L'anniversario

Il Molise compie 58 anni, Toma: “L’autonomia va difesa”. Ma per il nostro sondaggio il 77% vuole la Macroregione

Il presidente regionale ritiene necessario cooperare ma boccia l'idea delle Macroregioni e rilancia la necessità di mantenere il Molise autonomo. Intanto i nostri lettori si sono espressi a favore dell'unione con Abruzzo e Marche

Difesa a spada tratta dell’autonomia regionale. Non poteva che arrivare dallo scranno più alto della Regione Molise la presa di posizione di contrarietà alle macroregioni e di protezione dell’attuale assetto istituzionale che vede il Molise autonomo da 58 anni ma in perenne declino economico, sociale e soprattutto demografico.

Donato Toma, presidente della Regione, approfitta del 58esimo anniversario dell’istituzione del Molise come entità regionale per esporsi chiaramente dopo che nei giorni scorsi il Consiglio regionale ha approvato una mozione a favore della cooperazione regionale, in quello che da molti viene visto come il primo passo verso un percorso che dovrà portare alle Macroregioni. Un tema sul quale si sono espressi chiaramente anche i lettori di Primonumero.it, chiamati a votare in un sondaggio che ha visto stravincere l’opzione Macroregione adriatica fra le opzioni del nostro ipotetico futuro istituzionale.

“Cinquantotto anni fa, dopo un iter lungo e complesso, con la promulgazione della legge costituzionale numero 3 del 27 dicembre 1963, si modificarono gli articoli 131 e 57 della Costituzione e venne istituita la Regione Molise – ricorda oggi Toma -. Al nostro territorio, fino ad allora legato agli Abruzzi, fu riconosciuta l’autonomia. Due anni dopo, a seguito della legge 13 luglio 1965, numero 883, iniziò quel processo di istituzione di uffici e organi regionali dello Stato nel nostro territorio. Si erano gettate le basi per un percorso istituzionale e amministrativo, del tutto innovativo rispetto al passato, finalizzato all’attuazione dell’autonomia reale e concreta della regione”.

Dello stesso tenore l’intervento del presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone. “Quella di oggi è una ricorrenza molto importante per il Molise e per i molisani. 58 anni fa il Molise, quale territorio omogeneo per cultura, storia, tradizioni e sistema socio – economico, vedeva riconosciuta, dopo una lunga e difficile battaglia parlamentare, protrattasi per più legislature, la sua autonomia regionale. Iniziava così un percorso che ci ha consentito, come territorio e come popolo, di poter disegnare un futuro alla nostra portata e di conservare le specificità di ciascuno delle 136 comunità locali”.

Tuttavia lo stesso Micone riconosce che “certo, di problemi ce ne sono stati tanti in questi anni, ma come abbiamo più volte avuto modo di sottolineare, anche in occasione della celebrazione dei 50 anni di attività del Consiglio regionale, li abbiamo affrontati insieme come forze politiche, economiche e sociali. Nei momenti di maggior difficoltà abbiamo saputo fare sistema. Sulla base, dunque, del nostro passato, dobbiamo oggi trovare la forza per percorrere insieme, ciascuno con le proprie peculiarità ideologiche e politiche, la strada di un domani in cui ogni molisano non si senta mai lasciato indietro e in cui ciascun cittadino, prescindendo dalla cultura o dall’età, si senta protagonista. Viva il Molise e viva la nostra autonomia”.

Il presidente Toma invece fa un ragionamento più ampio. “Oggi è opportuno fare una riflessione ad ampio raggio sul regionalismo, ragionare su cosa abbia rappresentato per l’emancipazione del territorio, interrogarci su cosa non abbia funzionato e sulle criticità del sistema, individuarne in prospettiva il nuovo perimetro.

L’autonomia è, innanzitutto, una condizione naturale, oltre che giuridica, che poggia su una comunanza di carattere storico, sociale, economico, linguistico, immateriale. Per una piccola terra come la nostra, ha significato crescita in termini socio-economici e culturali.

La domanda che dobbiamo porci è come contribuire al mantenimento dell’autonomia, al di là di quello che è un diritto spettante. A tal riguardo, riteniamo vada varata una nuova stagione i cui cardini siano lo snellimento della burocrazia, la rapida erogazione dei fondi pubblici una volta assegnati alle imprese, la formazione professionale continua dei dipendenti pubblici, la maggiore attribuzione della quota di fondo perequativo non attribuito esclusivamente su parametri demografici.

Come pure sono necessari una maggiore integrazione tra Nord e Sud, il rilancio degli investimenti, l’accelerazione sul fronte delle infrastrutture. È, poi, centrale sviluppare ragionamenti su una migliore articolazione del rapporto tra Stato e Regioni e sul rafforzamento delle intese tra le Regioni.

Altro punto nodale è quello relativo allo spopolamento delle aree interne e al calo demografico. È di questi giorni la notizia che anche il 2020 ha rappresentato un anno difficile per i numeri relativi alla popolazione residente in regione. È un trend difficile da invertire, soprattutto quando gli elementi di crisi si moltiplicano e si amplificano a vicenda, ma è in questi momenti che si rende necessario intervenire in modo più incisivo, potenziando il quadro degli strumenti, dei servizi e delle opportunità.

Il governo del territorio, la tutela ambientale, la possibilità di lavorare e vivere dignitosamente anche nelle aree più interne della regione, garantendo, al contempo, l’accessibilità materiale e immateriale alle stesse, il supporto alle imprese che nel territorio regionale hanno investito e continuano a credere, il sostegno alla ricca rete di iniziative che sono cresciute in maniera esponenziale nel vasto e sfaccettato ambito turistico regionale: sono tutti elementi della stessa vision, che pone al centro, quale focus dell’azione regionale, un modello di sviluppo in grado di dare risposte ai cittadini, a quelli che qui sono nati e che qui vivono, a quelli che sono andati via ma che tornerebbero volentieri, a quelli che in regione studiano o lavorano e che un giorno sceglieranno di restare qui a vivere, ai turisti che in Molise vengono per qualche giorno e che decidono, poi, di tornare perché hanno fatto “una bella scoperta”.

Il futuro va nella direzione di un modello strategico che rafforzi azioni di collaborazione e cooperazione interregionali, che è cosa ben diversa dal macroregionalismo. Grazie agli accordi transregionali, reputiamo sia possibile pensare a uno sviluppo economico, produttivo e infrastrutturale che rilanci i rispettivi territori, pur tutelandone l’autonomia. Noi ci stiamo lavorando da tempo. Con Puglia, Abruzzo e Marche abbiamo attivato diverse iniziative comuni.

Anche la mozione, votata all’unanimità lo scorso 21 dicembre dal Consiglio regionale, ci incoraggia a proseguire nel percorso intrapreso. Continuiamo, tutti insieme, a lavorare per tutelare l’autonomia del Molise”.

Quella di Toma è quindi una visione ben diversa dall’ipotesi avanzata qualche giorno fa dalla consigliera regionale del Pd Micaela Fanelli, che da tempo si batte a favore di un futuro che veda il Molise insieme a Marche e Abruzzo in quella che sarebbe la Macroregione adriatica.

sondaggio macroregione

Un’ipotesi che ha trovato la piena approvazione dei lettori di Primonumero. Ben sapendo che il sondaggio lanciato sulla nostra testata poco prima di Natale non ha alcun valore statistico e che il campione è limitato, va messo in evidenza che su circa 1400 votanti, addirittura il 77% si è espresso per la Macroregione adriatica Molise-Abruzzo-Marche. Si è fermata al 16% invece la percentuale di chi vuole mantenere l’attuale assetto di autonomia regionale. Infine percentuali del 4% e del 3% per i fautori di Moldaunia e Molisannio.

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