Storica sentenza in molise

Scuole medie come un incubo, ragazzina dislessica ottiene giustizia: “Ha bisogno di aiuto per i compiti”

Lo scorso 17 settembre la storica sentenza del giudice Laura Scarlatelli del Tribunale di Campobasso che ha condannato l'Inps al versamento dell'indennità di frequenza alla luce di un quadro clinico molto importante e certificato da un consulente tecnico.

Le scuole medie erano diventate un incubo: lei, una ragazzina affetta da dislessia e discalculia, ha difficoltà a svolgere i compiti. Il disagio, se in classe veniva affrontato con il docente, emerge in tutta la sua gravità al ritorno a casa dopo le lezioni in classe. La giovane ha problemi a leggere e a fare i calcoli matematici in modo corretto. Il che ostacola una corretta formazione scolastica e quindi il diritto allo studio riconosciuto dalla Costituzione.

Nonostante ciò, l’Inps non le assegna l’indennità di frequenza, il contributo mensile di 295 euro che viene riconosciuto alle famiglie dei bambini con disturbi specifici dell’apprendimento. Una misura di sostegno che consente loro di pagare tutor e professionisti che in vario modo aiutano i ragazzi con disturbi specifici dell’apprendimento a studiare quando non sono a scuola.

L’anno scorso, quando la ragazzina compie 14 anni, la famiglia decide di avviare una battaglia giudiziaria proprio contro l’Istituto di previdenza. Sconfitti al primo grado di giudizio, sentenza ribaltata dopo che i genitori decidono di fare opposizione rivolgendosi agli avvocati Carmelina Salvatore e Salvatore Di Pardo: il Tribunale di Campobasso, con il giudice Laura Scarlatelli, pronuncia lo scorso 17 settembre una sentenza storica (la prima in tal senso) condannando l’Inps al pagamento.

Fondamentali per tale pronunciamento gli accertamenti svolti da un consulente tecnico: quest’ultimo rileva che la ragazzina presenta “una difficoltà persistente a svolgere i compiti e le funzioni proprie della sua età, difficoltà individuate fin dalla prima media e proseguita a tutt’oggi”.  

Lo stesso giudice inoltre riconosce che “il requisito sanitario non si limita solo all’ambito scolastico, ma alle difficoltà dell’età (quindi anche nell’esecuzione dei compiti a casa, ad esempio)”. E quindi anche il pomeriggio quando non è a scuola e ha bisogno di un sostegno a causa di un quadro clinico piuttosto importante.

Inoltre, viene stabilito ancora nella sentenza, l’indennità versata dall’Inps “costituisce una misura di sostegno al reddito per le famiglie in relazione alle spese necessarie per arginare le conseguenze dei disturbi”.

Il giudice insomma conferma quanto siano elevate le spese che i genitori dei bambini con disturbi dell’apprendimento devono sostenere per garantire loro un’adeguata formazione: ogni lezione con un professionista può arrivare a costare 40 euro. Spese che vengono coperte grazie ai contributi erogati dall’Inps poichè pare che non vi sia più traccia dei finanziamenti stanziati dalla Regione Molise.

La battaglia dunque finisce qui, con la vittoria della famiglia e la condanna dell’istituto previdenziale: la sentenza, destinata a fare giurisprudenza, non può essere impugnata.

Molto soddisfatti per il pronunciamento del giudice gli avvocati Salvatore Di Pardo e Carmelina Salvatore. “Esprimo il mio enorme apprezzamento – le parole di quest’ultima – per la sensibilità giuridica mostrata dal Tribunale di Campobasso con una sentenza in materia unica e pioniera nel suo contenuto, e che è certamente destinata a dare ragione a tantissime altre famiglie che difendiamo quotidianamente anche fuori dal territorio molisano”.

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