Termoli

Simone Coscia: “La dirigenza PD prenda atto del disastro. Le contemporanee candidature di Mileti e Vigilante dimostrano che vincere non interessa”

Simone Coscia, avvocato termolese e tesserato del Partito Democratico, spiega in una lettera aperta alla  città di Termoli (e non solo) perché non si candida e i passi falsi dei dem per arrivare al nome del candidato sindaco. E domanda: “Perché sono dovuti passare altri 45 giorni per proporre un nome che era già a disposizione il 20 marzo? Perché si è aspettato che venissero ufficializzati altri tre candidati sindaci nell’area di centrosinistra per giungere ad un candidato diverso da Mileti, sul quale c’era il veto del nazionale?”.

Mi rivolgo alla mia comunità politica per un doveroso atto di sintesi delle scelte e dei comportamenti assunti e subiti in questi mesi.

Dopo la sconfitta alle regionali il PD di Termoli è stato invitato a tenere il congresso per scegliere un nuovo segretario, una nuova linea politica e definire un programma in vista del voto di giugno. Ci è stato detto che era meglio rimandare a dopo le elezioni, così da poterci concentrare sulla campagna elettorale senza perdere tempo. Oggi quella scelta lascia l’amaro in bocca se pensiamo che ci siamo ridotti a cinque giorni dalla presentazione delle liste per indicare il nostro candidato sindaco. Ci sarebbe stato tutto il tempo per chiudere la fase commissariale ed eleggere il segretario cittadino. In ogni caso a suo tempo, nonostante la contrarietà, abbiamo accettato il percorso proposto dalla dirigenza del partito.

Due mesi fa, il gruppo dirigente dal nulla ha proposto all’attenzione degli iscritti Dem il nome di Joe Mileti. Anche questa non era la nostra scelta preferita, ma la abbiamo accettata in nome dell’unità, della difesa del campo largo e in considerazione dell’imminente sfida elettorale alla destra che avremmo voluto giocare sui programmi.

Abbiamo poi scoperto che i nostri dirigenti avevano “dimenticato” di verificare la candidatura con i vertici nazionali, i quali hanno posto un veto sul nome proposto.

Quel veto ha resistito ad ogni tentativo della dirigenza locale del PD di far cambiare idea alla segreteria nazionale. Mileti è stato proposto, difeso, ma alla fine abbandonato dagli uomini che hanno ideato la sua candidatura, compresa la stessa Manuela Vigilante.

E ora, giustamente, prosegue la sua corsa da candidato Sindaco contro il PD e contro quegli stessi dirigenti del partito che lo hanno portato all’attenzione della cittadinanza come la carta civica vincente del campo largo.

Nel pieno di questo accidentato percorso si è tenuta un’Assemblea del PD a fine marzo. Ancora una volta abbiamo provato a contribuire in modo positivo. Abbiamo suggerito una linea chiara: individuare rapidamente un altro nome che tenesse unita una coalizione quanto più larga possibile, che includesse almeno una lista civica, una parte della sinistra extra-PD e Costruire Democrazia. Abbiamo inoltre chiesto di avviare una commissione tecnica che discutesse del programma da portare avanti con le altre forze politiche. Ci sembrava il minimo sindacale per sfidare il centrodestra.

Ora insieme a tanti iscritti del partito vorrei sapere perché sono dovuti passare altri 45 giorni per proporre un nome che era già a disposizione il 20 marzo. Perché si è aspettato che venissero ufficializzati altri tre candidati sindaci nell’area di centrosinistra per giungere ad un candidato diverso da Mileti. Perché ci si è accontentati di una mini-coalizione che chiamare “campo largo” è offensivo se si considera che vi erano almeno altri due potenziali candidati proposti dal M5S che avevano ricevuto consensi e aperture pubbliche capaci di garantire una coalizione più ampia e articolata di quella che ora propone il PD.

Cosa si è fatto in tutti questi giorni? Perché si è insistito sul nome di Mileti, contro ogni interesse di partito? Perché si sono diffusi nel circuito mediatico nomi di fantasia ancora una volta vicini al potere di centrodestra? Perché, infine, non si è scelto di allargare la coalizione cercando la condivisione delle forze che si erano pubblicamente dette interessate?

Ma soprattutto qual è il programma, quali i temi, quali la gerarchia di problemi da risolvere che il mio partito e la candidata sindaca designata vorrebbero portare avanti?

La candidatura di Manuela Vigilante è l’atto finale di un percorso gestito molto male e che di democratico ha davvero ben poco. Ci si è ridotti all’ultimo momento, del campo largo non è rimasto che un vicolo stretto. Ho provato a supportare e ad appoggiare il PD in ogni modo anche quando le scelte parevano incomprensibili. Ora non ci sono più le condizioni minime per una sfida elettorale seria contro il centrodestra. A Termoli l’8 e il 9 giugno andrà in scena una farsa. E a simili spettacoli non sono abituato a partecipare.

Faccio un in bocca al lupo a Manuela Vigilante. Da iscritto al PD, voterò naturalmente per il mio partito e mi auguro che la lista abbia il miglior esito possibile. Attenderò paziente, come tanti altri iscritti, il congresso del mio partito, che prima o poi dovrà pure farsi se vogliamo continuare a definirci democratici.

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