Nella terza ondata

Tamponi finalmente veloci. Il molecolare individua anche le varianti: il test rapido (a pagamento) no

Più veloci nell'esecuzione e nella risposta grazie a un software che fa comunicare medici di famiglia e Asrem, i tamponi molecolari ci dicono anche se c'è una variante a differenza dei test rapidi che sono meno accurati. Ma il Comune di Termoli, dove la variante inglese è predominante, li sta utilizzando per uno screening a tappeto.

Il rodaggio del sistema di tracciamento sembra finalmente perfezionato: i tamponi molecolari prescritti a chi presenta sintomi sospetti dal medico di famiglia sono diventati più veloci nell’esecuzione e nella risposta. Tanto che code e assembramenti per sottoporsi al test che ci dice se abbiamo la Covid 19 oppure no, così frequenti solo fino a qualche settimana fa, sono notevolmente diminuiti.

Diversi sono i fattori che hanno inciso. Il primo: dal 18 febbraio l’Asrem ha attivato una piattaforma informatica per gestire le attività relative al contact tracing (il tracciamento dei contatti). Tra le novità introdotte da questa piattaforma la possibilità per i medici di base e pediatri di libera scelta di effettuare le richieste di tampone dei loro assistiti direttamente attraverso la compilazione on line di uno specifico format nonché di visualizzare in qualsiasi momento tutte le informazioni aggiornate relative allo stato dei tamponi e alla sorveglianza sanitaria dei propri pazienti.

In questo modo, pur lasciando inalterato l’approccio, è migliorato il sistema informatico perché il software in questione comunica direttamente con i medici di famiglia trasmettendo al Dipartimento di prevenzione le anagrafiche dei pazienti da sottoporre a tampone, il tutto più rapidamente.

Che il software funzioni lo testimonia anche una nostra lettrice che scrive: “Ho chiamato il mio medico perché avevo sintomi riconducibili alla malattia, lei mi ha segnalata e dopo due ore ero a telefono col Dipartimento per l’appuntamento al drive through di contrada Selvapiana la mattina seguente dove mi hanno fatto un tampone alle 11 senza dover aspettare neppure un minuto. Prima delle 18 dello stesso giorno ho potuto visualizzare il referto online dal sito dell’Asrem. Che sollievo, era negativo!”.

Archiviati i dieci giorni di attesa (e relativo isolamento domiciliare) per i famosi tempi d’incubazione della malattia, anche la risposta elaborata nel reparto di Ingegneria clinica dell’ospedale Cardarelli (dove i campioni prelevati da bocca e naso vengono esaminati) è più celere sempre grazie a questa piattaforma informatica.

La prestazione gratuita, in percentuale più affidabile rispetto a test rapidi come l’antigenico, è anche quella capace di dirci se il virus Sars CoV-2 ospitato dal nostro organismo è del genere mutato. Il molecolare con screening propedeutico, il classico tampone, per capirsi, riconosce anche il gene S modificato (la proteina Spike) alla base delle varianti in circolazione tra cui quella britannica predominante in Molise oltre che in tutta Italia. I test rapidi non hanno questa capacità ed è un controsenso ricorrervi in maniera così massiccia durante il pieno della terza ondata che sta scatenando la sua forza proprio grazie alla maggiore facilità di trasmissione della variante inglese.

Eppure da alcuni mesi a questa parte studi e cliniche private hanno puntato pesantemente sui test rapidi. E’ un grosso affare per loro: la popolazione li richiede, pagandoli circa 50 euro l’uno, perché necessita di risposte immediate che il tampone molecolare (e la sua logistica) non riuscivano a garantire fino a poche settimane fa.

Ma quando è il pubblico a volere test rapidi il discorso cambia. A Termoli, ad esempio, che ricordiamo era in zona rossa già prima che lo diventasse tutto il Molise (il 10 marzo è partito lo screening di massa con gli antigenici). Chiunque può richiederlo ed è gratuito. Ma non ci sono garanzie che rilevino le varianti, un’assurdità visto che proprio in basso Molise e a Termoli quella inglese è in circolazione da settimane. Eppure l’amministrazione del sindaco Francesco Roberti ha optato per questo procedimento preferendola ai tamponi molecolari che, anche senza sequenziamento genetico, hanno il vantaggio di dirci almeno se una variante c’è.

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Che si tratti del ceppo VOC UK (quella inglese predominante), la variante sudafricana o quella brasiliana verrà stabilito in un secondo momento con un sofisticato macchinario che si chiama sequenziatore genetico e che lunedì 15 marzo verrà installato, calibrato e collaudato nell’unico hub regionale di Campobasso.

Funziona così: si prende il tampone ‘sospetto’ e dall’acido nucleico estratto si esegue l’analisi di sequenza per la ricerca di varianti.

“L’analisi di sequenza ha un significato epidemiologico – come ci spiega il microbiologo Massimiliano Scutellà, responsabile del laboratorio di biologia molecolare del Cardarelli – non può essere inserito in refertazione ma individua soltanto uno stato di sorveglianza che il Dipartimento di prevenzione applica al paziente con variante per proteggere la comunità da possibili trasmissioni”.

Scutellà Massimiliano
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