Campobasso

Giovane molisana discute una tesi sulle lingue straniere e i Dsa: schiaffo all’apatia del contesto sociale

Erika Pia Di Biase si è laureata in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Is College Ssml di Campobasso con un testo di analisi sociale che ha tradotto in tre lingue differenti: inglese, spagnolo e francese

Erika Pia Di Biase, giovane studentessa molisana, si è laureata in Scienze della Mediazione Linguistica presso la Is College Ssml di Campobasso ma la sua tesi è stata uno schiaffo all’indifferenza della società e ai suoi criteri prestabiliti e omologati.

“Lingue straniere: il gioco di squadra per vincere i Dsa” questo il titolo della sua analisi che ha tradotto in ben tre lingue differenti: inglese, spagnolo e francese.

Ha affrontato la tematica dell’inclusione, delle strategie di apprendimento delle lingue straniere da parte di studenti dsa, dell’importanza del ruolo del docente nella società di oggi che é in continuo cambiamento, ed Erika ha tenuto a sottolineare l’importanza di questo argomento con l’obiettivo di sensibilizzare ancor di più la popolazione perché come ha sostenuto davanti ai suoi docenti “troppo si chiacchiera ma pochissimo di fa”.

Con il professore relatore, Alberto Tramontano, ha quindi affrontato la delicatezza della tematica partendo dall’analisi del contesto sociale. “La società di oggi ci richiede la cosiddetta camicia di forza della bellezza, di cui simmetria, ordine, equilibrio e proporzione fanno parte – spiega infatti la giovanissima Erika – . Eppure, c’è vita al di là di questi schemi rigidi, come dimostra la bellezza che vive nei quadri di Picasso, nelle scodelle che i giapponesi usano per il tè, in qualunque opera di artigianato unica e irripetibile. Anche l’asimmetrico, il disordinato o lo sproporzionato può essere bello. Non di rado finiamo per discriminare in modo ingiusto e frivolo delle forme alternative per normalizzare e strutturare quello che vediamo”.

Quindi “adottando uno sguardo di accettazione, benevolo e aperto, scopriremo che la bellezza esiste anche oltre la camicia della forza che la limita e la opprime”. E Erika si chiede durante la sua dissertazione: “Allora perché non provare ad applicare lo stesso pensiero sulle persone? Perché non provare a cambiare il proprio atteggiamento nei confronti di questi ragazzi, dandogli l’occasione di mostrarsi liberi, accettati e accolti in questa società che, sfortunatamente, li pone ai margini?”.

È chiarissimo il messaggio che la neodottoressa lancia alla società: “celebrare la diversità significa valorizzare le peculiarità del singolo individuo e dunque, la sua unicità”. Soddisfatti i genitori Antonio e Pina e il fratellone Mirko che ad Erika augurano traguardi e successi capaci di rompere l’indifferenza e l’imperturabibilità della società rispetto a problematiche che riguardano milioni di famiglie. 

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