E’ possibile che una frana spacchi a metà uno dei borghi più belli del Molise, patria di Gabriele Pepe e Vincenzo Cuoco, e che due anni e due mesi dopo la situazione sia ancora, di fatto, la stessa? Civitacampomarano, dove a metà giugno si terrà la quarta edizione dell’ormai affermato Festival di Street Art, vero esempio di resistenza civica oltre che laboratorio di bellezza a cielo aperto, versa ancora in una condizione gravissima e nulla è stato fatto di concreto per dare risposte ai residenti e al territorio, visto che il borgo è patrimonio collettivo.
Lo dicono i fatti. Lo racconta la storia contemporanea, che sta muovendo i suoi passi in questo preciso momento. I disagi causati dall’enorme movimento franoso che ha interessato il fronte nord del paese nel marzo 2017 sono identici a due anni fa: nuclei familiari evacuati, edifici puntellati, abitazioni distrutte fra cui la storica casa natale di Gabriele Pepe, quartieri fantasma, viabilità urbana compromessa. Ora è a rischio persino la SS157 (ex SP 163), trasformata in senso unico alternato con semaforo e transenne.
La faglia con un fronte di 300 metri mantiene intatto il suo potenziale distruttivo. La paura nella popolazione rimane, e altra paura si aggiunge per l’incertezza del futuro: chi salverà Civitacampomarano? Che succederà domani, quando le 400mila tonnellate in movimento, con uno strapiombo di 100 metri, potrebbero registrare un nuovo sussulto? E che fine ha fatto lo studio geologico per capire come e dove la frana si sposterà e correre ai ripari, mettendo a punto anche un intervento che non risulti, oltre che dispendioso, inutile?
Domande senza risposta, che sbattono contro silenzio e, in molti casi, indifferenza. Il comitato civico che si è costituito dopo gli eventi franosi del marzo 2017 è pieno di amarezza e quesiti che hanno bisogno – subito, prima che sia troppo tardi – di una risposta. “Scaduto lo Stato di Emergenza nazionale dichiarato nel 2017, ora ci si affanna nella gestione dei sia pur minimi fondi messi a disposizione dallo Stato centrale. Sono circa 2,5 milioni di euro pari al 25 per cento del fabbisogno per danni a privati. Complicazioni burocratiche, quesiti irrisolti e oggettive difficoltà interpretative impediscono a tutt’oggi l’effettivo utilizzo dei fondi pubblici. E resta irrisolto, se non addirittura mai razionalmente affrontato, il problema cruciale: origine, definizione, evoluzione e possibile sistemazione-mitigazione dell’assestamento franoso tuttora privo di una seria e scientifica analisi geotecnica”.
In tutto questo una domanda implicita, e inevitabile: cosa fa la Regione Molise, ente competente, organismo che si deve occupare praticamente della questione e che deve trovare una soluzione?
Lo scorso 8 aprile in via Genova a Campobasso il Governatore Donato Toma ha incontrato il Comitato. Un incontro “franco e aperto”, dicono i portavoce locali, nel quale il presidente-commissario delegato ha annunciato un sopralluogo a Civitacampomarano.
Il tempo passa, e la frana non viene affrontata come si dovrebbe, come a Civita (e non solo) auspicano e chiedono, legittimamente. E i rischi di revoca fondi sono già all’orizzonte. “Trascorsi inutilmente già 5 mesi dei 18 concessi, pena la revoca, per l’utilizzo dei contributi riconosciuti con delibera del Presidente del Consiglio dei Ministri del 6 settembre 2018, quanto tempo dovremo ancora aspettare? Quando verrà finalmente avviato uno studio preventivo volto non solo a configurare scientificamente il dissesto in atto, ma soprattutto a scongiurare che i programmati fondi nazionali per diversi milioni di euro (oltre 8) periscano nello sciagurato spirito di “assalto ad opera pubblica” senza che della stessa si sia stabilito a monte la necessità, la natura e l’opportunità?”
A Civitacampomarano hanno bisogno di risposte. Diritto a risposte che non arrivano. Hanno diritto di sapere se all’esito di questo cosiddetto intervento di mitigazione del rischio il paese potrà mai recuperare la sua vivibilità, percorribilità e la gente tornare nelle case finora illese ma sgomberate per rischi potenziali. Di conoscere che fine faranno i contributi percepiti nel frattempo: “Andranno a parziale ristoro del danno sia fisico e morale, che di mancato uso della propria abitazione?”.
E’ possibile che una frana spacchi a metà uno dei borghi più belli del Molise, patria di Gabriele Pepe e Vincenzo Cuoco, e che due anni e due mesi dopo la situazione sia ancora, di fatto, la stessa? Potrà una regione “che sfoggia l’unico monumento nella piazza più prestigiosa del suo capoluogo, parlare ancora di storia, cultura e turismo lasciando che la casa natale dei Pepe resti diruto simulacro di una perduta identità e dignità regionali?”. A Toma, alla sua Amministrazione, tocca la risposta. Una risposta concreta, di fatti più che di parole.
commenta