Giovanni De Vivo, 39 anni, è stato condannato a 15 anni e 4 mesi di reclusione per omicidio volontario: ha ucciso con un colpo di coltello, inferto all’altezza del collo, il giovane geometra di Campobasso (38 anni) Cristiano Micatrotta. I fatti sono accaduti la notte tra il 24 e il 25 dicembre 2021, al culmine di una lite per droga.
L’ultima udienza, oggi 14 settembre, si è consumata in un clima di apprensione e trepidazione. Fuori dal tribunale la gigantografia di Cristian con la scritta “Attendo giustizia” e uno striscione “Nessuna sentenza vale una vita. Giustizia per Cristian”.
De Vivo, in primo grado, è colpevole: lo ha deciso questa mattina la Corte d’Assise di Campobasso al termine di oltre 3 ore di camera di consiglio.
Dopo 45 minuti di repliche da parte degli avvocati di parte civile e del difensore, alle 10.15 il presidente della corte, Salvatore Casiello, il giudice relatore e quelli popolari si sono riuniti per definire il verdetto di condanna.
Il Pm, Viviana Di Palma, l’8 settembre scorso, aveva chiesto 21 anni e 3 mesi.
La difesa, sostenuta dagli avvocati Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato, sin da subito, aveva invece sostenuto l’eccesso di difesa.
La sentenza odierna chiude un percorso di otto udienze istruttorie durante le quali si sono alternati testimoni, periti e consulenti in tappe processuali che sono iniziate il 2 febbraio scorso.
De Vivo era stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Aspetto, quest’ultimo, non confermato in sede di discussione dalla pubblica accusa che, durante la requisitoria, aveva precisato: “Non ci sono tutti gli elementi previsti dalle sentenze della Cassazione per sostenere la premeditazione”.
Di parere contrario invece le parti civili, rappresentate dagli avvocati Fabio Albino e Roberto D’Aloisio che anche questa mattina hanno ribadito ai giudici la sussistenza della premeditazione.
Di più ha fatto l’avvocato Albino in chiusura della sua replica: “Questa città – ha riferito in aula – aspetta delle risposte e noi siamo con voi in questa enorme responsabilità, personalmente spero voi stiate con Cristian”.
In aula erano presenti i familiari e gli amici di Cristiano che alla lettura del verdetto hanno reagito: “È uno schifo”, abbandonando l’aula.
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