Sono due fratelli rom quelli iscritti nel registro degli indagati per i fatti accaduti la notte fra il 12 e il 13 luglio. E si procede per lesioni. Ma le indagini degli agenti del Commissariato di Termoli in collaborazione con i colleghi della squadra mobile di Campobasso spaziano a 360 gradi.
Negli uffici della Procura di Larino, sulla scrivania del sostituto Marianna Meo sono stati lasciati tutti i primi elementi raccolti in questa fase delle indagini che è soltanto allo stato embroniale. Il numero degli indagati, infatti, sarebbe destinato a salire. Un fatto è certo e cioè che quella che si è aperta è una faida fra due famiglie rom rivali: quelli di Santa Croce di Magliano (imparentati con la comunità rom di Pescara) e quella di Termoli (che invece avrebbe legami con la comunità rom di Lucera).
Al centro della faida “la suddivisione delle zone di Termoli”. Quali zone? Le persone interrogate in questi giorni non lo dicono ma gli investigatori avrebbero buoni elementi per dedurre che i riferimenti siano alle zone di spaccio. Stando alle indiscrezioni, infatti, pare che la comunità rom di Termoli avesse intimato ad un giovane di Santa Croce di non recarsi più nella città adriatica molisana. Ma questi, invece, lo avrebbe fatto ugualmente scatenando la faida. Quindi prima la colluttazione con lui, poi le botte alla madre (presa a bastonate) e i colpi di pistola al padre.
A disposizione degli inquirenti ci sono una mercedes, il cui specchieto laterale sarebbe stato colpito da alcuni proiettili e una pistola lasciata sotto l’auto abbandonata in via Pertini ma che non è la stessa che ha sparato. A disposizione delle famiglie rom dunque ci sarebbero delle armi detenute illegalmente (come quella sequestrata), aspetto che preoccupa non poco gli investigatori che sui fatti stanno cercando di fare luce nonostante la reticenza palesata dagli interessati in sede di audizione negli uffici della questura.
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