Dal meteo al clima

“L’estate 2021 non resterà un’eccezione. E il Molise non è pronto ad affrontare il cambiamento climatico”

Il meteorologo Gianfranco Spensieri traccia un primo bilancio di “una delle estati più calde degli ultimi 30 anni. Ma attenzione a fermarsi alle temperature: i fenomeni violenti e improvvisi sono sempre più frequenti. Il cambiamento è innegabile ma non c’è alcuna programmazione per adattarsi”

L’estate 2021 è l’occasione per una presa di coscienza collettiva sugli effetti del cambiamento climatico. Siccità prolungata, un’ondata di calore pressoché ininterrotta per due mesi, ma anche fenomeni intensi e violenti come il nubifragio di Petacciato a fine luglio o quello che ha colpito Campomarino e dintorni solo pochi giorni fa. Tuttavia il rischio concreto è che – come dice il proverbio – passata la festa e gabbato lo santo. Ne è convinto Gianfranco Spensieri, meteorologo e direttore di meteoinmolise.it. “Le precipitazioni di questo fine agosto rischiano infatti di far credere che ‘in fondo è sempre andata così’”.

Gianfranco Spensieri

Che c’è di diverso in questa estate 2021?

“La stagione non è ancora finita, a inizio settembre tracceremo un bilancio con dei dati. Ma già oggi possiamo dire che è stata una delle estati più calde degli ultimi 30 anni. Un luglio così a memoria non lo ricordo e nemmeno la prima parte di agosto”.

Qualcuno potrebbe obiettare che è normale che a luglio ed agosto faccia così caldo e da una settimana ormai ci sono piogge che annunciano la fine dell’estate.

“Non è così, questa pioggia non è la rottura dell’estate. I fenomeni di instabilità erano l’assoluta normalità prima. Quante volte avevamo la pioggia di pomeriggio e la sera fresca? Adesso invece dopo una sera di pioggia, il mattino seguente la temperatura arriva a 30 gradi in scioltezza. Questo deve preoccupare perché è un’esagerazione”.

Cosa ha caratterizzato in particolare questa stagione?

“È stata molto calda e particolarmente siccitosa. Anche le ultime piogge non cambiano di molto, anche perché si sono concentrate sulla costa e non sui bacini d’acqua. A luglio inoltre avevo previsto fenomeni intensi che si sono verificati poco dopo, ma non perché sono un mago: c’era un’energia in gioco drammaticamente superiore a quella che doveva esserci”.

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Questi fenomeni intensi come nubifragi, gradinate non sono sempre stati parte della nostra estate?

“Non così frequenti. I fenomeni estremi in termini numerici sono aumentati del 300 per cento. Siamo passati da due o tre a dieci l’anno. Non soffermiamoci sulla temperatura: i fenomeni estremi sono l’elemento fondamentale per capire il fenomeno più ampio che è il cambiamento climatico”.

Perché c’è così tanta resistenza davanti a questo concetto?

“Mi piace confrontarmi per capire anche gli altri punti di vista ma bisogna portare dei dati. Non si può negare il cambiamento climatico senza parlare di numeri. Si può discutere del ruolo antropico, se sia l’uomo e in che misura ad averlo provocato o siano dei cicli della Terra. Mi limito a osservare che il cambiamento c’é”.

L’atteggiamento di chi nega il cambiamento climatico non è simile a quello dei No Vax?

“Purtroppo sì, la tendenza è quella. Ripeto, mi piace discutere ma a patto che si portino dei numeri. Altrimenti è discutere del nulla”.

Possiamo dare qualche numero?

“Si è verificata una estensione del Promontorio africano che ha portato un’ondata di calore dal 20 giugno al 20 agosto, quindi per due mesi. Abbiamo avuto notti con 24 gradi a Campobasso, 16 gradi a Capracotta. C’è poco margine di trattativa su questi numeri”.

E per quanto riguarda le precipitazioni?

“Ecco, parliamo di quanto ha piovuto e cerchiamo di renderlo più comprensibile. A parte questo finale di agosto, abbiamo avuto 20 millilitri d’acqua in tre mesi. Questo vuol dire 20 litri per metro quadrato. Cioè quanto si usa in un’ora e poco più di irrigazione”.

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Manca ancora una presa di coscienza di quanto siano gravi le conseguenze?

“Assolutamente sì. Molti credono che il cambiamento climatico non li tocchi ma non è così. Magari l’anno prossimo l’estate sarà diversa e si penserà che il 2021 sia stato un caso. Se nel 2023 sarà simile, saremo punto e daccapo. Invece la tendenza è chiara”.

Avrebbe più senso parlare di crisi climatica?

“Non mi piace parlare di crisi climatica ma di cambiamento. Bisogna prenderne atto e adattarsi”.

Quanto siamo lontani dal farlo?

“Tantissimo. Non si sa nemmeno di cosa parliamo, figuriamoci riconoscere il problema. Ha ragione il direttore di Coldiretti a dire che dobbiamo abituarci a convivere con questo cambiamento. Ad esempio occorre scegliere altre coltivazioni. Chi lo capirà prima degli altri si ritroverà una ricchezza. Ma anche gli agricoltori devono parlare in base a dei dati. Ho sentito che il 24 agosto ci sono stati danni causati da una tromba d’aria, ma la tromba d’aria non c’è stata, a differenza di quanto successo a luglio in mare. Però l’agricoltura è solo uno dei settori a dover cambiare approccio”.

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Quali altri?

“Ad esempio i titolari di stabilimenti balneari dovrebbero sapere che episodi di nubifragi o trombe d’aria succederanno sempre più spesso con tutti i danni che comportano. Anche nell’edilizia o nelle infrastrutture andrebbe fatta una pianificazione completamente diversa perché oggi il territorio soffre due volte: quando non piove e quando piove così tanto in poco tempo”.

Nella poca consapevolezza di questo problema influisce anche una comunicazione che su giornali e social tende a banalizzare, quasi a voler indorare la pillola? I vari nomignoli come Lucifero, Caronte o termini come bomba d’acqua possono essere dannosi?

“Il settore dell’informazione influenza le persone già con la terminologia. La bomba d’acqua non esisteva prima ma non esiste nemmeno adesso. Sono nomi randomici e non veritieri che vengono dati a figure bariche. Purtroppo spesso ci sono in settori chiave personaggi che non hanno i titoli per svolgere quei ruoli. I risultati sono anche questi. Occorre fare tutti quanti uno sforzo in più sulla formazione”.

Che pericoli corre il Molise?

“Credo poco ai dati sulla possibile desertificazione, mi sembra un po’ paradossale. Rilevo che il Molise è una regione col 100 per cento di comuni a rischio idrogeologico. C’è tutta una serie di azioni che non sono state fatte e, così com’è, il territorio non è in grado di reggere questo cambiamento”.

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