Indagini in corso, presto le analisi

Ceneri sospette dall’inceneritore al cementificio: dopo il sequestro di 2 tir cresce la paura

A fine dicembre carabinieri e forestale hanno fermato e sequestrato due tir provenienti dall’inceneritore di Pozzilli e diretti al cementificio di Sesto Campano. La Procura ha disposto accertamenti di tipo chimico sui campioni prelevati per capire se gli scarti dei rifiuti bruciati dalla Hera Ambiente siano stati correttamente trattati prima di finire alla Colacem che potrebbe riutilizzarli per produrre cemento e derivati. Timori e paura anche a Venafro dove le Mamme per la Salute hanno chiesto che si faccia chiarezza. Anche molte altre associazioni ambientaliste hanno espresso dubbi sul traffico di camion da un impianto all’altro. La prossima settimana saranno condotte le analisi nei laboratori di Campobasso.

È un’indagine blindatissima quella della Procura di Isernia sui carichi di ceneri sospette provenienti dall’inceneritore di Pozzilli e ritrovate, alla fine di dicembre, al cementificio Colacem di Sesto Campano. Nel Venafrano, dove l’attenzione per l’inquinamento del territorio continua a essere molto alta, crescono i timori legati a questa operazione congiunta di Carabinieri e Forestale i quali, dopo aver fermato e sequestrato due grossi tir della Hera Ambiente, la multinazionale proprietaria del termovalorizzatore in cui vengono bruciati i rifiuti del Molise (ma soprattutto di Lazio, Abruzzo, Puglia e per una piccola percentuale della Campania), ha chiamato l’Agenzia per la protezione ambientale affinché prelevasse dei campioni di quelle ceneri.

«I risultati non ci sono ancora – spiega oggi, 4 gennaio, il procuratore della Repubblica di Isernia Paolo Albano – e prima di averli non posso dire nulla sull’indagine, anche per non comprometterne l’esito».
Lunedì 2 gennaio, aggiunge la commissaria straordinaria di Arpa Molise, Antonella Lavalle, le ceneri prelevate dai tecnici del dipartimento provinciale di Isernia sono state portate nei laboratori di Campobasso «dove non prima della prossima settimana – aggiunge Lavalle – saranno effettuate le analisi chimiche».

L’apertura dei campioni avverrà alla presenza di tutte le parti coinvolte, «quindi anche Hera Ambinete e Colacem». Si tratta, insomma, di una specie di incidente probatorio, un esame irripetibile, «da fare in stretta collaborazione con la Procura di Isernia che vuole capire da quale tipologia di rifiuto provengono queste ceneri prelevate».

L’esito non si conoscerà prima del 20 gennaio: individuare la composizione chimica del carico sequestrato sarà di fondamentale importanza per l’indagine.
Il viavai di camion dall’inceneritore al cementificio, infatti, non è anomalo di per sé. Gli “scarti” delle ecoballe bruciate a Pozzilli, se adeguatamente trattati, possono essere riutilizzati per la produzione di cemento, calcestruzzo, malta, bitume e sottofondi stradali.

Ma se la Procura pentra, mesi fa, ha avviato questa indagine, potrebbe avere qualche elemento che l’ha portata a sospettare sui carichi in transito da Pozzilli a Sesto Campano. I timori generati hanno spinto anche le Mamme per la Salute, l’associazione che da anni è in prima linea per la tutela della salute pubblica, a chiedere che «oltre all’Arpa almeno altri due laboratori vengano coinvolti nelle analisi».

Dopo le Mamme, anche altre associazioni ambientaliste hanno chiesto che si faccia chiarezza sulla vicenda.
L’Isde Molise (Associazione Medici per l’Ambiente), Fare Verde, Fondazione Milani, Lega Consumatori Molise, Libera Molise, Matese Arcobaleno e Osservatorio molisano sulla legalità, hanno diffuso ieri, 3 gennaio, una nota in cui chiedono di «rendere pubblico l’esito degli accertamenti». Decisione, questa, che spetterà al procuratore di Isernia il quale potrebbe anche convocare una conferenza stampa se l’esito delle indagini dovesse far ravvisare qualche tipo di reato.

Intanto a Pozzilli e Sesto Campano tutto tace. In attesa di questi risultati è a Venafro che il clima è più infuocato. Dopo il sequestro dei camion, il sindaco Antonio Sorbo ha messo a disposizione un sito per i campionamenti che si trova all’interno di una ex fabbrica abbandonata di cui il Comune è proprietario. Pare infatti che la volontà di collaborare con le forze dell’ordine per le indagini tecniche dell’Arpa sia scarsa, almeno a raccogliere voci sul territorio che puntano il dito contro presunti comportamenti omissivi anche delle istituzioni.

«Ci auguriamo – dice il primo cittadino di Venafro – che venga fuori la verità, l’inceneritore di Pozzilli è da sempre una grande preoccupazione qui in città, ricordo che il mio è stato uno dei pochissimi Comuni a presentare delle osservazioni al Piano regionale sulla qualità dell’aria. Proprio io ho chiesto la dismissione del termovalorizzatore anche perché, se è vero quanto promesso dalla Regione che intende portare a percentuali altissime la raccolta differenziata, non avremmo neppure più bisogno di bruciare i rifiuti».

L’Amministrazione Sorbo, inoltre, è alle prese con un contenzioso giudiziario con la Hera Ambiente, la quale si è rivolta al Tar in ben due occasioni (impugnando sia la delibera di giunta 231 del 19 maggio 2015 che l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata il 14 luglio 2015) per poter bruciare più rifiuti e di una qualità diversa da quella per la quale era stata autorizzata.
«Siamo stati ancora una volta l’unico Comune contro la multinazionale dei rifiuti» fa notare Sorbo.

Pozzilli, invece, guidato dalla sindaca Stefania Passarelli (una dipendente del Neuromed della famiglia di Aldo Patriciello nonché commissaria del Consorzio industriale di Isernia-Venafro voluta da Paolo Frattura) dalla Hera Ambiente ci ha guadagnato qualcosa: la nuova scuola – antisismica e all’avanguardia – inaugurata il 12 settembre del 2016 è stata infatti realizzata grazie a un contributo di 180mila euro messo a disposizione proprio da Hera Ambiente.

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