Società & Costume

L’immagine bella dei molisani fuori regione: “Calciocavallo è il nostro paesino dentro Milano”

Nati come squadra di calcio, oggi sono un fenomeno social a forza di video esilaranti che esaltano le bellezze enogastronomiche, paesaggistiche e della tradizione molisane. Sono i ragazzi di "Calciocavallo F.C. Molise-Milano", un gruppo di giovani che sta spopolando soprattutto su Facebook e che sarà protagonista dell’edizione invernale dell’Aut Aut Festival a Termoli. «All’inizio era una scusa per stare assieme e perdevamo tutte le partite. Oggi siamo secondi in classifica e ci scrive tanta gente, mentre le imprese ci sostengono perchè promuoviamo la regione. Stiamo anche pensando di aprire altre realtà simili alla nostra a Roma, Bologna e Pescara».

Si chiamano Calciocavallo F.C. Molise-Milano. Sì, sono una squadra di calcio, ma no, F.C. non sta per Football Club come si potrebbe pensare. «Significa forchetta e coltello» si legge sulla loro pagina Facebook. Facile intuire il carattere puramente goliardico di questo gruppo di giovani molisani emigrati a Milano che riescono a tenere vive le tradizioni dei propri paesi a forza di video, foto e idee a metà fra l’allegra spensieratezza e la voglia di mostrare il bello, soprattutto enogastronomico, della propria regione sia a chi ci vive sia a chi non la conosce. Col risultato che negli ultimi tempi le loro trovate stanno spopolando sui social.

Prima di tutto sono un gruppo di amici. Nominarli tutti sarebbe quasi impossibile e loro ci tengono a dire che «parliamo a nome dell’intero gruppo, quindi senza fare differenze». Davanti a un buon caffè, accompagnato da un amaro in un casa del centro di Milano, Calciocavallo spiega la genesi e lo sviluppo di un qualcosa «nato per gioco. All’inizio ci siamo ritrovati per delle cene fra corregionali. Chi di Jelsi, chi di Riccia, chi di Capracotta. La prima volta, nel 2012, eravamo in sei».

E con le gambe sotto al tavolo, si sa, nascono le idee migliori. «Siamo passati nell’arco di pochi mesi a fare cene di 15-20 persone, amici di amici, sempre molisani». Quindi l’intuizione, creare una squadra di calcio. Non con 11 giocatori, troppi all’inizio. Così si sono lanciati in un campionato amatoriale a sette giocatori. «Giochiamo contro gente che si conosce da una vita. All’inizio per noi è stata dura, perdevamo tutte le partite. Che festa al primo pareggio».

Ma i risultati non sono mai stati un assillo. «Lo spirito è sempre stato diverso. Era una scusa per riuscirsi a trovare». Poi le cose sono lentamente cambiate. «Il primo anno eravamo in dieci, poi in tredici, oggi siamo ventidue. Dobbiamo fare le convocazioni ogni settimana prima di schierare la squadra». E i risultati sono migliorati. «L’anno scorso siamo arrivati secondi, quest’anno siamo secondi». E di gente che vorrebbe giocare ce n’è talmente tanta che «ci serviva un attaccante a inizio stagione e abbiamo dovuto fare i provini. Si sono presentati in sette». Tutti molisani, chiaramente.

Oggi il Calciocavallo raggruppa giovani di Montenero e di Campobasso, di Venafro e di Riccia, di Petacciato e di Jelsi, di Agnone e di Bojano, solo per citare qualcuno dei paesi rappresentati. Ma da un paio d’anni a questa parte, al campo e alle cene che oggi sono dei mini eventi «da cinquanta persone, tanto che affittiamo dei locali interi», si è unita la parte social.

«Abbiamo deciso di fare la pagina Facebook pensando che i nostri conoscenti in quel modo avrebbero potuto sostenerci. Eravamo gasatissimi all’inizio con 300 mi piace». Oggi sono quasi 15mila e video e foto sono ormai all’ordine del giorno. «Due o tre di noi che hanno più dimestichezza con queste cose si impegnano a trovare idee e girare dei video». Al montaggio c’è Matteo, presidente della squadra, milanese di nascita ma con genitori e fidanzata di Jelsi. «Sono autodidatta, mi piace anche se mi porta via molto tempo».

I risultati però sono eccezionali, tanto che persino Repubblica ha dedicato loro un articolo sul proprio sito internet parlando di quel filmato in cui due dei ragazzi di Calciocavallo offrono formaggio e salsiccia ai passanti in piazza Duomo. «L’avevamo già fatto a Berlino, in occasione di uno dei tornei di calcio ai quali ogni tanto partecipiamo. Perciò abbiamo deciso di riproporlo per far assaggiare le specialità molisane ai milanesi e agli stranieri».

A premiare la buona riuscita del video è sicuramente la spontaneità e la simpatia dei protagonisti. E poi traspare la volontà di veicolare un messaggio positivo, mostrare al mondo intero le bellezze di una regione piccola come dimensioni ma con enormi ricchezze enogastronomiche e paesaggistiche. «Chi dice che nel Molise non c’è niente, semplicemente non lo conosce».

E poi c’è anche la voglia di ricreare un senso di comunità. «Milano all’inizio è una città difficile. Quando arrivi e non conosci nessuno, non è facile farsi degli amici. Calciocavallo serve anche a questo. Addirittura avevamo pensato di aprire un’agenzia immobiliare per quanta gente ci contatta in cerca di una stanza».

Per loro che vivono nel capoluogo lombardo già da un po’, il giudizio sulla città è più che positivo. «Milano accoglie tutti, noi la viviamo con la vitalità, l’ospitalità, il carattere e la simpatia dei molisani. Col nostro gruppo ricreiamo il piccolo paese all’interno della città». Stando però attenti a non alzare dei muri. «Abbiamo tanti amici calabresi, napoletani, milanesi, albanesi, persino peruviani. Non cacciamo nessuno. Anzi, mandiamo un messaggio a tutti: non vi chiudete».

La volontà di Calciocavallo è quella di aprirsi e farsi conoscere. «Ci hanno contattato da Roma, c’è una persona che ci ha proposto di realizzare Calciocavallo Roma. Sarebbe bello, ci avevamo già pensato per Bologna e Pescara, dove ci sono tanti molisani. Ma dobbiamo stare attenti a trovare persone fidate, non possiamo correre il rischio di rovinare il nome del gruppo». Così come è un’ipotesi il lancio di una seconda squadra milanese «ma anche lì le incognite sono tante. Certo è che abbiamo un sacco di potenziali giocatori».

Negli anni hanno avuto la possibilità di conoscere tanti personaggi, da Antonio Di Pietro a Herbert Ballerina, protagonisti di due distinti video con loro, fino a Mirco Antenucci, il calciatore di serie A che ha mandato loro un messaggio su Facebook con un piccolo filmato. E poi le foto con chef Rubio e Alessio Sakara. «Peccato non essere riusciti a incontrare Biscardi» confessano.

Il marchio, disegnato da uno dei fondatori, ora trasferitosi per lavoro, è un caciocavallo morsicato, un po’ per fare il verso alla mela della Apple. Oggi quel marchio gira il mondo con gli adesivi creati dal gruppo. «Abbiamo deciso di lanciare un contest. Chi lo desidera, può ricevere uno dei nostri adesivi e mandarci una foto con lo sfondo del posto in cui va». Così sono arrivate immagini da quasi ogni angolo del pianeta, dalla Cambogia al Perù, dal Congo alla Nuova Zelanda, mentre l’Europa è coperta quasi per intero.

E poi c’è l’aspetto più commerciale, visto che qualche imprenditore si è accorto delle potenzialità dell’idea decidendo di sostenere le spese della squadra. «Come ogni formazione di calcio viviamo di sponsor, ma tanti soldi li tiriamo fuori noi. Poi per fortuna tanti ci danno una mano. Dobbiamo regalare tantissime magliette a fotografi, videomaker, modelle, che ci hanno aiutato per piacere o per conoscenza».

Arriva Natale e Calciocavallo torna in massa in Molise. Sarà l’occasione per gustare le prelibatezze dei vari paesi, ma anche per ritrovarsi tutti a due passi da casa, con la festa annuale programmata per il 27 dicembre alla Quattro Vianove di Vinchiaturo. E a Termoli il Comune ha deciso di chiamare il gruppo a uno degli eventi invernali dell’Aut Aut festival, venerdì 29 dicembre. Per guardare il Molise con l’ironia degli emigranti che combattono la nostalgia con l’allegria.

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