Reparti svuotati

Gennaio difficile negli ospedali: personale sotto pressione e turni di 12 ore, con l’incognita Covid

Si preannunciano settimane difficili nei presidi sanitari della regione dove non è stato rimpiazzato il personale a cui il contratto è scaduto lo scorso 31 dicembre. In alcuni reparti del Veneziale vengono segnalati turni 'extralarge' (anche di 18 ore), mentre al Cardarelli ci sono criticità in Medicina e nuovi contagi in Nefrologia e Chirurgia. La recrudescenza del virus potrebbe complicare ulteriormente la situazione

Meno operatori sanitari nei reparti (200 contratti sono scaduti il 31 dicembre scorso) e le nuove (per ora indecifrabili) varianti del Sars-Cov-2 dalla Cina: la combinazione di questi due elementi spaventa e mette in apprensione il personale degli ospedali di Campobasso e Isernia. Medici e infermieri raccontano le nuove difficoltà, i turni massacranti e la preoccupazione per le prossime settimane, almeno fino a quando non rientreranno in servizio gli 85 infermieri a cui sarà rinnovato il contratto: sono gli unici, tra i 280 operatori per i quali era stata chiesta la proroga, che potranno tornare in corsia ma solo dal prossimo 21 gennaio. Altri 37 infermieri (su 54) sono stati invece dichiarati idonei da Asrem che ha pubblicato la graduatoria lo scorso 28 dicembre: è il personale che ha i requisiti per la stabilizzazione, in pratica coloro che hanno maturato i diciotto mesi di servizio, dal 30 giugno 2022, con il Servizio sanitario regionale. Saranno assunti a tempo indeterminato.

Nel frattempo in alcuni reparti del Cardarelli (ma non solo) si stringono i denti: la Medicina, ad esempio, ha dovuto fare a meno di otto infermieri e cinque medici. Al quinto piano dell’ospedale, dove si trova una parte del reparto, i posti letto sono passati da 14 a 8: manca il personale per assistere i pazienti. 

Ci sono meno operatori in Malattie Infettive e in Terapia Intensiva, come hanno rimarcato alcuni rappresentanti sindacali nei giorni scorsi. “I reparti vitali sono privati di personale”, le parole di Costanzo Sampogna (Fp Cisl). Proprio nei reparti in cui si assistono i pazienti covid c’è apprensione per l’eventuale recrudescenza del virus e per l’aumento dei malati. Contagi – riferiscono fonti ospedaliere – sono stati riscontrati in Nefrologia e in Chirurgia.

Preoccupazioni condivise anche dal pronto soccorso del Cardarelli, reparto di ‘frontiera’ e nel quale i pazienti che arrivano in ospedale spesso non sanno nemmeno di avere un’infezione da Sars-Cov-2 perchè hanno sintomi lievi.

Ci sono problemi per il Centro di Salute mentale di Termoli .

Sempre a Termoli, al San Timoteo, una delle maggiori difficoltà è rappresentata dalla carenza di infermieri nel reparto di Psichiatria: solo uno per fronteggiare le esigenze di 7 pazienti psichiatrici, con un infermieri a casa per “infortunio sul lavoro”, ovvero in seguito alle lesioni riportate dall’aggressione da parte di un degente ricoverato.

A Isernia la Psichiatria di notte non funziona perchè mancano medici e infermieri”, ha denunciato Carmine Vasile della Fials. “E’ penalizzata la Medicina, non sono stati rinnovati gli infermieri che effettuavano i tamponi e i vaccini a domicilio. Inoltre, delle 14 unità di personale assunte con la legge Madia alcune sono state dirottate nelle strutture carcerarie rimaste sprovviste di sanitari. Negli ospedali probabilmente i disagi si accentueranno dopo le festività, quando negli ospedali si tornerà a lavorare a pieno ritmo”.

Al Veneziale la situazione è drammatica: ci sono operatori che tra il 31 dicembre e il 1 gennaio hanno svolto turni di 18 ore (reperibilità compresa). E ieri sera per il terzo giorno consecutivo, da quanto si apprende da fonti interne all’ospedale di Isernia, al pronto soccorso c’erano solamente due infermieri a gestire l’enorme afflusso di pazienti nell’unico punto di prima emergenza della provincia pentra. Lo stesso primario del pronto soccorso di Isernia, il dottor Lucio Pastore, dopo due turni di 12 ore ciascuno è stato costretto ad allontanarsi, come spiega a Primonumero: “La situazione è degenerata ma non ora, da molti giorni. Stiamo vivendo una precarietà assoluta. Ci sono operatori che svolgono turni di 12 ore come ho già provveduto a segnalare all’Ispettorato del Lavoro e al Nas. Senza risposte strutturali, credo che arriveremo al collasso del sistema”.

“Andiamo avanti solo per spirito di servizio, per continuare ad assistere i pazienti”, sottolinea Sonia Lepore, infermiera e sindacalista del Nursind. “Purtroppo i contratti sono scaduti e gli operatori non sono stati rimpiazzati”.

I sindacati hanno proclamato lo sciopero per il 12 gennaio: un segnale forte per chiedere al commissario alla sanità Donato Toma e ai vertici Asrem di intervenire immediatamente.

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