L'inaugurazione

Anno giudiziario, il Molise nascondiglio della mafia. Allarme minori: droga e disagio

Questa mattina la cerimonia al Palazzo di giustizia di Campobasso. Prima la relazione del presidente della Corte d'Appello Rossana Iesulauro poi, tra gli interventi, quelli del Procuratore Generale, Mario Pinelli: "Tre gli antidoti per salvaguardare la regione: efficienza della pubblica amministrazione, lavoro e scuola"

Le mire della criminalità organizzata campana e di quella pugliese, la presenza dei collaboratori giustizia sul territorio (e non sempre completamente fuori dalle dinamiche dei clan), il dilagare del disagio giovanile con la recrudescenza di reati che li riguardano.

Sono stati alcuni dei temi centrali della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario che questa mattina si è tenuta nell’aula “F.Colitti” del Palazzo di giustizia di viale Elena a Campobasso, ma in forma a ridotta a causa della pandemia.

Come da protocollo, in apertura ha preso la parola la presidente della Corte d’Appello Rossana Iesulauro che dopo aver illustrato l’andamento della giustizia in Molise è passata ad illustrare i numeri, cartina tornasole dello stato di salute della società molisana. Aumentano le frodi on-line e i reati di indebita percezione di finanziamenti pubblici (reddito di cittadinanza), persistono le violazioni in materia di stupefacenti ma a preoccupare sono soprattutto i fenomeni di devianza e criminalità minorile.

Scende nello specifico, tra gli interventi, il Procuratore generale Mario Pinelli che va dritto al sodo: “Il basso numero di fascicoli in materia di criminalità organizzata, se valutato di per sé solo, non rassicura affatto e non legittima il convincimento che il territorio molisano possa considerarsi immune da pericolose infiltrazioni di origine campana e pugliese”.

Mario pinelli procuratore generale cb

Dalle relazioni acquisite, da quella del procuratore della Dda a quella dei procuratori di Isernia e Larino, nonché dai reparti delle forze di polizia, “continua ad emergere in modo diffuso la viva preoccupazione di come il Molise risulti fortemente esposto agli appetiti di cellule mafiose”.

Quindi cita i cosiddetti “reati spia” che partono dal traffico di stupefacenti (sostanze provenienti dalla costa albanese) “al deposito di armi da parte di clan pugliesi per i quali il territorio molisano rappresenta una valida opzione”.

Parla anche del Molise quale terra di stoccaggio di rifiuti perché in gran parte ancora incontaminata e del fenomeno del riciclaggio, passando per le estorsioni. E poi un passaggio sottile, ma efficace a rendere l’idea del rischio, anche quello sulla presenza in Molise di numerosi ex collaboratori di giustizia che “come pure sottolineato nelle relazioni dei procuratori della Repubblica e delle forze dell’ordine, sembrerebbero in molti casi non avere definitivamente reciso il collegamento con le cellule criminali di provenienza”.

E’ improbabile infatti – e il procuratore generale lo sottolinea nel suo intervento – che in un mondo globalizzato la delinquenza mafiosa si sottragga alle generalizzate regole di “fluida pervasività rinunciando ad immettersi su scenari delocalizzati purché in grado di assicurarle – come non par dubbio anche per il Molise – illeciti guadagni”.

E poi cita gli antidoti per far fronte a scenari che potrebbero quindi diventare oltremodo inquietanti e preoccupanti: una congrua attività di monitoraggio, soprattutto nel settore finanziario e societario, in una rigorosa spinta repressiva; e ancora, in modo ugualmente instancabile, nell’attività di prevenzione su tre elementi cardine: una pubblica amministrazione efficiente, il lavoro e la scuola.

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