Il punto sull'epidemia

Lieve risalita dei contagi e dei ricoveri. Vaccinazioni fanno da argine e la Delta Plus non fa così paura

Quasi triplicati in Molise (con tasso di positività più che raddoppiato) i nuovi contagi rispetto alla settimana precedente. Ma il dato è prevalentemente frutto del cluster emerso in una casa di riposo del capoluogo. I ricoveri da una domenica all'altra sono aumentati di 4 unità ma la situazione sembra ancora sotto controllo. Gli scenari futuri non sono del tutto delineabili ma la prospettiva di una nuova ondata dovuta alla nuova mutazione del coronavirus (la variante ribattezzata Delta plus) non è affatto certa. Vaccini - e richiami, anche per chi ha fatto il monodose - dovrebbero 'tenere botta'

Gridare alla ripresa dei contagi – che sono sì aumentati rispetto alle scorse settimane – non ci sembra il modo giusto per affrontare il tema. Come sempre analizzeremo i dati molisani della settimana appena trascorsa relativi all’epidemia e allargheremo anche un po’ il campo di osservazione, ma quel che ci sentiamo sin da subito di affermare è che la situazione è sotto controllo – con le stesse parole si è espresso venerdì scorso il numero uno dell’Istituto superiore di sanità, Brusaferro – fermo restando che restiamo in pandemia e ogni contatto in questa situazione rimane ancora a rischio. Quindi avanti con la prudenza.

Detto ciò, vediamo gli indicatori spalmati sull’arco della settimana dal 18 al 24 ottobre, la penultima del mese.

I nuovi casi di infezione in Molise sono stati 56 contro i 19 della settimana precedente e i 32 e i 20 di quelle prima ancora. Netto dunque l’aumento, anche se si guarda non al dato assoluto ma a quello relativo rispetto ai tamponi. E infatti il tasso di positività è stato del 2% contro lo 0.8% della settimana precedente e l’1.3% e lo 0.7% delle due prima ancora. Sono stati fatti più tamponi nell’ultima settimana (circa 2.750 contro i 2.390 della precedente) ma appunto è emersa una maggiore incidenza di contagi. Sta avvenendo anche in Italia e potrebbe trattarsi di un effetto collaterale dell’obbligo del green pass, salutato da molti positivamente proprio perché permette – tra le altre cose – di ‘controllare’ tramite tampone chi altrimenti non si controllerebbe.

Nel caso molisano però c’è stato un focolaio ad aver fatto lievitare il numero di positivi al Sars-Cov-2, ed è stato quello di una casa di riposo per anziani di Campobasso. Una ventina i contagiati, di questi due in ospedale ma non già per il Covid-19 bensì per altre patologie. Una volta scoperta l’infezione queste persone – come da protocollo – sono state però trasferite nel reparto di Malattie Infettive. Da rilevare come la situazione della struttura di via delle Frasche nel capoluogo sia sotto controllo e in via di miglioramento, e non si può non collegare questo al fatto che gli ospiti della residenza fossero tutti vaccinati di recente con la terza dose.

Nella settimana appena trascorsa ci sono stati anche 30 guariti ma ciononostante il numero di attualmente positivi è cresciuto, arrivando di nuovo a sfiorare quota 100. Di questi 100 (anzi 99) gli ospedalizzati sono 7, di cui solo 1 in Rianimazione. Erano però 2 i ricoverati in Malattie Infettive domenica scorsa, dunque c’è stato un aumento di 4 posti letto. Di contro non c’è stato alcun dimesso dalla struttura ospedaliera. Da notare come però non ci sia stato alcun decesso (a differenza della settimana scorsa).

Infine, il punto sulle vaccinazioni. Nel giro degli ultimi 7 giorni le somministrazioni sono state circa 6.350, un centinaio in meno rispetto ai 7 giorni precedenti. Delle iniezioni fatte nell’ultima settimana il 64.5% (pari a quasi 3.900) sono state terze dosi (addizionale o booster). Sono queste infatti che spingono sull’acceleratore delle vaccinazioni, anche a livello nazionale. Al momento in cui si scrive la situazione dei vaccinati (con due dosi o monodose) in Molise è questa:

Over 80: 90.77% (e il 48.73% ha ricevuto la terza dose)

70-79: 95.11%

60-69: 92.97%

50-59: 89.20%

40-49: 83.67%

30-39: 71.57%

20-29: 73.15%

12-19: 72.52%

Come si vede da questi dati, presi dal sito del report governativo, i ventenni e gli under 20 hanno persino superato i 30enni quanto a vaccinazione. La fascia che va dai 30 ai 39 si conferma dunque quella meno coperta, probabilmente e in molti casi per scelta.

Complessivamente, in Italia ha completato il ciclo vaccinale poco più dell’82% della popolazione, e più dell’86% ha ricevuto la prima dose. In Molise si è superata ieri quota 460mila somministrazioni totali e le terze dosi hanno sfondato il ‘muro’ delle 16mila unità.

E chi ha fatto il vaccino – l’unico approvato, il Janssen – monodose? Dovrà fare il richiamo, insomma la dose di ‘rinforzo’? In Molise si trovano in questa situazione 5.911 persone, e sono quasi un milione e mezzo in Italia. Siamo sicuri che molte di loro si stanno domandando cosa è previsto nel loro caso. Ebbene, la Food&Drug Administration (Fda), ovvero l’ente governativo americano che si occupa della regolamentazione dei farmaci, ha di recente dato il suo sì al richiamo (dopo due mesi) per il vaccino della Johnson&Johnson. Questo perché si è visto che dopo 60 giorni l’efficacia della protezione diminuisce sensibilmente. È piuttosto verosimile che in Europa si addivenga a una decisione simile con il via libera dell’Ema (l’agenzia regolatoria europea). Anzi, i tempi dovrebbero essere ridotti. Il professor Ricciardi, consulente scientifico del Ministro della Salute italiano, ha di recente affermato: “Prevedo che avverrà in tempi brevi. Di solito l’ente europeo segue rapidamente il pronunciamento dell’Fda, visto che analizzano gli stessi dati”. Dello stesso avviso anche Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Per i monovaccinati dunque è probabile un richiamo, che verrà fatto con un vaccino Rna messaggero (Pfizer o Moderna) che avrebbe il vantaggio di generare una risposta immunologica migliore.

 

Ora, lo spettro di molti oggi si chiama variante Delta Plus ma questa pandemia, indecifrabile quanto si vuole, dovrebbe averci insegnato a guardare con razionalità ai dati e a fidarsi di chi sa ‘leggere’ la scienza. La risposta alla domanda su cosa succederà da un punto di vista epidemiologico nei prossimi mesi, peraltro con l’inverno alle porte, non siamo in grado di darvela, e forse nessuno lo è. Come sempre sono in ballo troppe variabili e troppe incognite. Ma alcuni punti fermi, avvalendoci del contributo di esperti nel campo, possiamo metterli.

La nuova mutazione del coronavirus, identificata come AY.4.2, è finita sotto la lente degli esperti in Usa, nel Regno Unito, in Israele, e si è acclarato che circola anche nel nostro Paese, anche se i numeri sono bassi. Al 19 ottobre in Italia il sequenziamento di questa variante era stato fatto in 86 casi. È emersa la sua presenza generalmente in tutte le regioni italiane, e allo stesso modo la Delta Plus è presente già in tutta Europa.

Secondo taluni esperti la sua capacità di trasmissione sarebbe al massimo il 10% superiore alle altre mutazioni del virus, e comunque è molto improbabile che attecchisca su larga scala o sfugga alla copertura dei vaccini. Secondo Sergio Abrignani, componente del Comitato tecnico-scientifico italiano, rispetto alla nuova variante Delta Plus “dobbiamo guardare due cose”. Prima di tutto la trasmissibilità, fattore che sarebbe responsabile di una ripresa di contagi. “Qualsiasi variante che sia più trasmissibile della Delta tenderà a prendere il sopravvento, ma questa AY.4.2 non lo è”. E già questo è un argomento rassicurante. La seconda cosa da valutare è “se la Delta Plus sfugga di più al sistema immunitario e quindi anche ai vaccini. Ma non ci sembra sia questo il caso”. Seconda argomentazione oltremodo rassicurante.

L’Istituto Superiore di Sanità, con il presidente Silvio Brusaferro, ha chiarito che è una variante per il momento non ancora preoccupante sebbene sotto osservazione. Vaccinarsi in ogni caso è la prima – e principale – arma di difesa.

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