La denuncia

Bestiami aggrediti da lupi “ibridi” o cani inselvatichiti, è allarme. Coldiretti: fenomeno preoccupante

L'associazione invita le istituzioni a rompere il silenzio su "un problema che - insieme ad altre emergenze - sta mettendo in ginocchio l'agricoltura e la zootecnia". Chiesto un incontro al governatore Roberti e all'assessore Micone

 Imprese agricole del Molise alle prese non soltanto con il problema dei cinghiali ma anche con la presenza, sempre più rilevante, dei lupi.

Il grido d’allarme arriva da Coldiretti Molise che continua nella sua incessante azione di denuncia verso tutte le attuali, gravissime, emergenze che si sono abbattute sull’agricoltura regionale, strangolata dall’aumento incontrollato dei costi, da un siccità che ha falcidiato le produzioni, dall’imperversare di diverse calamità atmosferiche, il tutto all’interno di una crisi economica e sociale la cui soluzione tarda a risolversi.

“Quanto ai lupi – si legge in una nota di Coldiretti – assistiamo ad una recrudescenza del fenomeno che se non studiato e controllato rischia di degenerare in poco tempo”.

I lupi, in Molise, sono presenti ovunque; scendono dalle montagne inseguendo le loro prede rappresentate dai cinghiali, “mettendo in moto un circolo vizioso alla fine del quale a rimetterci è sempre e solo l’agricoltore”.

Ecco perché secondo Coldiretti la presenza del lupo sta mettendo a rischio soprattutto gli allevamenti zootecnici che stanno già affrontando le difficoltà legate a tutto ciò che conosciamo come rappresentanti del mondo delle imprese e, ahimè, come cittadini.

Coldiretti ritiene necessario e non procrastinabile un censimento della specie, con ogni azione utile ad individuare e tutelare il “vero” lupo distinguendolo dagli ibridi o dai cani inselvatichiti, che rischiano di farlo scomparire del tutto, così come è praticamente scomparso il “vero” cinghiale originario italiano.

Sono essenziali misure di contenimento per non far morire i pascoli e costringere alla fuga centinaia di famiglie che da generazioni popolano le aree rurali più difficili dove l’allevamento risulta essere l’unica attività praticabile, ma anche tanti giovani che faticosamente e coraggiosamente sono tornati in campagna. Senza i pascoli – afferma Coldiretti – molte aree straordinarie presenti nel nostro Molise muoiono, l’ambiente si degrada e frane ed alluvioni causano danni al territorio che l’intera collettività deve pagare, oltre alla perdita di paesaggio”.

Se la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato – conclude Coldiretti Molise – ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale, come cita il c. 1 della L.157/92, è ora che questa norma venga rispettata. Le istituzioni, nazionali e regionali, debbono assumersi la responsabilità di intervenire con adeguate risorse economiche per ristorare interamente e non parzialmente i danni, dal rimborso allo smaltimento delle carcasse, oltre a ciò deve essere semplificata la burocrazia che rappresenta in molti casi un vero e proprio ostacolo acchè l’allevatore presenti la denuncia di danno.

Oltre a fare la conta dei danni diretti, relativi alla perdita degli animali uccisi, gli allevatori subiscono anche pesanti perdite economiche indirette, per le quali non è prevista alcuna forma di indennizzo. In seguito agli attacchi da lupi, infatti, oltre agli animali che si disperdono (e se le carcasse non vengono trovate l’allevatore non ha nemmeno diritto al risarcimento) c’è da mettere in conto lo stress subito dagli animali superstiti che provoca drastiche riduzioni della produzione di latte, tutti fattori che comportano enormi danni economici”.

Quindi la richiesta al presidente Roberti, che detiene la delega alla caccia, e all’assessore all’Agricoltura Micone,  perché il problema non sia ignorato e lo si affronti, invece, con un confronto con il mondo allevatoriale, individuando una strategia che riconosca, insieme alla presenza sostenibile ed alla tutela legittima del “vero” lupo, la dignità agli operatori zootecnici all’interno di un ecosistema che “lo vogliamo ricordare,  proprio grazie  a loro non ha mai corso il rischio di divenire una giungla”.

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