La lunga estate caldissima

Il mare a 30°, Mediterraneo verso il record. Col gran caldo rischio trombe d’aria e cicloni

Uno studio dell'Enea individua il picco per sabato pomeriggio ma è tutta l'Europa del Sud a preoccupare coi cambiamenti climatici sempre più evidenti fra ondate di calore, nubifragi e siccità estrema

Il Mediterraneo centrale sta per raggiungere temperature record sui 30 gradi. Lo certifica uno studio dell’Enea secondo cui il picco potrebbe essere toccato sabato 14 agosto alle 16 ora italiana nelle aree del Tirreno meridionale e del Canale di Sicilia. Ma è chiaramente tutta l’area Mediterranea e quindi anche il nostro mar Adriatico a risentire delle temperature record di questi giorni che stanno innalzando anche la temperatura marina con possibili conseguenze gravi sul clima.

È di pochi giorni fa il rapporto dell’ONU che ha confermato ancora una volta come i cambiamenti climatici in atto siano conseguenza dell’azione umana. Ma basta guardare la colonnina di mercurio per accorgersi di come il caldo stia raggiungendo livelli mai visti.

In attesa della conferma dell’Organizzazione meteorologica mondiale mercoledì 11 agosto ha fatto scalpore il record di 48,8 gradi centigradi registrati a Floridia, una decina di km da Siracusa, in Sicilia.

Temperature record e caldo asfissiante che stanno interessando anche il Molise come testimoniano i 41 gradi di Castropignano ma anche i 38 di Campobasso e i 31 di Capracotta, località solitamente fresche. Campobasso è stata inserita anche oggi 13 agosto fra le 15 località italiane a bollino rosso, come già accaduto martedì e mercoledì scorsi. Adesso questo nuovo allarme da parte dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

“L’ondata di calore che sta investendo le nostre regioni meridionali porterà nei prossimi giorni a un innalzamento significativo della temperatura superficiale del Mediterraneo centrale. Abbiamo realizzato una mappa delle temperature di sabato 14 agosto alle ore 15 GMT. Temperature superiori ai 30° saranno raggiunte nel Tirreno meridionale e Canale di Sicilia. Le temperature sono tali da far prefigurare la presenza di un’ondata di calore marina”. Sono parole del climatologo e oceanografo Gianmaria Sannino, capo del Climate Modelling Laboratory and Impacts dell’Enea.

Tromba d'aria vista dalla spiaggia

Ma che conseguenze può portare una temperatura del mare così alta? Una delle ipotesi è che un mare più caldo porti a trombe d’aria più intense in termini di velocità del vento. Inoltre potrebbe creare le condizioni, con un forte afflusso di aria fresca dal Nord Europa o dall’Atlantico, per la formazione di Medicanes, i cicloni del Mediterraneo.

“Per quanto riguarda i medicanes – le parole di Sannino –  in effetti un mare più caldo potrebbe favorire medicanes più intensi. Non esiste tuttavia un lavoro scientifico che provi in maniera inequivocabile che la frequenza dei medicanes dipende dalla temperatura del mare. Questo è dovuto alla risoluzione degli attuali modelli climatici che è insufficiente a rappresentare i medicanes (che sono molto più piccoli dei tifoni e uragani oceanici). In altre parole non possiamo né escludere né confermare una correlazione tra frequenza e temperatura superficiale del mare”.

grandinata diluvio petacciato

Non serve l’immaginazione per capire di che si parla, guardando alle cronache di queste settimane in tutta Italia, da Como alla Sicilia, passando anche per il nubifragio che colpì Petacciato il 18 luglio scorso, quando in mare si vide distintamente una tromba d’aria.

Per misurare la temperatura del mare è stato ideato il progetto MedFever presentato soltanto poche settimane fa e che consiste nell’installazione di termometri marini in diverse aree del Mediterraneo.

A proposito dei cambiamenti climatici lo stesso dottor Sannino ha rilasciato un’intervista all’Huffington Post dichiarando che il cambiamento climatico nel Mediterraneo sta andando molto più velocemente rispetto alla media nel resto del pianeta. L’esperto quindi prevede ondate di calore, nubifragi e lunghi periodi di siccità ai quali dovremmo presto abituarci con conseguenze nefaste soprattutto per chi verrà dopo di noi. Conseguenze che a quanto sembra interesseranno con maggiore velocità e intensità l’Europa del Sud e quindi anche il nostro territorio.

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