Ospedale veneziale

Prestazioni aggiuntive, due medici in servizio a Isernia rinviati a giudizio

L'inchiesta era partita dopo una segnalazione e il controllo del Nas sulle famigerate prestazioni aggiuntive, turni di lavoro extra per un monte ore al limite delle umane possibilità nel 2020 e nel 2021. La Asrem si è costituita parte civile, l'udienza preliminare ci sarà il 14 marzo. Il comitato Isernia Beni Comuni ha calcolato che in 10 anni, dal luglio 2011 al luglio 2021, il ricorso agli straordinari è passato da 0 a 835mila euro. Con due picchi rilevati nel 2019 e nel 2020, che superavano abbondantemente il milione e 700mila euro all’anno.

Sono due i dirigenti medici dell’Azienda sanitaria regionale finiti nei guai giudiziari a seguito dell’inchiesta portata avanti, in silenzio, fra le corsie e nei reparti dell’ospedale Veneziale di Isernia, e relativa alle famigerate prestazioni aggiuntive e alla loro corretta erogazione, evidentemente.
In pratica, si tratta di veri e propri straordinari – con emolumenti di tutto rispetto che fanno lievitare e non poco le buste paga a fine mese – erogati ai medici che si mettono a disposizione e sopperiscono – con orari che spesso appaiono al di sopra delle possibilità umane – alle note e ormai croniche carenze d’organico.

Turni diurni e anche notturni che i medici effettuano, ma dopo aver svolto il proprio. Quindi in aggiunta al lavoro in corsia. E forse è stato anche questo particolare a spingere gli investigatori a capirne di più, stante il monte ore complessivo.
Si tratta di un esborso abbastanza pesante per le casse pubbliche che, evidentemente, è finito anche per questo all’attenzione delle forze dell’ordine e degli inquirenti.

L’inchiesta e la successiva coda giudiziaria sono certificate da una recentissima determinazione pubblicata sull’albo pretorio dell’Asrem avente ad oggetto “Costituzione di parte civile” a seguito della fissazione dell’udienza preliminare a carico di due camici bianchi in servizio al Veneziale.
Il 31 gennaio scorso, si legge nella determina, “l’Ufficiale Giudiziario addetto all’U.N.E.P. del Tribunale di Isernia, (cfr. nota prot 12964/2024), ha notificato alla Asrem, quale parte offesa, l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare fissata per il giorno 14 marzo 2024, a seguito del rinvio a giudizio, disposto su richiesta del pm dal Gup del Tribunale di Isernia, di dirigenti medici dell’azienda sanitaria, imputati per fatti commessi nel 2020 e nel 2021 nell’esercizio delle proprie funzioni di sanitari”.
Dei due dirigenti medici vengono riportate anche le iniziali (D.C.A e C.E, come si evince dalla stessa deliberazione del direttore generale pubblicata sull’albo pretorio dell’Asrem con il numero 254 del 17 febbraio scorso).

L’Asrem ha quindi deciso di costituirsi parte civile innanzi al Tribunale di Isernia nella considerazione del danno che l’azienda avrebbe subito quale parte offesa a seguito delle presunte condotte che i due sanitari avrebbero attuato. Un danno corrispondente alle somme erogate agli stessi sanitari a titolo di prestazioni aggiuntive.
Sarà l’avvocato Andrea De Logis a difendere l’azienda sanitaria regionale nell’ambito del procedimento penale che accende un accecante faro sul meccanismo (utilizzato in maniera massiccia) delle prestazioni aggiuntive.
Al Veneziale di Isernia è una pratica ricorrente, a fronte – appunto – della grave carenza di medici: prestazioni aggiuntive in ogni reparto del nosocomio isernino, e anche al Pronto soccorso del Caracciolo di Agnone (che altrimenti resterebbe sguarnito).

Nel 2021, per dare una cifra della questione, il comitato Isernia Beni Comuni calcolò il peso delle prestazioni aggiuntive sul decennio: in 10 anni, dal luglio 2011 al luglio 2021, il ricorso agli straordinari era passato da 0 a 835mila euro. Con due picchi rilevati nel 2019 e nel 2020, che superavano abbondantemente il milione e 700mila euro all’anno.
Il 20 novembre del 2022, al pronto soccorso del Veneziale però ha bussato il Nas: sotto osservazione, questa volta, non i pazienti ma proprio le prestazioni aggiuntive dopo una segnalazione partita dal Pronto soccorso del Veneziale e conseguente alla solita difficoltà nell’organizzazione dei turni di lavoro.
Prestazioni aggiuntive sulle quali le indagini si sarebbero protratte a lungo attraverso una meticolosa raccolta dei dati e degli atti collegati. Anche il compianto presidente del Forum per la sanità pubblica, il dottor Italo Testa, aveva presentato un esposto teso a chiarire se fosse tutto regolare.

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