Termoli

Il Panfilo-Fuori Rotta: dai successi degli anni Cinquanta alla decadenza. Ora la speranza di un nuovo inizio

La travagliata storia dello stabilimento ricostruita con documentazione e testimonianze da Giovanni De Fanis. La famiglia Sciarretta, da Bassantonio ai figli, protagonista sin dal primo Novecento della storia della balneazione a Termoli. Manfredo Sciarretta e la costruzione del Panfilo, primo stabilimento in muratura alla Marina di Sant’Antonio. L’alternarsi di disavventure e riprese non ha mai fatto venire meno l’affetto di una città, ma non solo, per un locale che ha segnato l’evoluzione dell’attività turistica moderna di spiaggia.   

A guardarlo è irriconoscibile, non solo a causa dell’incuria di questi anni, ma anche per l’insensato restyling esterno fatto a suo tempo. E poi quel nuovo nome, alla luce dei fatti presagio di quel che sarebbe successo.

Ecco perché la notizia che il vecchio Panfilo, ribattezzato all’inizio degli anni Duemila Fuori rotta, è stato dato in concessione a due imprenditori locali forniti di titoli adeguati per riportarlo all’antico splendore, ha riscontrato un eccezionale interesse. Di più: una speranza.

Una vicenda, quella dell’ex stabilimento balneare della spiaggia termolese, che s’intreccia con lo sviluppo del turismo del mare nel primissimo dopoguerra e che, pur tra alcune vicissitudini, lo ha visto per un tempo non breve protagonista della sua moderna evoluzione.

Quando nel marzo del 1940 Manfredo Sciarretta, classe 1891, ne inizia la costruzione, sulla Marina di Sant’Antonio operano solo due altri stabilimenti balneari, entrambi in legno e montati in acqua l’estate. Ne sono proprietari suo padre Bassantonio e il fratello minore Salvatore. Il primo, classe 1863, il secondo, nato nel 1905.

Panfilo Fuori rotta foto storiche

Manfredo Sciarretta con la moglie

 

Manfredo e Salvatore non sono due sprovveduti, fino a quel momento hanno collaborato attivamente col padre imparando bene il mestiere. Bassantonio Sciarretta, in origine falegname, sin dai primissimi anni del Novecento è stato uno dei più attivi e lungimiranti balneatori termolesi.

Proprietario dello stabilimento a mare Nettuno, vera e propria opera d’arte di legno, il più bello ed elegante mai visto alla Marina dal 1870, prima data accertata della presenza in loco di una significativa “colonia bagnante”.

Un impianto, quello del Nettuno, fatto apposta per attrarre una clientela selezionata, ed infatti per tutta la sua esistenza è stato ritrovo ricercato, di giorno e di sera, del cosiddetto bel mondo, fatto di vacanzieri benestanti e anche di spensierati nullafacenti, non solo del Molise ma di tutta Italia e anche stranieri.

Al finire dell’estate del 1930, poco prima di essere smontato, un tremendo fortunale ne decreta l’irrimediabile fine. Il durissimo colpo non fiacca la volontà degli Sciarretta di ricominciare da capo. Pochi anni dopo (1935), infatti, sono già in grado di mettere in acqua un nuovo stabilimento, sempre in legno: il Sirena.

Panfilo Fuori rotta foto storiche

Il Sirena

 

Quattro anni dopo è Salvatore, il più piccolo dei figli maschi, a mettersi in proprio. Il suo stabilimento è posizionato non lontano da quello del padre. Questi, ormai anziano, per la gestione del Sirena si avvale anche dell’altro figlio, Fernando, classe 1903, nel frattempo tornato da Roma, dove si era tempo prima trasferito.

Il 1939 è anche l’anno in cui l’Amministrazione comunale dà inizio ai lavori di completamento dell’allora via Mario Carusi (oggi v. Mario Milano) che dalla stazione Fs conduce alla spiaggia, agevolando non poco l’accesso al mare di vacanzieri e residenti. Incoraggiato anche da questo, Manfredo Sciarretta l’anno dopo si lancia nella costruzione del primo stabilimento balneare in muratura della spiaggia termolese.

Progettista è l’ing. Galileo Sciarretta, il quale disegna un locale dotato di ampio ingresso, un salone per ristorante, ricevimenti e sala da ballo, il cui prolungamento esterno è una terrazza scoperta, anch’esso di multiplo utilizzo (solarium, intrattenimenti vari, sia diurni che serali).

 

L’intero piano, raccordato a quello stradale, è invece sopraelevato di due metri dall’arenile e per l’inizio dispone di due sole cabine-spogliatoio. Si tratta però di una costruzione in progress, diremmo oggi, poiché alla prima seguiranno altre fasi di costruzione.

La loro sequenza è indicata in un documento datato ottobre 1946 che il comandante della Capitaneria di porto di Ancona, avente allora giurisdizione su Termoli, trasmette al Ministero della Marina mercantile (2). Il documento però non dice che nel 1943, causa la guerra e poi lo sbarco angloamericano, ne ferma la costruzione.

Ciò non impedisce che quanto già realizzato venga utilizzato dagli stessi alleati come circolo per i suoi ufficiali. Gli stessi alleati, avendone necessità, l’amplieranno dotandolo di cucina e magazzino. Riguardo a quel periodo storico c’è ancora chi ricorda, per averle spiate da ragazzino, le serate da ballo organizzate al suono di boogie-woogie con le orchestrine formate da altri commilitoni.

Passata la guerra a Termoli, già dal 1944 il Panfilo, munito di licenza, può dispiegare l’attività per cui è sorto, diventando subito punto di riferimento della piccola borghesia locale e regionale, nonché di ben selezionate famiglie benestanti di altre parti d’Italia.

Con la definitiva costruzione e un centinaio di cabine a disposizione diventa in poco tempo lo stabilimento più importante della marina di Termoli. Ma a renderlo ancor più attrattivo è il ristorante e, soprattutto, l’ampio terrazzo scoperto dove esibiscono orchestrine di buon livello, si organizzano feste da ballo, di cucina e di altre abilità, concorsi di miss e reginette di spiaggia.

 

Panfilo Fuori rotta foto storiche

Anni 50. Serata danzante al Panfilo

 

Al Panfilo, specie nella seconda metà degli anni Cinquanta, a testimonianza di Enzo Sciarretta, figlio di Manfredo, si esibiscono cantanti allora di moda quali Ornella Vanoni, Fred Buongusto, Adriano Celentano e altri. Per diversi anni è il locale più alla moda della costa adriatica da Francavilla al Gargano.

La conduzione dell’impresa è saldamente in mano al suo proprietario, coadiuvato dai figli Clara, Bassantonio, detto Tonino, ed Enzo. Storico bagnino del Panfilo è suo cugino Antonio Sciarretta, detto Bine, popolarissimo per la sua straripante simpatia.

Tutto questo non basta a Manfredo Sciarretta, il quale già dal 1946 coltiva un altro ambizioso progetto: abbinare al Panfilo la realizzazione di un albergo balneare, in analogia con le stazioni balneari più rinomate. La posa della prima pietra dell’Hotel Rosary risale al giugno del 1947, ma fino al 1949 i lavori non iniziano, poi a tappe rallentate vengono realizzati il piano terra e l’ammezzato e lì si fermano.

Ciò nonostante “per alcuni anni la sinergia tra le due strutture turistiche dà frutti copiosi, ma le difficoltà finanziarie connesse alla realizzazione di entrambe col passare del tempo si riveleranno insuperabili e porteranno al fallimento e alla vendita per via giudiziaria del Panfilo e del Rosary” (3).

Ad aggiudicarseli insieme (perché non consentita la vendita separata dal Tribunale) è nel 1962 Nicola Sebastiano Crema, imprenditore e commerciante termolese nato nel 1908. Inizia così una nuova storia del Panfilo. Crema, dati i suoi impegni, non può occuparsi in prima persona del Panfilo e così lo affida in gestione. Gli sforzi principali li dedica al completamento dell’albergo, riuscendovi, con non pochi sacrifici e forza di volontà, dopo alcuni anni.

La gestione del Panfilo però non dà i risultati auspicati e così lo mette in vendita. Ad acquistarlo nel 1970 sono due imprenditori del ramo riminesi: Pier Paolo Cevoli e Omero Brioli. Il primo gestore di un bagno nella “capitale delle vacanze”, l’altro di un albergo. Quest’ultimo presto lascia l’impresa che passa interamente alla famiglia Cevoli.

Panfilo Fuori rotta foto storiche

Anni 70. Iadanza Cevoli e Rucci al Panfilo

 

Giancarlo Cevoli, fratello di Pier Paolo, così ricorda quei momenti iniziali: “Quando prendemmo in consegna il Panfilo era in condizioni molto precarie. Il locale era praticamente chiuso da anni e il soffitto della cucina era crollato. Degli arredi e delle attrezzature nulla era recuperabile. Per metterlo in grado di operare dovemmo comprare tutto nuovo: dalla cucina, ai tavolini, alle sedie, alla biancheria. Solo l’arenile funzionava, in un modo però che a Rimini non si usava più da molto tempo” (4).

I Cevoli non solo innovano radicalmente nella gestione dell’arenile disponendo per la prima volta a Termoli in file ordinate ombrelloni di colore identico dotati di tavolino portaoggetti, lettini e sedie a sdraio e organizzando assistenza e vigilanza ai bagnanti piccoli sia in mare che a terra.

Nicola Iadanza (scomparso di recente) e Francesco Rucci sono i bagnini di quella nuova stagione al Panfilo. L’afflusso di nuova clientela obbliga i Cevoli a portare le cabine al numero di 120 e gli ombrelloni a 300, ogni anno occupati. Parallela è la rivitalizzazione del ristorante, nei cui locali viene aperta per la prima volta anche una pizzeria. Non solo d’estate, ma anche d’inverno.

La gestione del Panfilo, ormai riportato ai fasti dei primi tempi, cessa a seguito di un evento luttuoso nel 1979. Giancarlo Cevoli ricorda tuttora con rimpianto quella stagione della sua vita con queste parole: “Termoli continua a occupare un posto non piccolo nel mio cuore. Un ambiente familiare e per bene. Spesso mi prende la nostalgia e allora faccio una scappata per rivederla”.

A subentrare nella proprietà è la famiglia Napolitano, di origine tremitese. Alcuni suoi membri però vivono a Chiavari e da lì si traferiscono per garantire all’azienda Panfilo una gestione all’altezza della fama ritrovata. Riuscendovi.

Panfilo Fuori rotta foto storiche

I fratelli Luigi e Antonio Napolitano

 

Luigi Napolitano, che col fratello Antonio attualmente gestisce l’arenile, così ricorda quegli anni: “Fino al 1984 tutto andò a gonfie vele. Da quell’anno in poi iniziarono a diminuire gli affari. Le ragioni più di una. I principali: insufficiente ricettività alberghiera, prezzi non moderati”.

Reggere la concorrenza con spiagge vicine, tipo Vasto, comincia a farsi difficile. Alla fine, complice l’inerzia di iniziative tese a colmare il ritardo, il primato che Termoli aveva vantato fino a quel punto nel turismo balneare si annulla.

Non per questo i Napolitano si arrendono. Anzi nello stesso 1984 danno il via a una prima ristrutturazione dei locali. Una seconda, più radicale della prima, avviene nel 1990, facendo affidamento sui contributi previsti per i mondiali di calcio di quell’anno. È allora che viene realizzata la copertura integrale del terrazzo e delle altre parti ancora scoperte.

 

 

Intanto, il finanziamento pubblico ottenuto solo in parte e in ritardo, i costi della concessione aumentati e la debole ripresa economica avutasi, costringono i volenterosi Napolitano a dare in gestione il ristorante. È il 1992. L’esperimento però non si rivela positivo. In seguito una società chiamata “Termoli Strike” subentra nella gestione senza però assumerne la concessione.

“Termoli  Strike” cambia i connotati al Panfilo trasformandolo in un risto-pub, all’insegna di una sorta di battello a vapore con ruote a pale, del tipo di quelli usati sul Mississipi, e chiamandolo Fuori Rotta. Non mette conto raccontare in dettaglio ciò che viene invece realizzato sul terrazzo, una scenografia chiassosa e fortemente impattante con l’ambiente circostante. Ciò che occorre sottolineare invece è che da lì inizia la decadenza di un locale che ha fatto la storia della balneazione a Termoli.

I Napolitano riescono a liberarsi della concessione dei locali soprastanti l’arenile soltanto nel 2015. L’anno dopo è affidata ad altro concessionario, ma senza esito. L’assegnazione dei giorni scorsi a due noti imprenditori dispone obiettivamente alla speranza che il peggio sia passato e un nuovo e positivo inizio sia possibile.

 

  1. De Fanis Giovanni, Bagni e bagnanti a Termoli. Il turismo del mare dalle origini alle vacanze di massa, 2018, Tip. Botolini, Rocca San Giovanni.
  2. Ibidem, cit. p. 75: “1) Dal marzo al giugno 1940 si costruì fino alle colonne; 2) In tutto il mese di marzo 1941 si costruì dalle colonne agli archi; 3) Negli anni 1943-1944 gli alleati hanno costruito aderentemente al lato nord del “Panfilo” coprendo mq 42 di terreno (magazzino, cucina, ecc.); dal settembre 1945 al maggio 1946 fu costruita una copertura sulle colonne fino agli archi adibendo questo locale a ristorante in più si fece un prolungamento per metri 8 di piattaforma sugli arenili (dagli archi verso il mare) lasciando sotto la piattaforma lo spazio per dieci cabine in muratura”.
  3. Come sopra, cit., p.78.
  4. Ibidem, cit., p.82.

 

 

 

 

Più informazioni
leggi anche
fuori rotta
Dopo le polemiche
Fuori Rotta, a due imprenditori termolesi per 20 anni il locale sopra il Panfilo
commenta