Fiat termoli

Due nuovi motori made in Termoli dal 2020. “Eredi dello storico Fire”. Formazione partita, in estate i lavori sulle linee

Partirà a Termoli il nuovo modulo produttivo per propulsori benzina FireFly 1.0 e 1.3. Rappresentano la salvezza del futuro occupazionale della fabbrica molisana, considerati gli eredi dello storico motore Fire arrivato alle battute d’arresto. Intanto è iniziata la formazione a Torino dei capi-area, mentre in estate si procederà ai lavori di adeguamento delle linee produttive

A dicembre scorso i lavoratori hanno avuto la comunicazione nella quale tutti speravano: la Fiat di Termoli produrrà due nuovi motori, a tecnologia ibrida, che saranno montati sulla Panda, sulla Cinquecento e sulla nuova Lancia Y. La conferma che sarà lo stabilimento metalmeccanico termolese a realizzare i propulsori benzina FireFly 1.0 e 1.3 turbo, aspirati e ibridi, arriva in queste ore. Alcuni team leader e capo area della Fca di Rivolta del Re sono infatti andati a Torino per iniziare la formazione sui nuovi motori. Che però saranno prodotti in Molise solo a partire dal 2020.

Tra un anno dunque la sostituzione dell’attuale Fire, lo storico propulsore prodotto esclusivamente a Termoli fin dal 1985, il prodotto di maggior successo industriale e commerciale della casa automobilistica degli Agnelli, diventerà effettiva. Ovviamente il FireFly è un motore completamente diverso e in linea con le esigenze di una nuova epoca storica che impone una attenzione elevatissima all’ambiente e alla riduzione delle emissioni e una tecnologia ibrida che abbina benzina ed elettrico. Ma sul piano del futuro occupazionale può essere considerato l’erede naturale del Fire, quello che di fatto – grazie a un investimento annunciato da Manley nello scorso novembre e evidentemente non rimesso in discussione malgrado le possibili ripercussioni negative sulla produzione targata Fiat Chrysler Automotive della ecotassa voluta dal governo gialloverde – salverà il lavoro a Termoli.

I due moduli del FireFly, che attualmente è prodotto in Polonia ma in una diversa versione, saranno montati sulle Fiat Panda, Cinquecento e sulla nuova Ypsilon, marchio che non sparirà contrariamente ai pronostici di qualche tempo fa.

Tutte auto che si rivolgono a una larga fetta di mercato, e che di conseguenza lasciano ben sperare circa i volumi produttivi soprattutto per il reparto 8 valvole, ovvero il capannone Termoli 3 che per 34 anni ha ospitato le linee produttive del Fire, che con il Multiair poi e prima ancora i mitici “Serie 100” è quello che ha fatto la fortuna di Fiat.

Proprio l’8 valvole è impegnato in questa fase nell’ultima ondata produttiva del Fire, inaugurato a Termoli nell’aprile del 1985 come una grande sfida tecnologica per l’epoca nel corso di una giornata storica alla quale ha preso parte il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, insieme al Consiglio di amministrazione Fiat e all’avvocato Gianni Agnelli.

Nel reparto si sta lavorando a ritmi intensi, a differenza di quanto sta accadendo negli altri due settori. Sia il 16 valvole che  il cambio C520 sono interessati infatti dalla cassa integrazione. Il 16 valvole al contrario sta “spingendo”, ma durerà poco visto che il Fire è in procinto di uscire definitamente dal mercato. Con la crisi del diesel l’uscita definitiva di scena è prevista nel 2021, anno in cui Termoli dovrebbe aver sostituito il Fire con i due FireFly, una sorta di evoluzione del Fire in chiave terzo millennio con gli aspirati e ibridi. A luglio – ma ci potrebbe essere uno slittamento – il lavoro a Termoli 3 rallenterà di parecchio anche per consentire la modernizzazione e l’adeguamento delle linee produttive che a fine anno saranno dedicate ai nuovi propulsori. In Fiat dita incrociate.

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