Anniversario amaro

Anche i sindaci bocciano l’autonomia regionale: “Occasione sprecata, ora voltare pagina”

In privato molti lo sussurrano ma ora anche chi veste la fascia tricolore si espone, primo fra tutti Paolo Manuele di Civitacampomarano: “Auspico un ridisegno che possa essere un ritorno con l'Abruzzo, oppure la creazione della Macroregione con Abruzzo e Marche”. Le perplessità di molti sindaci certifica anche il fallimento del dialogo istituzionale

Il 58esimo compleanno del Molise è stato probabilmente uno dei meno celebrati della storia. Vuoi per il complicato periodo legato alla pandemia, vuoi per un’immagine sempre più sbiadita che il Molise come istituzione restituisce all’esterno. Ma se fra la popolazione il malcontento non fa più notizia, adesso anche chi ricopre un ruolo istituzionale rompe il silenzio.

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Sono i sindaci, ancora una volta, a prendersi la responsabilità che altri delegano o fingono di non avere. Lo fa primo fra tutti Paolo Manuele, primo cittadino di Civitacampomarano, in un post Facebook in cui pone a chiare lettere il tema di un’autonomia regionale da rivedere. “A 58 anni dall’autonomia regionale: meglio intraprendere un nuovo percorso in salita, oppure continuare ad andare in discesa senza freni?” è il titolo provocatorio ed efficace del suo intervento.

“Da tempo sono sempre più convinto, anche rispetto a ciò che vedo, rilevo, riscontro tutti i giorni sul territorio, che il Molise come autonomia regionale non è più sostenibile. La mancanza di sostenibilità non è meramente economica, bensì si traduce in termini sempre più tangibili ed oggettivi, di mancanza di sviluppo e crescita, di possibilità occupazionali, di valorizzazione e soprattutto di garanzia dei servizi minimi essenziali”.

È chiaro che il tema della sanità negata a interi territori, con tagli indiscriminati e mancanza di personale, oltre che di strutture, non possa passare sotto silenzio. Ma vale lo stesso se si pensa alle infrastrutture, ai trasporti e ad altri servizi essenziali.

“Mi appassiona poco il tema di dover garantire a tutti i costi l’autonomia regionale, anzi direi che questo campanilismo miope va superato perché dovremmo tracciare un bilancio della “convenienza” avuta fino ad oggi e con lungimiranza proiettarla anche al futuro. Con pragmatismo credo dovremmo capire che va voltata pagina, c’è la necessità non più rinviabile di intraprendere un nuovo percorso di organizzazione e riorganizzazione. I cambiamenti, questo sarà inevitabile in quanto ormai i dati non solo numerici sono molto evidenti, è bene saperli anticipare e gestire programmandoli e governandoli”.

Il tema era stato toccato proprio lo scorso 27 dicembre anche da Sabrina Lallitto, sindaca di Casacalenda, che sempre su Facebook aveva ripreso un intervento dell’ex sindaco di Portocannone Giuseppe Caporicci, attento osservatore di quanto accade in Molise e non solo. In poche righe, Caporicci metteva in evidenza il fortissimo calo demografico della nostra regione, indicandolo come tema fondamentale da affrontare.

“Al di là delle retoriche celebrazioni per l’ennesimo anniversario dell’autonomia amministrativa, che evidentemente si è rivelata un’occasione clamorosamente sprecata – il post di Caporicci ripreso da Lallitto -, credo che Il tema principale della prossima legislatura regionale non potrà prescindere da questo dato impietoso, al cospetto del quale, tutti gli altri argomenti (sanità, infrastrutture, sviluppo economico-sociale, eccetera) rischiano di diventare drammaticamente privi di significato, oltre che di sostenibilità economica e politica”.

Ma oggi Paolo Manuele va anche oltre e indica chiaramente le opzioni da percorrere. “Mi auspico un ridisegno che possa essere un ritorno con l’Abruzzo, oppure la creazione della macroregione con Abruzzo e Marche. Quando alcuni sostengono che il ritorno con l’Abruzzo o la costituzione della macroregione significherebbe diventarne la periferia, probabilmente non ha colto che oggi con la propria autonomia il Molise non è che la periferia di se stesso…Se si continua a tergiversare non vorrei che, per intervenute scelte calate dall’alto e per la convenienza politica altrui, diventeremmo l’ernia espulsa di altri territori”.

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