Si rischia di chiudere i reparti

Medici in pensione richiamati in corsia: arrivano le prime domande. Ospedali al collasso, “un’altra soluzione non c’è”

Se anche la Giunta Regionale del Veneto fa una delibera per dare ai direttori generali della sanità la possibilità di far lavorare in ospedale i pensionati, vuol dire che il problema è serio. Non che questa sia una novità. “Da anni – chiarisce il direttore generale della sanità molisana Gennaro Sosto – succede in diverse regioni italiane, dal Piemonte alla Lombardia. Il problema è nazionale”.

Si chiama emergenza medici, nel senso che i medici mancano: non ci sono. E mancheranno sempre di più, come raccontano le indagini e i dossier di previsione sul rapporto pazienti-camici bianchi – fino ad arrivare, nel giro di pochi anni, a una situazione che definire drammatica è eufemistico. Tra il 2018 e il 2022 andranno in pensione tra i 6 e i 7mila medici ospedalieri ogni anno, entro il 2025 usciranno dal Servizio sanitario nazionale 52.000 camici bianchi. L’esodo provocherà nel giro di sette anni una carenza di 16.500 specialisti. Soprattutto tra medici d’emergenza, pediatri e medicina interna.

Vitarelli, Sosto, Aceti

Che fare? “La domanda è cosa fare nell’immediato, oggi, ora” chiarisce Sosto. A lungo termine si potrebbe riorganizzare la facoltà di Medicina e il sistema delle borse di studio e la formazione per fronteggiare la carenza di camici bianchi, “ma oggi senza misure alternative ai tradizionali concorsi si rischia la chiusura”. Chiusura che, nel caso degli ospedali, significa il venir meno di un servizio essenziale, primario, tradendo il diritto costituzionale alla salute. Così si aprono le porte ai medici in pensione. Professionisti che le Aziende Sanitarie richiamano – su base volontaria, ovviamente – per rimpinguare il numero di specialisti in varie branche della medicina dei quali si avverte una particolare assenza. In Molise, per ora, vale per i reparti di ginecologia, pediatria, Pronto Soccorso e Medina d’Urgenza, quelli maggiormente in affanno dove basta un giorno di malattia a far saltare una già complessa turnazione.

Scontato che se vi fosse una sufficiente adesioni ai concorsi non ce ne sarebbe bisogno, ma “siamo al punto che non si riescono a reperire i dottori sufficienti nemmeno facendo scorrere le graduatorie o tramite concorso” dicono dalla Asrem. Non succede solo in Molise, dove i concorsi vanno deserti. In Veneto, per tornare alla regione che ha adottato la misura straordinaria sulla scorta di quanto fatto anche da queste parti, una chiamata dell’azienda per 80 medici di pronto soccorso ho avuto solo una decina di adesioni. “I medici non partecipano ai concorsi perché nel privato sono pagati meglio e hanno condizioni di lavoro più adeguate e dignitose” replicano i sindacati, criticando le scelte della politica in merito al reclutamento dei pensionati.

“Se qualcuno sa indicare una soluzione, si faccia avanti” chiarisce Sosto. “La verità è che non esiste al momento una alternativa”.

La direttiva del commissario ad acta Angelo Giustini, voluto a Roma e inviato in Molise per rimettere a posto la malmessa sanità locale, scongiurando – tra le altre cose – possibili interruzioni di servizio causate dalla penuria di medici, nasce su questo presupposto. “In considerazione delle difficoltà di reclutare i dirigenti medici – si legge nella nota che sembra essere diventata un caso nazionale – si autorizza la Asrem a espletare procedure per il conferimento di incarichi libero professionali estese anche ai medici specialisti in quiescenza”.

Significa aprire le porte degli ospedali ai medici in pensione che hanno lasciato il loro incarico pochi o molti anni fa, ultrasessantacinquenni che ora potrebbero “rientrare”, ammesso che lo vogliano, a dare una mano svolgendo incarichi a tempo e consentendo ai colleghi più giovani e in piena attività una boccata di ossigeno, oltre al diritto di cura dei pazienti.

Così il direttore sanitario Lucchetti, il direttore amministrativo Forciniti e il direttore generale Sosto stanno firmando, dalla metà di marzo, avvisi per conferire incarichi libero-professionali a dirigenti medici specialisti anche in pensione. I settori più urgenti da coprire riguardano i reparti di pronto soccorso, medicina d’urgenza, pediatria e ostetricia e ginecologia.

Gli avvisi sono in corso, ad eccezione di quello per reclutare due ginecologi che è appena scaduto e per il quale sono arrivate già alcune domande. Non si sa se fra i “candidati” ci sono anche pensionati, perché le buste saranno aperte a fine settimana. Ma al momento si spera fortemente che almeno questo avviso possa garantire al Molise un piccolo sospiro di sollievo. Il direttore facente funzione della Unità Operativa Complessa di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Cardarelli ha messo in evidenza, in una nota ufficiale, “la gravissima criticità di personale medico in dotazione e le grosse difficoltà a garantire una corretta turnazione”. E vale anche per gli altri reparti allo stremo, a Campobasso come a Termoli. Tradotto in parole semplici: in ospedale non ce la fanno più. Basta un giorno di ferie a mandare in tilt turni e servizi, con ricadute pesanti per i pazienti. Qualche medico in più, foss’anche un pensionato che rientra in corsia, sarebbe una manna dal cielo. “Magari questa non è la migliore soluzione possibile – sintetizza il direttore Sosto – ma non esiste una strada alternativa. O, se esiste, noi non la conosciamo”.

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