Termoli

Emergenza in Pronto Soccorso, lunghe attese e un paziente in escandescenza: arrivano le forze dell’ordine

Una giornata di ‘ordinaria follia’ ieri al Pronto Soccorso dell’ospedale San Timoteo di Termoli, con un’affluenza record di pazienti e tensioni che fortunatamente non sono degenerate ma hanno richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Dal mattino alla sera alla notte: una fila di persone in attesa senza soluzione di continuità, in un contesto che, com’è ormai purtroppo noto, registra carenza di personale e collasso del reparto di emergenza dovuto a un organico insufficiente.

Insofferenza, lamentale, proteste più o meno eclatanti da parte dei pazienti, che hanno lamentato attese di ore e ore. Ma l’episodio emblematico del caos della giornata si è registrato poco prima delle ore 21, quando un uomo che aveva accompagnato un parente anziano ha pensato di infilarsi nell’area riservata ai medici, entrando in una zona ‘vietata’ con fare arrogante, determinato a cantargliene quattro al medico che, a onor del vero, era solo e non sapeva cosa fare prima. Il medico, vedendo l’uomo piombare nella sala, urlante e minaccioso, ha subito allertato le forze dell’ordine. Coinvolti prima i Carabinieri di Termoli tramite il centralino del 112 e successivamente gli agenti del commissariato di via Cina, competenti per la zona.

La situazione è stata causata dalla forte dilatazione dei tempi, con una cinquantina di prestazioni sanitarie di diversa urgenza in attesa. Tra queste molti codici bianchi e verdi. Tuttavia alcuni hanno manifestato il proprio dissenso con eccessivo vigore, arrivando addirittura a bussare con forza alla porta del medico in turno.

Il personale medico e infermieristico ha affrontato con estrema fatica il gran numero di accessi, mentre la presenza delle forze dell’ordine ha contribuito a evitare il peggio, garantendo la sicurezza. La situazione però evidenzia la sfida quotidiana affrontata dal personale sanitario dell’emergenza urgenza, sempre più assottigliato, che cerca di garantire assistenza in condizioni spesso precarie.

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