La testimonianza

Diabetica dopo vaccino, costretta a fare 500 km per i presidi salva-vita. Dopo le diffide denuncia Asrem

Maddalena Milano, 43enne isernina residente a Roma, ha contratto una forma grave di diabete dopo Astrazeneca. Per ritirare le strumentazioni che segnalano le sue frequenti crisi glicemiche deve tornare a Isernia, pur avendo il medico di base nella Capitale. Decine e decine di pec, solleciti e diffide non sono servite ad ottenere l'autorizzazione che le eviterebbe di dover percorrere una distanza tanto lunga per poter ritirare i presidi salva vita. Sabato scorso ha denunciato l'azienda sanitaria molisana al commissariato di Isernia. "Autorizzi Asl a Roma a darmi ciò che mi spetta di diritto"

E’ diventata diabetica dopo l’inoculazione del discusso vaccino Astrazeneca. Oggi è costretta a percorrere circa 500 chilometri per ritirare l’apparecchiatura medica che le può salvare la vita nella sciagurata ipotesi che la sua glicemia decida di ‘impazzire’. Sabato scorso, 28 ottobre, si è recata al commissariato di Isernia (dove ha la residenza ma non il domicilio) per presentare formale denuncia contro l’Asrem che non risponde alle sue innumerevoli richieste di autorizzare del ritiro dei presidi che le eviterebbero il viaggio dalla Capitale – dove vive e lavora – alla sua città di origine.

Questa è la storia di Maddalena Milano una 43 anni isernina che ha contratto una grave forma di diabete dopo aver fatto, come milioni di italiani, il vaccino contro la Covid 19. Maddalena, che aveva una vita normalissima prima della vaccinazione, ha raccontato l’anno scorso in esclusiva a primonumero i mesi di una malattia invalidante e permanente con la quale combatte ogni giorno della sua ‘nuova’ vita.

Maddalena Milano

Oggi, in questa toccante lettera che pubblichiamo, riferisce il seguito di quella storia.

“In questo percorso in salita e spesso troppo faticoso, continuano a ‘capitare’ incidenti che stavolta prescindono da una dose sbagliata di insulina o da una caramella che non dovevo mangiare. Da due anni, causa cavilli burocratici, devo farmi 500 km per poter aver accesso a presidi ritenuti salva vita e ufficialmente inseriti nel piano terapeutico che la sanità associa al codice di patologia cronica che mi è stato assegnato (013). Ebbene sì, nonostante capiti (e non così di rado) di attraversare momenti di importante difficoltà (ogni due mesi la clinica mi sottopone a controlli), devo tornare ad Isernia (da Roma dove risiedo e lavoro da anni ormai) e solo il martedì e il giovedì per poter ritirare la strumentazione che mi consente di evitare o limitare crisi ipo/iper glicemiche che possono essere molto pericolose.

Ma questo non è sufficiente. Il piano prevede una fornitura annuale, ma la farmacia dell’Asrem molisana li eroga ogni 4 settimane perché, dicono, di non averne a sufficienza. Nel corso dei mesi, questa cosa è diventata un problema. Sono dispositivi che possono tra l’altro rompersi o risultare difettosi. Tempo fa quindi mi sono recata alla Asl qui a Roma richiedendo di poter accedere ai presidi direttamente qui (a 300 metri da casa mia). Specifico che ho il medico di base qui. Mi viene detto: “Nessun problema, è sufficiente che la Asl di appartenenza ci invii una pec di autorizzazione”. Ovviamente ho atteso mesi, senza avere riscontro. Frattanto la situazione ha continuato a peggiorare (senza considerare che il martedì e il giovedì è anche abbastanza scomodo muoversi, specie se magari lavori). Un mese fa dunque il medico mi suggerisce di inviare una pec direttamente a Roma. Un’incaricata dell’Asrem mi telefona personalmente e mi rassicura dicendo che avrebbe sicuramente provveduto a risolvere la questione. Dopo 10 giorni mi contatta dicendo che dopo 4 pec ancora non era riuscita a prendere contatto con un responsabile in Molise. Frattanto le mie scorte sono quasi esaurite… Giorni fa (il 24 ottobre, ndr) invio un’altra pec sollecitando risposta e ribadendo che si tratta di presidi salva vita con monito di rispondere entro 48 ore. Ne ho inviate 60 (asrem@pec.it -segreteria.presidenza@regione.molise.it) con oggetto ‘Diffida’. Ho pochi giorni di autonomia. E nessuno risponde.

Dopo aver fatto denuncia al commissariato Maddalena aggiunge sconsolata: “Dovevano solo autorizzare Roma a rilasciare quello che mi spetta di diritto e nemmeno di fronte al mio ‘vi riterrò responsabili qualora mi accada qualcosa’ qualcuno ha mosso un dito (ne bastava uno) per scrivere un dannato ok in risposta ad una stramaledetta mail”.

Va detto che i presidi utilizzato da Maddalena sono dotati di allarme. Il sensore scade ogni 10 giorni (mentre il cip interno dura tre mesi) e si attiva in caso di innalzamento (o abbassamento) della glicemia. Evenienza che, nel suo caso, può verificarsi in qualunque momento, anche durante il sonno notturno e senza preavviso. Ecco perché è così importante per lei, soggetta a una forte instabilità della sua glicemia, averne sempre disponibili per intervenire tempestivamente in caso di crisi.

E non è tutto: “A fine settembre mi contattano dall’Asrem per rispondere a un mio sollecito all’invio di un fascicolo sanitario contenente una relazione dell’ospedale militare di Bari inviata a loro e destinata a me. L’ho sollecitata per tre mesi. Pare non ci fosse nessuno che potesse protocollare pur contenendo una risposta importante per me. A ottobre mi hanno chiamata per dare esito ad una pec di aprile! Che tempismo e che efficienza! A me frattanto serviva e subito perché gli avvocati dovevano procedere contro il Ministero della Salute e in tempi prestabiliti”.

Oltre ai problemi di comunicazione con Asrem, la signora Milano ha anche intentato una causa risarcitoria per ottenere un indennizzo per i danneggiati da vaccinazione previsto per legge.

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