Per il mondo cattolico la Settimana santa è il momento più importante dell’anno: raccoglimento, silenzio e preghiera contraddistinguono i giorni in cui si ricordano la Passione e la morte di Gesù Cristo. O almeno, dovrebbe essere questa l’atmosfera in città. Il condizionale però è d’obbligo. Un ‘galateo’ che forse non vale a Campobasso dove in questi giorni sembra di trovarsi nella ‘città dei balocchi’ ma senza Pinocchio e Lucignolo: le bancarelle che vendono giocattoli, uova di Pasqua, caramelle e le cosiddette ‘nocelle’ (ossia le noccioline americane) si trovano un po’ ovunque. Stand che spopolano soprattutto in centro, dove c’è più possibilità di fare affari.
Dopo i ‘Dolci e balocchi’ di Amilcare in piazza Savoia e il bancone piazzato giusto di fronte al Municipio (accanto alle giostrine, un altro ‘pugno’ nell’occhio), un’altra bancarella è stata aperta nell’ottocentesca villa Flora, poco distante dal punto vendita ambulante per i golosi di crepes che già ha creato non poche polemiche, tanto che venne ‘arretrato’ di qualche metro. L’impatto visivo è devastante: il mega stand, dove si vende un po’ di tutto, è stato autorizzato e realizzato a pochi passi dalla Cattedrale di Campobasso, dove Giovedì e Venerdì santo si svolgerà il clou delle manifestazioni religiose del vescovo Giancarlo Bregantini. Prima la lavanda dei piedi e il corteo con gli apostoli, infine la commovente processione con il coro del ‘Teco vorrei’ che ogni volta emoziona tutti, fedeli e non: sono gli appuntamenti più importanti di questi giorni.
Quest’anno – purtroppo – l’inno composto da Michele De Nigris e interpretato dai 700 cantori avrà un ‘bel’ sottofondo musicale: il rumore dei generatori di corrente per tostare le noccioline. Oppure non sarà insolito trovarsi affianco qualcuno che, al passaggio della processione, sgranocchia caramelle e arachidi. A discapito del raccoglimento e della preghiera, tra la delusione del fedeli e forse l’ira della Curia.
(SP)
Più informazioni
commenta