Verso le regionali 2018

Ruta e Leva dichiarano guerra a Frattura: “Sulla sanità sei stato un commissario liquidatore”

Roberto Ruta e Danilo Leva rinnovano la sintonia politica e scelgono la sanità per avviare la campagna contro il governatore in carica. Il senatore dem, sponsor di Frattura, gli volta le spalle e rompe il patto del marciapiedi: "Il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione. Su questa battaglia non faremo un passo indietro, anzi ne faremo molti avanti». Il politico di Fornelli, esponente di Dp, rilancia: "Si sta liquidando il sistema pubblico in maniera subdola"

Un anno alle Regionali 2018. Dodici mesi (forse) travagliati per il Pd molisano: l’aria che tira è bollente. A partire dalla sanità, ormai terreno di scontro tra uno dei big del Partito democratico, Roberto Ruta, e l’ex alleato Paolo di Laura Frattura. Dai tempi del ’patto del marciapiedi’ sembra passato un secolo. Così come sembra essere trascorsa un’era geologica da quando il senatore campobassano lanciò la candidatura dell’architetto. Ora lo scarica, accentuando lo strappo dello scorso 6 marzo, quando Ruta ha chiesto le primarie per scegliere il candidato presidente della coalizione di centrosinistra alle prossime elezioni.

Oggi, 3 aprile, il senatore campobassano recapita a Frattura un avviso di sfratto che firma pure il deputato Danilo Leva, ex dem, ora esponente di Democratici e progressisti, il partito di Bersani. I due parlamentari dunque continuano a muoversi in sintonia.
Insieme convocano una conferenza stampa in campo neutro, al caffè letterario ‘Livre’, per accusare il governatore-commissario di non aver mantenuto fede agli impegni presi pubblicamente sulla sanità e in linea con il programma elettorale del 2013. Contestano la sproporzione tra pubblico e privato, quando il 12 ottobre 2014 la proposta sottoscritta da Ruta e da Frattura stabiliva il 75% al pubblico e il 25% al privato.

«Nella terza proposta di Piano operativo sanitario (gli altri non erano stati approvati) abbiamo riscontrato che la percentuale tra pubblico e privato era ancora sbilanciata in favore del privato, a danno del sistema sanitario pubblico», spiega Roberto Ruta, colui che nel decreto Milleoproroghe è riuscito a far inserire un emendamento per lo sblocco del turn over. «A febbraio dello scorso anno io e Danilo (Leva, ndr) abbiamo presentato la nostra proposta per una sanità di qualità. Prevedeva il 25% per il privato e il 75% per il pubblico. Dopo quella conferenza – ricorda – il presidente Frattura ci ha convocato e il 6 aprile del 2016 abbiamo accettato un’ipotesi di mediazione: il cambio della governance alla Fondazione Giovanni Paolo II. A distanza di un anno, l’ultima versione del Piano operativo sanitario non prevede più il cambio della governance, ma siamo tornati al punto del febbraio 2016: nella proposta del commissario di governo e che è stata approvata, è previsto il 38,62% dei posti letto per il privato e il 62,38% per il pubblico. Un dato unico in Italia ». Le sue conclusioni: «Non c’è stato uno sforzo per cercare di riequilibrare il sistema» e «il debito del Molise resta di 17 milioni». A certificarlo lo stesso ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha inserito la nostra regione tra i ‘cattivi’: qui i livelli essenziali di assistenza non vengono garantiti ai cittadini «nonostante vengano pagate le tasse più alte».
Cita infine un articolo del giurista Luca Benci: «Negli ultimi anni, in nome della sostenibilità del servizio sanitario nazionale, si sono intensificati i meccanismi di negazione, privatizzazione e mercificazione. Se il diritto alle prestazioni sanitarie è subordinato – in parte ovviamente – alla capacità di acquisto, la salute si trasforma in una ‘merce’ acquistabile al pari di altri beni. Io mi associo al professor Benci». Poi la dichiarazione di guerra: «Una battaglia che porteremo avanti con più forza e determinazione di prima: il sistema pubblico sanitario è quello che garantisce l’universalità delle cure, il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione come diritto fondamentale dei cittadini. Su questa battaglia – incalza – non faremo un passo indietro, anzi ne faremo molti avanti». Il patto del marciapiedi è rotto definitivamente.


Il coltello tra i denti ce l’ha pure l’amico Danilo Leva. Anzi, il politico di Fornelli è ancora più duro: «Non si possono addossare tutte le responsabilità a fattori tecnici». Poi la bordata: «In questa regione è venuta meno la politica che si assume le sue responsabilità, che esercita il suo ruolo, che non può essere di sudditanza rispetto al governo centrale. Le reazioni alle parole della Lorenzin dovevano essere altre, bisognava difendere con forza gli interessi del territorio». Il deputato di Dp aggiunge il sale sulla ferita: «Dopo cinque anni di governo, non si possono addossare le colpe al piano di rientro o a quelli che c’erano prima». E ancora: «I dati del ministro della Salute dimostrano che quando collassa il sistema sanitario pubblico in un territorio, i diritti fondamentali dei cittadini non possono essere assicurati. E questo rischio, per un governo che si dice di centrosinistra, dovrebbe essere la bussola di cosa fare e cosa non fare. Quello squilibrio a favore dei privati non può esistere» perché «non abbiamo un commissario liquidatore che deve riorganizzare i servizi. Piuttosto mi sembra che stia liquidando il sistema pubblico in maniera subdola, ossia lasciandolo morire per consunzione le eccellenze e gli ospedali pubblici».

Né Ruta né Leva però entrano nello specifico della riorganizzazione del sistema sanitario: non parlano di reparti o di divisione dei posti letto confermando che forse quello della sanità è solo un motivo per attaccare il presidente della Regione. «La mobilità passiva ci costa 180 milioni», si limita a ricordare Ruta. «Attorno alla sanità pubblica – incalza Leva – organizzeremo una proposta politica per questa regione che raccoglierà le istanze del Forum, delle associazioni e degli operatori che non vengono ascoltate da chi si è chiuso dentro le segrete stanze. La nostra proposta che ha come presupposto una sanità pubblica di qualità sarà alternativa».

Margini di trattativa, dunque, non ce ne sono più. Le conferenze stampa sul marciapiede saranno solo un ricordo: Frattura ha da oggi due nemici in più. E forse uno dei due potrebbe essere il suo prossimo rivale alle Regionali 2018.

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