La resistenza molisana

Fuga di cervelli non ti temo: la rivoluzione di Giorgio che resta e apre bottega

E’ a Capracotta che Giorgio Paglione ha deciso di resettare il trend che vuole i giovani in fuga dal Molise e scommettere su una bottega

Questa è la storia di una piccola (grande) rivoluzione. E’ la storia di un giovane 31enne, con una laurea in agraria, master, tanto studio e, per questo, un futuro ricco di prospettive. Ma, come tanti, non in Molise.

Questa – che è la storia di Giorgio Paglione – parla di futuri possibili, restando laddove sono le sue origini: Capracotta. E’ una storia di creatività, progetti, visione. E, allo stesso tempo, è anche storia di tradizioni, autenticità, relazioni.

Giorgio Paglione
Giorgio Paglione
Giorgio Paglione
Giorgio Paglione
Giorgio Paglione

Quindi una piccola (grande) rivoluzione che Giorgio ha scelto di far partire da questo paese dell’Alto Molise dopo anni trascorsi sui libri, esperienze fuori regione: “Sarei potuto rimanere a Milano” racconta, e la scelta di tornare nei luoghi dove ci sono le radici della sua famiglia.

E’ a Capracotta che Giorgio ha deciso di resettare il trend che vuole i giovani in fuga dal Molise e scommettere su una bottega, un Sale e Tabacchi, che era in vendita nel suo paese e che ha deciso di rilevare provando ad apportare migliorie innovative, trasformandolo in un punto di servizi ma anche di ritrovo per la comunità capracottese (e non solo).

E qui, piano piano, Giorgio sta lavorando a riprendersi la sua rivincita su quell’odioso trend che ci racconta di cervelli in gufa e che lui sarebbe felice di poter invertire, invitando tanti giovani come lui a reinventarsi.

Perché alla fine, Giorgio, ti sei reinventato?

“Sono un agronomo, ho fatto altri studi, ho fatto altre esperienze, però ad un certo punto, forte proprio di quelle esperienze, ho scelto tutt’altro. Ma ho scelto di scommettere sulla mia terra. E ci sto provando”.

Ma perché questa scelta?

“Partiamo dal presupposto che non mi piace l’idea che il destino della mia terra lo debbano decidere gli altri, vorrei invece essere parte attiva di quel cambiamento che riguarda tutti noi. E soprattutto questa scelta nasce perché non voglio neanche immaginare che la luce nei nostri paesi possa spegnersi”.

Allora hai rilevato un Sale e Tabacchi che offre anche servizi?

“Sì. Quando venni sapere che l’unico punto vendita Sale e Tabacchi stava per chiudere, mi sono detto: è un’opportunità e voglio coglierla. Allora ho ripreso la base dell’attività e in più, un po’ alla volta, sto aggiungendo consulenze, servizi turistici, pagamenti di ogni genere e forma, servizio Amazon, vetrine digitali, insomma provo ad offrire quei servizi che nelle nostre aree è complicato trovare. Quanto meno a portata di mano. Provo ad accarezzare il paese”.

Più restanza o resilienza?

“Non amo nessuno dei due termini. Il mio è un diritto a restare. Siamo paesi fragili, composti da anziani, giovani che non hanno molte possibilità, persone di mezza età che hanno come unico riferimento il bar eppure io, in questi 4 giorni di apertura, ho scoperto una gran voglia di aggregarsi, di ritrovarsi, di venire qui in bottega e scambiare qualche chiacchiera, ho scoperto tanta voglia di guardare oltre”.

Hai paura di non riuscire?

“Ovvio che c’è la paura di non farcela. Ma non puoi saperlo se non provi. E io ho voluto provare. Quello che mi auguro è che come me, tanti altri giovani, facciano scelte simili. Mi fa sorridere pensare che questo progetto in realtà io non lo avevo pensato per me e invece alla fine sono rimasto io. Mi fa sorridere ma mi dà anche la forza per credere che la strada potrebbe essere quella buona, per quanto ovviamente, avendo studiato tanti anni e chiesto sacrifici alla mia famiglia, non mi precludo la possibilità di mettere a frutto anche la mia laurea da agronomo”.

Hai detto di aver avuto proposte di lavoro da Milano.

“Sì. Ma con lo stipendio non sarei riuscito neanche a pagarmi l’affitto pur stando in casa con altre tre o quattro persone. E questa non è dignità. Allora, preferisco guadagnare  meno ma stare a casa mia che per me, è già una vittoria. Bisogna combattere per rimanere, ognuno di noi deve farlo. Solo così diventiamo custodi dell’esistenza di quel paese. Il nostro”.

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