Una donna economicamente autonoma, con un lavoro ben retribuito, che non sia precario, che le consenta di muoversi “da sola nel mondo, come tuttavia dovrebbe essere, senza eccezioni” è certamente “una donna che davanti ad un compagno, un marito, o un familiare che lancia segnali di violenza, senza troppe remore chiude la porta di casa e riprende in mano la sua vita partendo da se stessa. E questo può farlo perché ha un lavoro. L’occupazione è la prima certezza per la conquista della libertà”.
Paolo Spina, presidente della Camera di Commercio, sull’importanza dell’autonomia economica del genere femminile non ha alcun dubbio: “L’inclusione economica, la certezza lavorativa, consentirebbe alla donna di muoversi liberamente”.
Molte donne, infatti, subiscono violenza (fisica e psicologica) e non denunciano perché vivono in contesti familiari monoreddito, dipendono in tutto dal compagno o dal marito e “se lavorano – continua Paolo Spina – hanno spesso una posizione precaria o comunque senza possibilità di crescita”. E’ dunque il sistema sbagliato: “E bisognerebbe rivederlo a partire dal mondo imprenditoriale privato perché è qui che la figura della donna si scontra spesso con una cultura ancora maschilista. Nel mondo privato la donna fatica a crescere professionalmente e manca quell’inclusione economica che gli spetta a prescindere dal genere. Si viaggia a velocità diversa, invece, per il pubblico dove per fortuna passi in avanti con l’affermazione del genere femminile nei posti apicali si registrano frequentemente”.
commenta