Il tema

Molise con Abruzzo e Marche, torna l’idea della macroregione Adriatica: “La pandemia spinge ad aggregarsi”

Micaela Fanelli decisa a portare la discussione in consiglio regionale dopo il confronto termolese con ospiti il sindaco di Pesaro Matteo Ricci e il Commissario straordinario alla ricostruzione post Sisma 2016/17 (Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio) Giovanni Legnini

Il confronto fra Stato e Regioni è emerso con netta evidenza durante i mesi più duri della pandemia da coronavirus. Il funzionamento delle stesse Regioni è invece sempre più in discussione, specie se la loro competitività sembra evaporare giorno per giorno. È il caso del Molise, da dove oggi 29 agosto è ripartito il dialogo su un tema tante volte dibattuto e troppo spesso messo da parte, quello delle macroregioni. O per rimanere a casa nostra, la macroregione adriatica.

È stato questo il tema al centro del confronto “La sfida della macroregione Adriatica. Il riformismo per vincere l’odio” voluto dalla consigliera regionale del Partito Democratico Micaela Fanelli e da Ali Comuni Molisani col suo presidente Luigi Valente, sindaco di Vinchiaturo. Fra gli ospiti intervenuti al dibattito moderato da Antonello Barone, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, il commissario alla ricostruzione post sisma dell’Abruzzo Giovanni Legnini, l’ex presidente della Regione Molise Giovanni Di Giandomenico e il segretario regionale dei Giovani Molisani Alfredo Marini.

Proprio il sindaco di Vinchiaturo, che di recente ha aderito ad Azione di Carlo Calenda, è stato il primo a intervenire nella sala conferenza della Cala Sveva Beach Club sul lungomare Cristoforo Colombo, parlando delle varie ipotesi di aggregazione per il Molise “con alcune proposte strampalate. L’unica vera riforma è l’aggregazione delle regioni adriatiche”.

Il giovane Alfredo Marini, citando più volte la Costituzione, ha indicato le macroregioni come scelta essenziale “per rendere i territori più competitivi”. L’ex presidente Di Giandomenico ha ricordato come l’idea della Macroregione Adriatica abbia origini ormai lontane nel tempo, figlia dello studio della Fondazione Agnelli di metà anni Novanta. “Mi sono convinto che col percorso indicato non ci si potrà mai arrivare”.

Macroregione adriatica, il confronto

Micaela Fanelli ha affrontato subito nel nocciolo della questione. “Le Regioni compiono quest’anno 50 anni. È d’obbligo ragionare se stanno funzionando o meno. Dal Molise lanciamo la nostra proposta” ha esordito la consigliera regionale Dem. Nel suo intervento sono stati diversi i riferimenti a un “consiglio regionale che si comporta come un consiglio comunale. Non facciamo programmazione, ci sovrapponiamo. E poi non c’è selezione della classe dirigente”.

Per l’ex sindaca di Riccia “occorre avviare uno studio approfondito che non è detto porterà a indicare la Macroregione Adriatica. Ma è il momento di discuterne e per questo porterò in Consiglio regionale la ‘mozione Svevia’ per stimolare una discussione alta su una ridefinizione delle Regioni. Perché così sarà sempre più complicato per il Molise competere”.

Macroregione adriatica, il confronto

Quindi Giovanni Legnini, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e vice presidente del Csm e ora Commissario straordinario Sisma 2016/17 (Marche, Abruzzo, Umbria, Lazio). “Questo è un tema che dovrebbe essere nell’agenda del Paese – ha detto l’esponente Pd -. L’aggregazione ci serve perché già la dimensione di Marche, Abruzzo e Molise (insieme poco più di 3 milioni di abitanti, ndr) consentirebbe ai territori di esprimere forza al cospetto dello Stato nella sfida globale in cui siamo immersi”.

Macroregione adriatica, il confronto

Legnini ha concluso con una considerazione sia personale che generale. “Fin da bambino mi domando perché Abruzzo e Molise si sono divisi e non mi rassegno al fatto che non stiano insieme. Mi piacerebbe che fossero interrogati i popoli”.

Una questione che per altro su queste pagine è stata più volte affrontata e nella quale i lettori di Primonumero, per quello che può valere, hanno dimostrato di essere largamente favorevoli all’ipotesi di riunire Molise e Abruzzo, ma anche propensi a una macroregione Adriatica.

Mai più soli: 4 molisani su 5 dicono basta all’autonomia. ‘Vince’ l’Abruzzo, ma ora serve un confronto

Ha spaziato su più fronti infine l’intervento di Matteo Ricci, da sei anni sindaco di Pesaro ed esponente dem anche lui. “Il tema delle riforme istituzionali è stato accantonato dopo il referendum del 2016 che io ritengo una grande occasione mancata per il Paese. Oggi siamo di fronte a una grande opportunità di ricostruzione dell’Italia” ha detto nel presentare il suo libro ‘Vincere l’odio’.

Macroregione adriatica, il confronto

Riferimento esplicito alla “contrapposizione fra riformisti, europeisti e ambientalisti da una parte, sovranisti e populisti dall’altra. Populismo e sovranismo hanno sempre bisogno di un nemico e di un alibi. Non stanno bene con la responsabilità e per questo con il virus sono andati in difficoltà”.

Guardando alla situazione politica attuale, la lettura di Ricci è che “se la legislatura deve durare fino al 2023 deve cambiare lo scenario politico. La realtà è che i Cinque Stelle per come li abbiamo conosciuti non esistono più. Io vedo dopo le elezioni regionali una evoluzione in due partiti oggi in difficoltà: M5S e Forza Italia”.

In riferimento al tema del giorno, per il primo cittadino pesarese “c’è bisogno di Regioni più forti e la soluzione è quella di aggregare Regioni esistenti. Ma è importante che il dibattito parta dalle Regioni più piccole”.
Infine un suggerimento al Governo. “Ora è fondamentale la velocità. Se le risorse stanziate non arrivano subito ai cittadini, allora crescerà la rabbia sociale”. Se così fosse, sconfiggere l’odio sarebbe ancora più difficile.

commenta