Termoli

Il pass al lavoro, la scuola dei figli, l’arrivo del freddo: così gli indecisi si sono convinti a fare il vaccino

Le fasce anagrafiche tra i 40 e i 60 anni si rivolgono al Palairino di Termoli (dove peraltro i volontari di supporto sono sempre meno a causa dei mancati rimborsi) per fare il vaccino e ottenere il green pass, dal 15 ottobre essenziale per i lavoratori anche del settore privato. Diverse le ragioni in campo che stanno convincendo gli indecisi.

“Non volevo farlo, ho rinviato per mesi. Sono un No Vax? Può darsi, questo vaccino non mi ha mai convinto”. Ha 50 anni, è un piccolo imprenditore residente a Termoli e alle 10 e 30 di lunedì 27 settembre esce dal Palairino di Termoli con un sospiro di sollievo in faccia. Come a dire: “Finalmente è andata, è fatta”.

“Una cosa è certa – aggiunge – ormai non posso ripensarci più”. Non è disposto a pubblicare nome e cognome, ma a raccontare le ragioni per le quali alla fine ha capitolato per il sì. “Il green pass che dal 15 ottobre diventa obbligatorio per lavorare per uno come me che ho una piccola azienda costituisce una forte discriminante. Non voglio polemizzare con il Governo, sebbene ritenga che il certificato verde sia un modo meno radicale e più subdolo di obbligare al vaccino. In ogni caso mi sono deciso, e spero di aver fatto bene”.

Palairino 40enni 50enni vaccini

È il lavoro (o meglio, il divieto di accedere ai luoghi di lavoro pubblici o privati senza vaccino o senza tampone ogni 48 ore) la ragione che sta spingendo in questi giorni gli ultimi indecisi del territorio bassomolisano a presentarsi nel centro di piazza del Papa per farsi fare l’iniezione che, oltre a liberare dal rischio di sviluppare la malattia in forma grave, libera anche dall’ingombro dei controlli e delle sanzioni.

Il punto vaccinale gestito dal Comune di Termoli con l’ausilio delle associazioni (malgrado le enormi difficoltà di alcuni volontari che non hanno ancora percepito alcun contributo da aprile) è aperto ogni mattina fino alle 14 e 30.

Palairino 40enni 50enni vaccini

Il numero di vaccinazioni quotidiane è calato, ma si resta nell’ordine di 150-180 al giorno e oramai, come confermano gli stessi medici, il Palairino serve a soddisfare quasi esclusivamente le richieste di persone tra i 40 e i 60 anni che nei mesi scorsi non si sono vaccinate. Per paura, in larghissima percentuale, o perché contrarie al vaccino e spinte da un’opera di disinformazione che nei social ha trovato terreno fertilissimo. Non parliamo dei No Vax più estremisti, di quelli che non si vaccinerebbero nemmeno con una pistola puntata alla tempia. Ma di persone comuni che in parte hanno creduto alle fandonie rilanciate da pseudogiornali e blog anti vaccino, e in parte temono gli effetti collaterali.

È il caso di una madre 45enne che esce dal Palairino con un’aria oltremodo preoccupata. “Non posso dire che oggi sia una bella giornata – confessa – ho fatto questo vaccino mio malgrado perché se fosse dipeso solo da me avrei rinviato ancora. Ma ho i bambini a scuola e non posso rischiare”.

Dietro di lei un una persona obesa che ci racconta: “Sono stato tentennante a lungo, e ultimamente mi ero deciso a fare il vaccino ben consapevole che ho un fattore di rischio rappresentato dal fatto di essere in sovrappeso. Stamattina mi sono convinto leggendo proprio sul vostro giornale del decesso di un 46enne in Rianimazione col covid”.

I vaccini ci traghettano fuori dall’emergenza, contagi e ricoveri al minimo storico

La chiamano, e non a caso, pandemia dei non vaccinati perché riguarda, nelle conseguenze e negli effetti più gravi, le persone non immunizzate. L’arrivo dell’autunno, del freddo che potrebbe riproporre l’aumento delle malattie respiratorie è, insieme al green pass, una delle ragioni di persuasione. “Sì, stanno venendo over 40 e over 50 anni in prevalenza” confermano gli infermieri e i volontari del Palairino, precettato fino al 31 dicembre, quando scade l’emergenza.

Va detto che rispetto alla fase iniziale i volontari preposti a supportare e coordinare sono in numero inferiore, e non solo perchè la richiesta di vaccini è calata fisiologicamente. Ci sono la Misericordia, che essendo grande può permettersi di avere 12 persone tramite servizio civile, mentre i Vigili del fuoco volontari sono andati via da un pezzo. Rimane la Valtrigno mentre il SAE 112 è ridotto ai minimi termini. E questo ha una spiegazione. “Il Comune di Termoli – ci raccontano – non ha attivato il cosiddetto articolo 39 (una sorta di distacco dal lavoro, ndr) che consente di percepire il corrispettivo del lavoro saltato per prestare assistenza nell’emergenza”.

Il responsabile regionale del settore conferma che è proprio un problema del Comune di Termoli quello del ristoro per i volontari. “Bisogna attivare gli articoli 39 e 40, e dipende dalla struttura municipale. Noi abbiamo fatto quello che dovevamo fare e ci sono le risorse stanziate dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. È da maggio che stiamo spiegando al Comune qual è la procedura da seguire…”.

Non è ancora chiaro se il Palarino continuerà a essere centro vaccinale anche nel nuovo anno, il 2022, o se cesserà la sua funzione speciale il 31 dicembre. Nella prima ipotesi bisognerà correre ai ripari e fare qualcosa per non perdere, strada facendo, tutti i volontari.

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