Bologna

Festival del Sarà, il sindaco M5S Gravina come Casini: “Non si può prescindere da Parlamento, la rete è uno strumento” fotogallery

Si è conclusa ieri, 24 ottobre, l'esperienza in terra emiliana del Festival del Sarà, ideato da Antonello Barone. Ospiti della serata, tra gli altri, il senatore Pierferdinando Casini e i primi cittadini di Campobasso, Roberto Gravina, e di Bologna, Virginio Merola.

Tutti d’accordo, perfino il sindaco Roberto Gravina, esponente pentastellato: la democrazia rappresentativa non si tocca. Quella digitale è uno strumento utile sì per raccogliere le istanze dei cittadini, ma non può in alcun modo sostituire la democrazia così come la conosciamo. È questo, in estrema sintesi, ciò che è emerso ieri, 24 ottobre, dal dibattito del Festival del Sarà. Un pensiero, quello del sindaco a 5 stelle, non troppo dissimile da quello espresso dall’ospite di punta della serata: dopo il professor Romano Prodi, al Festival è stata la volta dell’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini.

Si è discusso infatti dello stato della democrazia, della sua patologia e del futuro che la aspetta nella seconda e ultima serata del Festival del Sarà, nato a Termoli da una intuizione di Antonello Barone e approdato (per questa sua terza edizione) a Palazzo de’ Rossi, elegante castello alle porte di Bologna.

Ne è venuto fuori un dibattito pacato e articolato – moderato dal sempre brillante conduttore Barone – cui hanno partecipato ospiti di rilievo del mondo politico, giornalistico ed universitario. Oltre al senatore Casini e al sindaco di Campobasso Gravina, c’erano anche il primo cittadino di Bologna Virginio Merola, il direttore del Quotidiano Nazionale Michele Brambilla, il professore all’Università di Bologna, oltre che noto editorialista del Corriere della Sera, Angelo Panebianco. E poi ancora Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente in Italia di politico.eu, Gianluca Sgueo, professore alla New York University, oltre al promotore del festival, Nicola Cesare.

Ad aprire le danze della discussione l’intervista video a Marco Olivetti, costituzionalista originario proprio di Termoli, docente alla Lumsa ed editorialista di Avvenire. È stato proprio lui a sottolineare come la democrazia rappresentativa – una sorta di contraddizione in termini a suo parere – abbia dalla sua circa due secoli di vita e sia innervata, nel caso italiano, dalla presenza – garantita dalla Costituzione del ’48 – di canali di partecipazione dei cittadini quali l’istituto referendario, i partiti politici, le autonomie locali.

Ma con la crisi dei partiti la democrazia rappresentativa è sempre più messa in discussione, specie da quando si è affacciata sulla scena politica la nuova frontiera della democrazia cosiddetta diretta. Ma il docente di Diritto Costituzionale è stato chiaro sul punto: “La democrazia rappresentativa è l’unica forma reale di democrazia”. Senza demonizzare i ‘canali digitali’ che sono compatibili con l’architettura parlamentare, senza però poterla sostituire.

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Dello stesso avviso Pierferdinando Casini che, non foss’altro che per la sua longeva storia politica, non ha potuto che difendere la democrazia imperniata nel Parlamento. Proprio all’indomani dell’approvazione della riforma del taglio dei parlamentari (fortemente voluta dal movimento che ora ha in Luigi Di Maio il suo leader), Casini ha manifestato la sua contrarietà, “i parlamentari non sono rami secchi da tagliare”, e ha rivendicato come i Parlamenti “oggi vivono un nuovo protagonismo e sono centrali”. Lo dimostrano i casi della Brexit, del Congresso degli Usa che chiede l’impeachment per Trump, senza dimenticare quanto successo con la crisi politica estiva in Italia che ha ribaltato gli equilibri governativi.

Il senatore ha però dato merito al Movimento 5Stelle di aver portato alla ribalta meccanismi consultativi che possono essere utili nel superamento della crisi della rappresentanza. Via libera dunque alle innovazioni digitali applicate alla politica, “però attenzione perchè la rete è anche uno strumento di propaganda. Di sicuro non è la democrazia”.

Inutile dire che tutti gli occhi erano puntati su di lui, l’esponente dei 5Stelle di recente divenuto sindaco del capoluogo del Molise. Roberto Gravina avrà forse stupito alcuni dei presenti con la sua visione moderata. “La democrazia rappresentativa è imprescindibile, ci vorrebbe una grandissima responsabilità del corpo elettorale per fare a meno di un Parlamento”. Ma non è a questo che mira, a sentire il primo cittadino di Campobasso, il Movimento della Casaleggio associati. La rete non intende sostituire i Parlamenti che, come ribadito più volte nel corso della serata, stanno invece vivendo una fase di estrema vitalità. Tutt’altro che superate, dunque, le soluzioni parlamentari con cui – il caso Salvini è lì a testimoniarlo – bisogna fare i conti.

D’altra parte è stato in primis lui, il sindaco 5Stelle, a sottolineare l’utilità di strumenti quali la piattaforma Rousseau “che sta suscitando interesse in molti altri Paesi”. Salvo poi riconoscere che dovrebbe essere assoggettata ad un controllo statale.

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Il sindaco del Pd di Bologna, Virginio Merola, ha sottolineato come la democrazia diretta digitale non sia invece praticabile soprattutto perché mette in atto un meccanismo di esclusione. Non ha i numeri, insomma, troppo poche migliaia le persone che la utilizzano. Di lì si è passato ad un altro tema dirimente, quello della partecipazione dei cittadini, vieppiù scarsa. In particolare quando non si è toccati nei propri interessi, l’idea di partecipare impiegando tempo, fatica e risorse, è sempre meno presa in considerazione.

Non sono mancate le idee propositive: dai Regolamenti per i beni comuni ai Patti di collaborazione tra Comuni e residenti. Ma si è andati anche oltre con il professor Sgueo che ha proposto il meccanismo del gioco – con tanto di incentivi e premi – per rendere più attrattiva e divertente la partecipazione.

Dietro l’espressione digitale, in particolare, si annida un rischio che in molti, da Michele Brambilla ad Angelo Panebianco, hanno voluto porre in primo piano: il tema della competenza e dell’informazione, come il caso dei vaccini ha insegnato. Per decidere bisogna sapere, e la proposta del professor Panebianco è stata quella dei forum di discussione, dibattiti pubblici su determinati argomenti che responsabilizzino il cittadino sui risvolti delle sue scelte. Perché anche un referendum – ha ammonito la giornalista Borrelli – può portare ad una estrema semplificazione di questioni complesse e soggette – e la rete in questo ha un suo ruolo ben preciso – a meccanismi manipolatori. “Come si fa a chiedere a un popolo se vuole uscire dall’Unione Europea?”. Chiaro che se la propaganda politica fa passare argomentazioni semplicistiche – e in molti casi false – il gioco è fatto.

Si è parlato anche di sondaggi e di come – l’opinione del senator Casini – stiano sostituendo la realtà. “Non si pensa a Salvini che ha preso il 17% alle elezioni ma al suo 34% nei sondaggi”.

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Ma la serata non poteva che chiudersi che con i sondaggi di Nicola Cesare che hanno sondato l’opinione dei cittadini sul tema. Si è conclusa così questa nuova esperienza del Festival del Sarà in terra emiliana. E con una promessa fatta dal Marchese Ippolito Bevilacqua Ariosti, custode illuminato di un patrimonio di inestimabile bellezza: Palazzo de’ Rossi lo ospiterà ancora.

Foto di Paolo Lafratta

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