Se l’assistenza sanitaria per i cittadini è molto carente, ci sono “gravi deficit in termini di diritti di salute anche per i detenuti”. Cittadinanzattiva e Antigone Molise denunciano tutte le criticità riscontrate nelle tre carceri molisane dopo i sopralluoghi svolti la scorsa estate e il monitoraggio terminato alla fine di novembre. I numeri che certificano le emergenze sanitarie negli istituti penitenziari di Campobasso, Larino e Isernia sono stati presentati oggi pomeriggio dall’avvocato Vincenzo Boncristiano e da Jula Papa. Oltre al sovraffollamento, in tutte le strutture carcerarie della nostra regione mancano psichiatri e psicologi a fronte di una popolazione carceraria che soffre di patologie psichiatriche, a volte derivanti dal consumo di sostanze.
In tutte e tre le carceri molisane poi è assente un medico 24 ore su 24, “per una visita medica i reclusi devono aspettare tempi lunghissimi”. Stesso discorso per l’assistenza infermieristica. In caso di malori improvvisi o notturni insomma non si riesce ad offrire un’adeguata assistenza sanitaria. C’è un solo psichiatra che segue i reclusi e può farlo solamente per poche ore a settimana: 12 ore settimanali a Campobasso, 3 a Larino (il carcere con più detenuti), 4 ore settimanali a Isernia. Una carenza dovuta ai pochi psichiatri dell’Azienda sanitaria: proprio oggi è stato pubblicato un avviso, per titoli, per l’assunzione a tempo determinato di cinque medici della disciplina di Psichiatria da assegnare presso le varie sedi aziendali. Il provvedimento del direttore generale Asrem, Oreste Florenzano, è stato preso a seguito della richiesta del direttore del Dipartimento Salute mentale e Dipendenze con la quale è stata rappresentata “la grave carenze di personale medico”.
In Molise poi non esistono le Rems, ossia strutture che ospitano i detenuti con un tasso di pericolosità sociale. La più vicina si trova in Abruzzo.
Mancano addirittura i farmaci: “Antigone ha organizzato una colletta per acquistare farmaci di fascia C da donare alle strutture carcerarie”, sottolinea l’avvocato Vincenzo Boncristiano di Antigone. Insufficienti sono considerati anche i fondi stanziati dall’Asrem per la medicina penitenziaria: “Dal 2015 al 2019 – rimarca ancora – l’azienda sanitaria ha speso 200.000 euro all’anno, ma in questo modo non è riuscita ad ovviare alle carenze strutturali. Piuttosto abbiamo visto che ha impiegato queste somme per contratti a progetto per gli assistenti sociali”.
Il Serd (Servizio per le dipendenze dell’Azienda sanitaria) potrebbe fornire un supporto per i detenuti che soffrono di tossicodipendenze, ma ad esempio il medico del Servizio è presente all’interno del carcere di Campobasso solo 8 ore settimanali in tre giorni, l’assistente sociale sempre del Serd è presente soltanto due volte al mese. Eppure “c’è un’elevata presenza di detenuti tossicodipendenti, ma l’assistenza psichiatrica, psicologica e sanitaria è ridotta”, osservano i rappresentanti di Antigone e Cittadinanzattiva parlando sempre dell’istituto penitenziario del capoluogo che ospita attualmente 131 detenuti ma ne potrebbe ospitare 106. In realtà è Larino il carcere più sovraffollato potrebbe ospitare 117 reclusi, al momento ve ne sono 153. Un pochino meglio la situazione almeno dal punto di vista del sovraffollamento a Isernia: attualmente ci sono 55 detenuti (la capienza è di 48).
Una situazione penalizzante e con esiti drammatici: “Sono diffusissimi gli atti di autolesionismo nelle carceri molisane, quasi tutti i detenuti fanno uso di tranquillanti. Chi non soffre di disturbi psichici, poi inizia a soffrirne nel periodo di detenzione”. Jula Papa insiste: “Chiediamo fortemente l’impiego di medici, in particolar modo di psichiatri e psicologi e invitiamo la garante dei diritti della persona (Paola Matteo, ndr) a sollecitare un tavolo in cui poter affrontare nel merito queste circostanze. E’ necessario un incontro per migliorare i servizi in carcere e chiediamo al commissario alla sanità di attuare quanto previsto nel Piano sanitario”.
Per il reinserimento dei detenuti “va incentivata la scolarizzazione nelle carceri“, rimarcano ancora i rappresentanti delle due associazioni. “Solo a Larino vengono svolte attività per il recupero sociale e per il reinserimento lavorativo dei detenuti”. “Le carceri – conclude con amarezza Boncristiano – non possono essere considerate una pattumiera sociale, ma dovrebbero essere integrate maggiormente nel tessuto sociale, in particolar modo quello di Campobasso che si trova proprio al centro della città”.
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