Migrazione di ritorno

Chef stressato lascia Sydney per fare il pastore a Duronia: torna la transumanza delle capre di Valerio

Valerio Berardo, pastore 36enne romano figlio di genitori molisani è tornato a Duronia dove pascola le sue capre che oggi intraprenderanno un viaggio di tre giorni lungo i sentieri tratturali Castel di Sangro-Lucera e Celano-Foggia. Il 12 maggio escursione guidata a Capracotta nello splendido giardino della flora appenninica

Inizia oggi, 9 maggio, il cammino del pastore di Duronia Valerio Berardo che porterà le sue capre lungo gli antichi sentieri della transumanza.

Tre giorni in compagnia del suo gregge per pascolare e ripulire dalle erbe infestanti le vie che da migliaia di anni sono state utilizzate dagli allevatori. Il viaggio da Duronia a Capracotta, passando lungo i segmenti tratturali Castel di Sangro-Lucera e Celano-Foggia, prevede tappe a Pietrabbondante (oggi), a Staffoli (10 maggio), fino alle stalle di Monteforte, sotto la cima di monte Cavallerizzo (11 maggio). Il 12 una sosta extra con una escursione guidata tra Prato Gentile, Monte Campo e il Giardino della Flora Appenninica.

Valerio Berardo ha 36 anni, è nato a Roma da genitori di Duronia: chef a Sydney per tre anni, ha abbandonato la grande città australiana per ritrovare se stesso lontano da stress e inquinamento urbano. Così ha fatto ritorno nel piccolo comune molisano e dal 2016 pascola le capre a Duronia. Attento al benessere degli animali (al punto che difficilmente le sue capre rimangono chiuse in stalla), da  ricercatore attento ha selezionato con cura i suoi pascoli, i tempi di pascolamento e di mungitura, è stato altresì capace di istaurare un rapporto profondo e sincero con i funzionari del gruppo veterinario Asrem regionale e il corpo Forestale, tanto da divenire grazie alle interazioni con loro, un meticoloso e attento promotore dello studio approfondito delle patologie animali, delle loro cure e del giusto benessere che agli animali deve essere riservato.

Tutto questo ricercare lo ha portato a diventare un chiaro riferimento nel mondo della pastorizia, per la selezione del gregge, per la qualità dei prodotti, per la dedizione e la profonda conoscenza del territorio ed in particolare della biodiversità tratturale.

“Quello di Valerio – spiega il presidente dell’associazione La Terra Giovanni Germano – è un esempio che ha valicato i confini regionali, e che sempre più spesso è assunto a simbolo di resilienza, resistenza e promozione dei territori delle aree interne. Lo scopo è quello di riportare alla luce l’incommensurabile patrimonio storico-culturale che vede la fusione armonica di tradizione, uomo e natura, senza tuttavia alterare gli attuali equilibri fauno-paesaggistici. La Transumanza, infatti, ha il grande pregio nonché potere, di ripristinare naturalmente l’habitat adatto alle greggi: è grazie al transito delle stesse che si può operare una “pulizia” del sentiero tratturale privandolo delle specie erbacee infestanti, consentendo così la crescita e la diffusione di quelle piante adatte al pascolo”.

E la risposta è stata positiva anche in termini turistici: “Molti difatti, sono stati i gruppi di visitatori che hanno potuto godere per un giorno o anche più giorni, dell’esperienza della vita del pastore, godendone privilegi e testandone le fatiche, ma che alla fine hanno rigenerato nei partecipanti quelle correlazioni uomo-natura ormai perse e che qui, in alto Molise è ancora possibile cogliere grazie a questa esperienza condivisa con la cittadinanza di Capracotta”.

Grazie alla collaborazione tra la Aps La Terra, che da anni organizza la manifestazione “Cammina, Molise!”, il comune di Capracotta, l’Arsap e il Dipartimento di agraria dell’UniMol, nonché all’appoggio ricevuto da tutti i comuni attraversati (Vastogirardi, Agnone, Pietrabbondante, Carovilli, Pescolanciano e Civitanova del Sannio) “saremo al fianco di Valerio nel festoso riecheggiare delle Transumanze secolari del Molise che lui – un giovane uomo, un pastore – ha deciso di restituire al territorio e alla comunità, permettendoci così di riscoprire una porzione di territorio tratturale meritevole di cure e valorizzazione per il ricco patrimonio bioculturale che essa custodisce”.

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