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Senza l’autonomia il Molise perderebbe servizi e risorse

Nell’articolo del 1° gennaio di Stefano Di Leonardo, come in altri precedenti, viene messo in relazione il tema della crisi demografica del Molise con quello dell’autonomia regionale e, sebbene non venga detto esplicitamente, si dà adito all’idea che la crisi demografica sia stata causata o concausata dall’autonomia, ma non viene forse adeguatamente evidenziato che quest’ultima fu richiesta e ottenuta anche per arrestare il crollo demografico e la massiccia emigrazione di massa che si verificavano negli anni ’50 e ’60 (il cosiddetto esodo molisano) con la perdita di oltre 50mila abitanti in poco più di 15 anni.

I dati forniti sono corretti ma la chiave di lettura può essere un’altra: dal 1971, anno in cui si può ritenere che l’autonomia abbia iniziato a dispiegare compiutamente i suoi effetti, al 2010, l’obiettivo di arrestare il calo demografico fu raggiunto in quanto la popolazione rimase stabile intorno ai 320-330mila abitanti, mentre poi la crisi economica generale unitamente alla perdita di competitività del territorio molisano rispetto alle nuove sfide tecnologiche e infrastrutturali hanno reso l’autonomia regionale non più sufficiente di per sé a garantire il benessere economico, se non correttamente utilizzata.

Questo però non può voler dire che dobbiamo rinunciarvi dato che l’accorpamento ad altre regioni comporterebbe la perdita di una lunga serie di servizi amministrativi e giudiziari istituiti su base regionale, con conseguente notevole calo dei posti di lavoro nel settore pubblico e del relativo indotto, e si avrebbero effetti a dir poco spiacevoli anche in ambito sanitario dato che in altre regioni territori di 300mila abitanti dispongono di un solo ospedale (ad esempio in Puglia da anni sono stati chiusi nosocomi in comuni di 50mila abitanti). Anche la rappresentanza politica sarebbe ridotta al minimo se non del tutto azzerata. Ne deriverebbero conseguenze pesantemente negative per tutti gli altri settori (commercio, mezzi di informazione locale, ecc.).

E’ pur vero che una regione più grande riesce a intercettare con maggiore facilità progetti e investimenti a carattere nazionale, ma non è assolutamente detto che all’interno di una regione più grande questi investimenti verrebbero destinati al territorio molisano. Quello che invece il Molise con la sua autonomia dovrebbe fare è dotarsi di capacità e competenze tecniche in grado di utilizzare proficuamente i (tanti) fondi statali ed europei che stanno arrivando e arriveranno nei prossimi anni, realizzando opere ed infrastrutture strumentali che restino, piuttosto che contentini “a pioggia” di breve durata, guardando a ciò che stanno pianificando le altre regioni e possibilmente dotandosi anche di una facoltà universitaria di ingegneria più completa di quella attuale che aiuti a preparare le professionalità necessarie a questo sviluppo.

 

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