308 mila euro. Seuqestrati beni per lo stesso importo

Associazione a delinquere finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di delitti di trugga per il conseguimento di indennità assistenziali, ai danni dell’Inps. Reati di natura fiscale. E ancora: truffa aggravata, continuata, in concorso con il conseguimento di indennità assistenziali sempre ai danni dell’Inps.

Sono queste le accuse che stamattina hanno portato i carabinieri di Campobasso – su disposizione della Procura – all’esecuzione di sei misure cautelari a carico di altrettanti professionisti di Campobasso e di Isernia.

Obbligo di dimora quindi per tre commercialisti (consulenti del lavoro), un consulente legale e due imprenditori.

All’osso dei fatti: le persone indagate avrebbero fatto risultare assunti decine di lavoratori per poi, in breve tempo, licenziarli tutti, creando così il presupposto normativo per permettere loro di ottenere l’indennità mensile di disoccupazione.

I riscontri dei carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro che ha lavorato gomito a gomito con l’Inps hanno permesso di accertare, in tutti i casi esaminati, la fittizietà delle imprese e dei rapporti di lavoro dichiarati. E’ stato quindi accertato un modus operandi caratterizzato da una condotta criminale che vedeva il contributo di consulenti fiscali e del lavoro (4 di coloro che sono stati raggiunti da misura cautelare) che avevano creato degli schermi societari, solo cartolari, da sfruttare quali veicoli giuridici poi per ottenere indebitamente il sussidio pubblico della disoccupazione, la cosiddetta Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego).

Quindi è stata rilevata l’inesistenza di sedi operative, la mancanza di qualsiasi contabilità e l’insussistenza delle attività dichiarate: praticamente le società che risultavano datori di lavoro erano in realtà scatole vuote appositamente create al solo scopo di assumere (ovviamente solo sulla carta) una serie di asseriti lavoratori, che poi venivano formalmente licenziati.

Truffa INPS

Al momento oltre alle sei misure cautelari sono infatti 47 lavoratori indagati e ben 7 le società ‘fittizie’ scoperte dagli uomini dell’Arma.

Va precisato – ha riferito in conferenza stampa questa mattina il Capo della Procura, Nicola D’Angelo – che le indagini sono in corso per accertare la posizione dei lavoratori. Perchè in almeno tre casi, per esempio, i destinatari della Naspi non sapevano neanche di essere stati assunti. Qunidi c’è stato un indebito uso delle loro generalità”.

L’esame dei casi approfonditi ha permesso di localizzare il fenomeno perlopoù a Campobasso e in provincia di Isernia, dunque di localizzare le imprese “fantasma” in un ambito territoriale ben delimitato, ma anche di circoscrivere alcuni dei settori economici colpiti: quelli relativi al giardinaggio o ai servizi di pulizia.

Un’indagine partita su allarme dell’Inps che da tempo ha avviato precise verifiche rispetto ai dati in loro possesso e quando quelle pratiche hanno inziiato ad insospettire i funzionari della sede di via Zurlo, è partita la segnalazione ai carabinieri che hanno avviato  – d’accordo con la Procura – accertamenti lunghi due anni (dal 2018 al 2020).

In questi due anni la truffa nei confronti dell’Ente previdenziale ha toccato i 308mila euro. Tant’è che sempre questa mattina non soltanto sono state eseguite le misure cautelari a carico delle persone fisiche ma sono stati sequestrati anche 300mila euro di beni, perlopiù conti correnti e beni immobili.

Insomma una vera emorragia di risorse pubbliche che vede all’opera non solo imprenditori senza scrupoli, ma anche professionisti del settore che mettono a servizio dei truffatori le loro competenze tecniche, come i 6 indagati che ora dovranno rispondere delle accuse all’Autorità giudiziaria.

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