Fenomeno in crescita

Prostituzione fra scelta volontaria e costrizione: in Molise l’influenza della criminalità bulgara e quella nigeriana

Tra le straniere dedite al sex work, presenti sul territorio regionale, possono distinguersi due grandi gruppi: il primo composto da ragazze provenienti dai Paesi dell’Est europeo, supportato da organizzazioni criminali prevalentemente albanesi e rumene; il secondo, comprensivo di giovani donne africane, provenienti soprattutto dalla Nigeria

L’ultima inchiesta dei carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Campobasso con il sequestro preventivo di un residence, dove in quattro appartamenti si praticava l’attività di prostituzione e l’iscrizione nel registro degli indagati di due persone che dovranno comparire davanti all’autorità giudiziaria, ha riacceso i riflettori sul fenomeno della prostituzione in Molise.

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E non chiaramente per sottolineare che la prostituzione di per se non è reato, ma per analizzare un contesto che in questo territorio regionale vede il rischio di infiltrazioni da parte di bande di criminali straniere.

Recenti sondaggi (Istat) anche in Molise possono distinguersi due gruppi principali di donne che arrivano in regione per prostituirsi: il primo composto da ragazze provenienti dai Paesi dell’Est europeo, supportato da organizzazioni criminali prevalentemente, bulgare, albanesi e rumene. E in questo caso, si tratterebbe di un fenomeno, assai rilevante lungo la costa adriatica fra Termoli e Campomarino. A conferma di questo, soltanto il 6 marzo scorso la polizia ha arrestato due magnaccia che avevano schiavizzato, violentato e costretto a prostituire due giovani dell’Est Europa.

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Ma dell’Est sono anche le giovani donne che vengono destinate nell’area Matesina e nell’hinterland isernino.

La maggior parte delle trafficate, provenienti dall’Albania e dai Paesi dell’ex blocco orientale, è spesso ingannata dagli esponenti dell’organizzazione o addirittura rapita e trasportata nei territori in cui più imponente è la domanda nell’ambito del sex work.

E c’è una seconda sacca che racconta il fenomeno della prostituzione in Molise (in particolare a Campobasso) e comprende giovani donne africane, provenienti spesso dalla Nigeria. Tante sono anche le donne ‘plagiate’ che arrivano del Sud America.

Giunte a destinazione, le trafficate vengono minacciate, spesso seviziate e costrette alla vendita del proprio corpo.

Il fattore della violenza fisica diviene meno evidente nel rapporto tra organizzazioni criminali nigeriane e le proprie trafficate. Qui, ciò che lega le ragazze all’organizzazione è un ricatto psicologico: la minaccia, perpetrata da particolari fattucchiere, le cosiddette “maman”, a loro volta membri del gruppo criminale, di indirizzare gli effetti di “nefasti” riti woodu verso coloro che abbiano, prima del tempo, reciso i rapporti con i trafficanti senza estinguere l’esosa somma di danaro, concordata per il trasporto clandestino.

Le nigeriane vedono nella prostituzione, la soluzione migliore per guadagnare molto denaro in pochissimo tempo, in modo da riuscire a riscattare, il più presto possibile, la loro libertà.

Ora nell’analisi di questa incessante richiesta di sesso che riguarda cifre rilevanti anche del Molise e quindi dei rischi che questa attività comporta per le donne, sussistono varie forme di criminalità organizzata. Alcune portate ad occuparsi del trasporto clandestino delle straniere, altre finalizzate a circuirle e raggirarle una volta che le stesse siano arrivate, anche legalmente, sul territorio nazionale. Un dato, invece, è uguale per ogni tipo di criminalità. E si tratta sicuramente della continua crescita di un fenomeno, sempre più dilagante, che coinvolge l’intera comunità internazionale e che è fortemente lesivo dei diritti e della dignità umana: lo sfruttamento della prostituzione.

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