Termoli

Primo, Graziella ed il loro presepe ventennale in giardino: il vero significato del Natale ritrovato fotogallery

Da trent’anni a Termoli, innamorati da una vita, Primo e Graziella regalano le loro costruzioni artigianali a chiunque passi per via Udine: “Mi faccio sempre i complimenti da sola, ma quest’anno diverse persone sono venute a fotografarlo. Sono contenta”.

È ufficialmente iniziato il conto alla rovescia per il Natale, il periodo più amato dai bambini e dai commercianti: si tirano fuori le statuine del presepe e gli addobbi per l’albero. Eppure, le festività, sono diventate solo l’ennesima scusa per trascinare i cittadini in un vortice consumistico che sembra non conoscere fine, gli animi si sono raffreddati divenendo quasi glaciali e l’unico, ridondante pensiero è: “Che regalo a tizio?”.

In un mondo trasformato e venduto al mare del mega consumismo, in cui i valori d’un tempo vacillano alla vista di vetrine addobbate appositamente per abbindolarci, c’è ancora qualcuno che ripone un bagliore di speranza nella tradizione: parliamo di due coniugi, naturalizzati termolesi, che da oltre vent’anni allietano un quartiere altrimenti spoglio con il loro presepe in giardino. Bello di giorno, straordinario e suggestivo di sera.

Sono Primo Boccati e Graziella Valentino, residenti al primo piano di via Udine al civico 18 che, come da tradizione, alla fine di novembre “perché se no poi fa troppo freddo” trasformano il loro lembo di terra verde in uno spettacolo di luci e colori. Un’antitesi, se ci pensiamo, rispetto al grigiore d’una città vuota, buia e pacchiana, illuminata solo da qualche filo di luce qua e là e dove il vero spirito del Natale è morto e sepolto.

Più di cento statuine, circa venti casette create artigianalmente da Primo (o Tato come soprannominato da sua moglie) arricchiscono l’immagine della sacra natalità. Nel presepe di Primo e Graziella c’è tutto: dal panettiere con il forno acceso, al fabbro intento a creare oggetti in acciaio, ai pescatori, passando per i suonatori di vari strumenti, i pastori con il gregge al seguito, le lavandaie e tanti animali, pecore in primis e poi cani, gatti, cammelli, papere, oche.

Ci sono perfino un ruscello, in cui scorre vera acqua, quattro fontane da cui sgorga la fonte, i lampioni illuminati che incorniciano i viali in pietra ed un mulino funzionante a contornare la stalla che ospiterà Gesù. Personaggi che, nel corso degli anni sono mutati ma lasciando intatto lo spirito dei coniugi: “Una quindicina di anni fa i personaggi erano alti 55 centimetri – conferma Primo – Quest’anno sono di 32 centimetri”.

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Vent’anni fa, dopo un decennio dal loro arrivo a Termoli, hanno deciso di addobbare il loro giardino, perfettamente curato durante tutto l’anno, sistemandoci sopra un presepe che occupasse tutto lo spazio disponibile, impossibile da fotografare nella sua interezza, ma sempre con il volto dei personaggi rivolto verso la strada: “Così chi passa da qui lo vede attraverso l’inferriata – confida Graziella – Mai nessuno in vent’anni si era fermato a chiedermi di poterlo fotografare. Per me è un vanto”.

Con il passare del tempo il presepe dei coniugi Boccati è divenuto un’istituzione e passando per via Udine spesso ci si imbatte in bambini che ammirano, esterrefatti, quel costrutto tanto banale quanto ricco di significato sistemato “in circa una settimana”, racconta orgogliosa Graziella che ringrazia tutti coloro che si fermano ad ammirare il presepe e le fanno i complimenti: “Anche se l’età rallenta il lavoro e le mani non sono più quelle di una volta, noi non demordiamo”.

Primo e Graziella stanno insieme da una vita: lei siciliana, lui ferrarese, si sono conosciuti ad Augusta dove Graziella aveva un panificio. Primo era un marinaio e un giorno, quasi per caso, si è ritrovato nel forno di Graziella ed è nato l’amore: “Il forno fu galeotto, ma ho ancora una donna in ogni porto”, scherza Primo mentre si affretta a sistemare altri elementi nel presepe che deve essere ultimato “prima dell’arrivo dei nipoti”.

Primo e Graziella sono la linea di confine tra la fastidiosa ridondanza del contingente buonismo retorico ed ipocrita, nascosto nelle dozzinali frasi fatte ed il patrimonio tradizionale che riempie l’anima dal profondo vuoto che lo opprime, accendendo la speranza nelle piccole cose fatte con il cuore: “Ho detto alle maestre dei miei nipoti di portare le classi a vedere il presepe. Non vedo l’ora di vedere i volti dei bambini illuminarsi” ha confessato Graziella prima di congedarsi. Se vi trovate in via Udine recatevi al civico 18 per ammirare questa meravigliosa creazione artigianale in grado di sciogliere il più gelido dei cuori, Grinch compreso.

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